"È passato un anno da quando un gruppo di cittadini di Boissano, stretto tra i termini legali oltre i quali non sarebbe più stato possibile agire e l’inesorabile trascorrere del tempo in vana attesa dell’aiuto richiesto all’amministrazione, è stato obbligato a ricorrere alle vie legali contro l’installazione, nel centro abitato, di un ripetitore alto circa 25 metri. Il fatto, secondo quanto più volte dichiarato, è avvenuto all’insaputa delle amministrazioni che si sono avvicendate ad eccezione di una figura strettamente obbligata, dal codice deontologico dell’ordine di appartenenza, al segreto professionale. Codice che, di fronte al simultaneo ruolo di consigliere comunale rappresentante degli interessi della comunità e di consulente legale del familiare proprietario del terreno su cui è avvenuta l’installazione, ha obbligato la scelta di tutelare il secondo. Installazione che è avvenuta senza che i cittadini ne fossero preventivamente messi a conoscenza, in assenza di valutazione e pure senza che il piano antenne comunale, smarrito, fosse considerato".
Lo afferma, attraverso una nota stampa, il Comitato Beallu Buinzan.
"La richiesta di aiuto, per poter essere considerata e discussa, ha dovuto successivamente essere sottoscritta, in forma di petizione, dalla metà degli abitanti del paese - si legge ancora nella nota - Una serena e trasparente richiesta per il luogo paese, finalizzata ad unire la comunità nel richiedere all’amministrazione protezione e soccorso. In un recente intervento stampa il Dott. Bonelli ha parlato tuttavia, e a buon diritto, di una sorprendente divisione. Divisione da subito manifestata anche da ingiustificate tensioni e immotivate accuse od ostilità verso chi, esercitando un diritto democratico, raccoglieva firme per ottenere finalmente ascolto. Ostilità sfociate anche in 'ineleganti' parole pubblicamente gridate a chi chiedeva semplicemente una firma di sostegno. Voci di presunti quanto assurdi rischi legati al firmare la petizione si sono altresì inspiegabilmente diffuse, portando centinaia di persone a dichiararsi profondamente favorevoli ma non disposte a sottoscrivere per timore. Chiaramente niente di tutto questo era minimamente nelle intenzioni di chi si è espresso e mobilitato a tutela della propria comunità".
"È chiaro, dunque, che ormai non si trova solo di fronte a un problema amministrativo, ma a un problema valoriale, etico e di presa di posizione di fronte alla mobilitazione di una grossa parte della comunità posta di fronte ad un problema per molte e molti pressante - proseguono dal Comitato - Non si comprende come pratiche di significativo impatto, delibere, norme di attuazione e conseguenti procedure possano finire in sorta di limbo dovuto a dimenticanze, o assenza di discussione e problemi di segreto professionale. Non si comprende come non si sia sentita l’urgenza di agire poi immediatamente per rimediare, e di accogliere con apertura e ascolto immediato le istanze delle cittadine e dei cittadini. Questa storia non parla dunque più soltanto di come un palo di oltre 25 metri possa sorgere in mezzo a un paese senza un minimo di discussione e informazione, e di come si stia osservando il progredire di un danno potenziale al paesaggio, all’ambiente ed alle casse comunali, nonché alla serenità di un nutrito gruppo di abitanti, che con l’applicazione dei piani previsti si sarebbe evitato".
"La vicenda, nel corso di quest’anno, mostra anche un danno alla serenità della piccola comunità che si è ritrovata divisa tra chi chiedeva tutela e chi, forse, vedeva in tale richiesta chissà quali rischi. Si tratta di una sorprendente divisione la cui genesi è ignota come lo è quella della vicenda che ha portato una installazione del genere in paese senza che nessuno sapesse per ben due amministrazioni. Perché le richieste di chiarimenti delle cittadine e cittadini sono state generalmente accolte con distacco e tensione? Arriviamo oggi ad una situazione pesantemente confusa, nella quale addirittura si discute su chi avrebbe avuto maggiori probabilità di sapere tra maggioranze ed opposizioni che si sono in qualche modo alternate. Si ritiene che non sia questo il punto. In questa situazione di confusione non si discute, ad esempio, di come verranno gestite in futuro situazioni in cui impegni professionali e politici possano configurare interessi non convergenti; non si discute di come sia stato possibile imporre una procedura di accesso agli atti relativi alla vicenda macroscopicamente incorretta, al punto da arrivare a diffide e correzioni della procedura stessa. Non si discute di come sia stato possibile che chi ha voluto, discusso ed approvato il piano delle telecomunicazioni non abbia poi sollevato la centrale questione della presenza di questo piano. Non si discute di come sia possibile smarrire e poi ritrovare delibere e allegati".
"Si è quindi di fronte a situazioni che vanno oltre al merito amministrativo della vicenda - continuano - e che mettono in dubbio la fiducia delle cittadine e dei cittadini in chi li amministra, un esito che nessuno si auspica ma che emerge dopo un anno di confusione e difficoltà su una vicenda che riteniamo specchio di valori, intenzioni e capacità di gestione. Si ritiene che sia anche per contrastare questo clima di sfiducia che il Geometra Zarrillo abbia recentemente protocollato una mozione con la quale richiede la piena applicazione del decreto legislativo 33/2013 meglio noto come 'Decreto Trasparenza'. Una piena applicazione che comprende quindi anche tutti gli obblighi di pubblicazione di cui all’articolo 14".
"L’ombra gettata della confusione legata all’accaduto, la previsione di cospicui finanziamenti da gestire e la revisione del Piano Urbanistico Comunale, rendono auspicabile che questa iniziativa venga accolta con entusiasmo con un primo passo verso la reale coesione ed unione del paese. Una iniziativa che si aggiunga ad una serena riflessione su cosa non ha funzionato nella questione 'antennone' ed alle necessarie azioni per porvi concretamente rimedio" concludono dal Comitato Beallu Buinzan.