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Eventi | 25 settembre 2023, 08:21

Celebrata domenica 24 settembre la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

Sosta davanti all’opera simbolo del dramma dei migranti, custodita a Le Castella (Crotone)

In foto la Croce, simbolo del dramma migratorio di Cutro, conservata nella parrocchia di Le Castella (Crotone)

In foto la Croce, simbolo del dramma migratorio di Cutro, conservata nella parrocchia di Le Castella (Crotone)

Un messaggio all’Angelus di domenica 24 settembre per ricordare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. È quello di papa Francesco che, affacciato su piazza San Pietro, ha detto: "Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza".

La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914 e il tema del 2023 è “Liberi di scegliere se migrare o restare”. È sempre un’occasione per esprimere la sua preoccupazione per le persone vulnerabili che devono lasciare la loro casa per un motivo o per l’altro; è anche un’opportunità per pregare per loro mentre affrontano molte sfide.

Per le diverse diocesi, si tratta di un giorno importante. Il servizio della Chiesa locale per i migranti è, infatti, al centro dell’apostolato sociale. Tanti volontari sono attivamente coinvolti in ogni regione nell’accompagnamento, nel servizio e nella difesa dei diritti umani.

Ogni anno, la GMMR si celebra l’ultima domenica di settembre; il Santo Padre ha invitato a pregare e a impegnarci per le decine di milioni di persone che sono costrette a spostarsi e che sono alla ricerca di nuovi orizzonti.

Lasciamoci interrogare dalla tragedia avvenuta al largo di Cutro (Crotone), dove nella notte del 26 febbraio di quest’anno è naufragato un barcone con a bordo 200 migranti, molti dei quali hanno perso la vita in mare.

A ricordare quel triste fatto di cronaca, è rimasto un enorme crocifisso sbilenco in legno. Non un legno qualsiasi, ma il legno del barcone frantumato, con gli stessi bulloni e gli stessi chiodi che l’urto con gli scogli ha fatto saltare in aria.

Lo ha realizzato, nelle ore successive il dramma, l’artista calabrese Maurizio Giglio ed è custodito nella parrocchia della Beata Visitazione della Vergine Maria a Le Castella, località balneare in provincia di Crotone, dove sono stati recuperati altri cadaveri.

Spiega il parroco don Francesco Loprete, sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina: "Quando, recatomi sul posto della tragedia, ho visto il barcone che andava sempre più spappolandosi, ho pensato che il mare avrebbe presto spazzato via tutto. Il rischio è che anche noi possiamo cancellare dalla nostra mente questo dramma che ci ha toccato tantissimo. Bisognava salvare qualcosa per preservare il ricordo e perché la strage non si ripeta".

Da qui l’idea di realizzare un’opera a futura memoria: "Vedendo travi e legni ho pensato alla croce di Gesù: questo legno grezzo e freddo porta il corpo di tanti innocenti morti per colpe che non hanno commesso, porta impresso il sogno di fratelli e sorelle".

Sul significato dell’opera, Maurizio Giglio, edicolante di mestiere ed artigiano per passione, ha commentato: "Cristo è stilizzato, c’è solo un braccio. È come se ci tendesse una mano dall’alto della Croce. Un invito a ravvederci, un messaggio di salvezza. Non ho realizzato questa opera con gioia, tutt’altro. Toccando la Croce si sentono davvero tutto il dolore e le urla di quella povera gente".

In quella drammatica alba persero la vita anche tanti bambini, alcuni ancora in tenerissima età, ma questa immagine parla di vita e insegna che le acque non possono e non debbono spegnere l’amore e la speranza.

Silvia Gullino

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