Recuperare le antiche varietà di basilico genovese per evitare l’erosione della biodiversità locale e conservarne nel tempo il patrimonio genetico: questo il progetto Old Basil, messo in atto Coldiretti Genova insieme al Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP, il CeRSAA, l’Università degli studi di Genova e alcune aziende agricole impegnate nella coltivazione del basilico.
“L’iniziativa vuole ritrovare gli aspetti favorevoli di queste otto varietà così riscoperte pensando a un traguardo al futuro. Vogliamo vedere quelle che sono le varietà antiche per migliorare le varietà attualmente in uso” spiega Stefano Bruzzone, vice presidente di Coldiretti Genova.
Il riconoscimento DOP per il nostro basilico è arrivato nel 2005: da allora le terre adibite alla sua produzione sono aumentate in maniera significativa.
“Preservare il nostro basilico genovese DOP è un aspetto fondamentale per la nostra regione e per gli agricoltori: l’auspicio è aumentare le superfici coltivate, farle rendere e soprattutto avere un buon prodotto da destinare ai consumatori finali”.
“Bisogna avere cura delle ricchezze dei patrimoni che abbiamo a disposizione - aggiunge Gianni Bottino del Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP -. Le varietà vegetali sono un patrimonio, sono elementi che concorrono a creare le condizioni per avere una DOP: il fattore umano, il prodotto (vegetale in questo caso) e l’ambiente. È giusto lavorare per fare in modo che negli anni futuri ci sia sempre la possibilità di avere a disposizione delle varietà che rispecchino in maniera fedele le caratteristiche tradizionali del prodotto”.
Tutelare e valorizzare queste varietà è di importanza fondamentale: “Il disuso rischia di far perdere il patrimonio genetico delle piante - continua a spiegare Bottino -. Queste varietà sono il frutto del lavoro di selezione genetica fatto negli anni dagli agricoltori, e poi sono stati in tempi moderni utilizzati dalle ditte sementine per mettere sul mercato il basilico. Ecco, queste piante sono un patrimonio comune e un patrimonio degli agricoltori della Liguria e meritano di essere conservate non solo con la buona volontà di alcuni, ma proprio iscrivendole all’apposito registro varietale e affidandole all’università e al CeRSAA che le conservino in modo corretto, anche con la collaborazione degli agricoltori custodi che dovranno svolgere la loro parte”.
“La tutela nasce dalla volontà di ridurre quella che si chiama erosione genetica, ovvero il recupero nell’ambiente delle antiche selezioni e popolazioni di basilico coltivate in Liguria, la loro valorizzazione, la loro conversazione e riproduzione - spiega Giovanni Minuto del CeRSAA -. Queste varietà verranno poi iscritte nel registro nazionale delle biodiversità, e in questo modo si riesce a mantenere e conservare nel tempo queste antiche selezioni che rischiano di essere altrimenti perdute.
Intorno agli anni ’90 c’erano molte varianti, che a causa di problemi diversi e fitopatologie in modo particolare, si sono poi ridotte a 9. Noi come centro di sperimentazione le avevamo recuperate tutte, ma negli ultimi anni se ne è persa una. Ne abbiamo 8 e da queste vogliamo ripartire”.
L'iniziativa, nell'ambito della Misura 10.2 del PSR 2014-2020 della Liguria, vede la partecipazione delle aziende agricole “Serre sul Mare”, “Ratto Francesco” e “Casotti Roberto” che realizzeranno uno o più nuclei di moltiplicazione della semente diventando così dei veri e propri “custodi” della biodiversità.
Le sementi antiche oggetto del progetto, le cui più meritevoli potranno essere iscritte nell’anagrafe regionale e nazionale dei PAT (Prodotti Agroalimentali Tradizionali), andranno in questo modo ad ampliare e completare il tema della valorizzazione delle caratteristiche territoriali già tutelato dal marchio DOP.
Con questo progetto, infatti, si intende mettere a disposizione, anche delle aziende sementiere, materiale genetico di partenza che, se utilizzato per la produzione di sementi commerciali,rappresenti in modo valido uno dei tre elementi indispensabili alle produzioni DOP.
Le aziende agricole coinvolte costituiscono, insieme ai partner istituzionali (Coldiretti Genova, il Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP ed il CeRSAA) e attraverso la fattiva collaborazione del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università degli Studi di Genova, il primo nucleo operativo di riferimento, da implementare con la divulgazione delle attività e dei risultati attesi a tutte le aziende agricole potenzialmente interessate.