Ha fatto l’appello davanti al palco in piazza San Michele, ma non c’era il numero legale e, in prima convocazione alle 20.30 di martedì 5 settembre, il Consiglio comunale ad Albenga non ha potuto avere luogo. Ha proseguito per la sua strada, lo aveva detto e lo ha fatto il presidente del consiglio comunale Diego Distilo, che aveva convocato il Consiglio comunale straordinario “sotto le stelle” per dibattere il tema dei profughi e del centro di prima accoglienza allestito all’ex Anfi, per dare modo alla cittadinanza di partecipare in presenza.
Ma i presenti, in piazza San Michele, erano solo gli esponenti della minoranza, ad eccezione di Riccardo Minucci, che già nel pomeriggio aveva annunciato la sua astensione: Diego Distilo, Cristina Porro, Gerolamo Calleri, Roberto Tomatis ed Eraldo Ciangherotti. Assente tutta la maggioranza. Assente, ma presente, a pochi metri, diciamo, perché sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza erano seduti, ognuno al proprio posto, in sala consiliare, come di consueto. Un Consiglio spaccato, quindi, nella Città delle Torri.
Non c’erano microfoni, il palco era inaccessibile, nella piazza antistante il palazzo comunale, che per l’occasione ha visto un significativo spiegamento di forze dell’ordine, non c’erano i presupposti per garantire la sicurezza ai cittadini. Anche per questo il consiglio comunale non si è potuto svolgere in piazza San Michele. Ma non solo.
È questa la fotografia della serata di ieri ad Albenga, con una quarantina di cittadini divisi tra la piazza e la sala consiliare, senza particolari tensioni, tranne qualche brevissima frizione tra sostenitori di minoranza e maggioranza, in particolare durante il secondo appello, alle 21.30.
“Non dobbiamo dimenticare che affrontiamo una situazione eccezionale e da inizio anno gli sbarchi sono raddoppiati, segno di una gestione inadeguata da parte del Governo. La negazione del problema evidentemente li ha portati a non assumere misure adeguate. Senza contare l'aspetto umano legato all'accoglienza e alla solidarietà: principi fondamentali che animano da sempre la nostra amministrazione”. Esordisce così il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis, nello spiegare lo stato dei fatti a nome della maggioranza. “Stiamo veramente parlando del nulla e mi riferisco alle polemiche della minoranza: si tratta di meno 20 profughi che non si fermeranno oltre il 31 ottobre. Una situazione temporanea e con numeri limitati, che non comporta nessun problema di ordine pubblico e sicurezza. Spesso, purtroppo, si perdono di vista i valori fondamentali dell'essere umano, vengono magari sbandierati per facciata ma poi si perdono facilmente”.
Poi, il sindaco spiega le motivazioni della mancata presenza al Consiglio in piazza San Michele: "Non vogliamo teatralizzare un dramma umano come questo. Le persone accolte sono profughe di guerra, persone che hanno affrontato dolori e difficoltà inimmaginabili. Si tratta di una situazione drammatica – continua -, che non va certa discussa in questo modo. Il punto all'ordine del giorno, poi, è espressione del più becero razzismo mascherato da finta umanità. La minoranza si è nascosta dietro una presunta inadeguatezza della sede scelta (l'ex Anfi) con l'obiettivo di liberarsi di fatto di queste persone: un comportamento che cela una forma di razzismo, emersa anche nella raccolta firme promossa da componenti della minoranza. Sentimenti e modi di fare che non appartengono alla maggior parte degli albenganesi”.
“Come amministrazione ribadiamo ancora una volta la disponibilità sia ad incontrare i cittadini di Albenga, e i residenti di Vadino in particolare, sia a svolgere la seduta del consiglio in questione, ma ciò deve avvenire nella sede canonica. Inoltre, per far sì che il consiglio si svolgesse in piazza, sarebbe stato necessario il rispetto di misure di sicurezza che il responsabile designato ha declinato all'interno di un piano ad hoc: queste misure non sono state soddisfatte. Quindi, al di là delle motivazioni espresse in premessa, non essendoci nemmeno le condizioni di sicurezza, abbiamo ritenuto doveroso non partecipare. E precisiamo che le misure in questione hanno anche costi elevati per essere soddisfatte: parliamo di una cifra, di soldi pubblici, superiore ai 5mila euro. Riteniamo totalmente illegittimo spenderli per spettacolarizzare la campagna elettorale della minoranza. Infine, in sala consiliare le persone possono assistere di persona, ma anche in streaming, mentre la piazza sarebbe circoscritta ai soli presenti".
Compatta, la minoranza consiliare condanna la scelta operata dal sindaco e dalla maggioranza: “Poteva presentarsi in consiglio comunale in piazza, così come in qualsiasi altra sede, e dimostrare di essere un sindaco serio e rispettoso dei principi più elementari della democrazia – spiegano -. Invece, Riccardo Tomatis ha scelto lo scontro, cercando di evitare il confronto nella piazza pubblica: prima mettendo in imbarazzo il Prefetto e poi costringendo gli uffici comunali a trovargli un cavillo burocratico per rifugiarsi nella sua comoda poltrona del palazzo”.
“Speriamo che gli albenganesi prendano atto di questa situazione, anche perché all’esterno sta emergendo l’immagine di una amministrazione in fuga dalle proprie responsabilità. Solo ad Albenga – concludono -, grazie alla giunta Tomatis, abbiamo un sindaco che rifiuta una seduta consiliare nella piazza simbolo della partecipazione democratica”.