Un messaggio all’Angelus di domenica 24 settembre per ricordare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. È quello di papa Francesco che, affacciato su piazza San Pietro, ha detto: "Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza".
La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914 e il tema del 2023 è “Liberi di scegliere se migrare o restare”. È sempre un’occasione per esprimere la sua preoccupazione per le persone vulnerabili che devono lasciare la loro casa per un motivo o per l’altro; è anche un’opportunità per pregare per loro mentre affrontano molte sfide.
Per le diverse diocesi, si tratta di un giorno importante. Il servizio della Chiesa locale per i migranti è, infatti, al centro dell’apostolato sociale. Tanti volontari sono attivamente coinvolti in ogni regione nell’accompagnamento, nel servizio e nella difesa dei diritti umani.
Ogni anno, la GMMR si celebra l’ultima domenica di settembre; il Santo Padre ha invitato a pregare e a impegnarci per le decine di milioni di persone che sono costrette a spostarsi e che sono alla ricerca di nuovi orizzonti.
Lasciamoci interrogare dalla tragedia avvenuta al largo di Cutro (Crotone), dove nella notte del 26 febbraio di quest’anno è naufragato un barcone con a bordo 200 migranti, molti dei quali hanno perso la vita in mare.
A ricordare quel triste fatto di cronaca, è rimasto un enorme crocifisso sbilenco in legno. Non un legno qualsiasi, ma il legno del barcone frantumato, con gli stessi bulloni e gli stessi chiodi che l’urto con gli scogli ha fatto saltare in aria.
Lo ha realizzato, nelle ore successive il dramma, l’artista calabrese Maurizio Giglio ed è custodito nella parrocchia della Beata Visitazione della Vergine Maria a Le Castella, località balneare in provincia di Crotone, dove sono stati recuperati altri cadaveri.
Spiega il parroco don Francesco Loprete, sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina: "Quando, recatomi sul posto della tragedia, ho visto il barcone che andava sempre più spappolandosi, ho pensato che il mare avrebbe presto spazzato via tutto. Il rischio è che anche noi possiamo cancellare dalla nostra mente questo dramma che ci ha toccato tantissimo. Bisognava salvare qualcosa per preservare il ricordo e perché la strage non si ripeta".
Da qui l’idea di realizzare un’opera a futura memoria: "Vedendo travi e legni ho pensato alla croce di Gesù: questo legno grezzo e freddo porta il corpo di tanti innocenti morti per colpe che non hanno commesso, porta impresso il sogno di fratelli e sorelle".
Sul significato dell’opera, Maurizio Giglio, edicolante di mestiere ed artigiano per passione, ha commentato: "Cristo è stilizzato, c’è solo un braccio. È come se ci tendesse una mano dall’alto della Croce. Un invito a ravvederci, un messaggio di salvezza. Non ho realizzato questa opera con gioia, tutt’altro. Toccando la Croce si sentono davvero tutto il dolore e le urla di quella povera gente".
In quella drammatica alba persero la vita anche tanti bambini, alcuni ancora in tenerissima età, ma questa immagine parla di vita e insegna che le acque non possono e non debbono spegnere l’amore e la speranza.