“Una legge che equipari le vittime del ponte Morandi alle vittime del terrorismo”, sono le parole del vicepresidente del consiglio e ministro dei trasporti Matteo Salvini.
Stamattina alla Radura della Memoria si è svolta la Cerimonia in ricordo delle vittime del crollo del ponte Morandi. È stata deposta la corona della Presidenza del Consiglio dei Ministri da parte del vice presidente del Consiglio dei Ministri e ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Prima degli interventi delle autorità, Jacopo Bellussi, primo ballerino di Hamburg Ballet, si è esibito su un pezzo di Cromosuoni Vocalensemble guidati da Maya Forgione, con una coreografia di Kristina Paulin, creata appositamente per la commemorazione di quest’anno.
LE PAROLE DELLE AUTORITÀ:
L’imam Salah Hussein, portavoce della comunità islamica di Genova:
“Una giornata di memoria importante per la città di Genova di cui anche noi facciamo parte. Partecipiamo alla gioie ma anche alle disgrazie della città. Sono qui per ricordare insieme a tutta la comunità genovese un momento molto tragico. Cinque anni fa ero in ufficio a lavorare, all’inizio credevamo che la notizia non fosse vera, invece purtroppo era vera. Tutti siamo creature di Dio, siamo uguali e la morte non fa distinzioni tra musulmano e cristiano, bianco e nero. Quindi dobbiamo essere responsabili nella nostra vita come ci comportiamo perché dopo la morte saremo davanti a Dio a rendere conto di quello che abbiamo fatto”.
Monsignor Marco Tasca:
“Un saluto particolare ai parenti delle vittime e a chi soffre per l’immane tragedia di cinque anni fa. Oggi il calendario ricorda San Massimiliano, un frate francescano deportato ad Auswithz. E’ morto per fame e per sete prendendo il posto di un altro prigioniero. In una sua lettera, il santo parla della fatica della nostra sofferenza dell’insensibilità. Mi piace pensare che oggi siamo qui per testimoniare partecipazione, commozione. San Massimiliano ha subito ingiustizie, soprusi, anche oggi nel mondo tuomoni e donne vivono ingiustizie, penso a chi in mezzo a noi attende giustizia, sono molto vicino a loro. Papa Giovanni Paolo II, quando ha proclamato santo padre Massimiliano disse: ‘Non è morto, ha dato la vita, ha dato un senso alla sua morte’. La preghiera di oggi è che riusciamo tutti insieme a dare un senso al dolore, alla morte e alla sofferenza. Queste parole non hanno l’ultima parola. Per me, che credo e lo auguro per tutti noi, è una parola piena di speranza”.
Il sindaco di Genova Marco Bucci:
“Buongiorno, un saluto particolare ai parenti delle vittime, a Egle, Salvini, Rixi, tutte le autorità e a chi è venuto per voglia e onore a ricordare la tragedia di cinque anni fa. Genova non dimentica e non viole dimenticare. Genova farà tutto il possibile perché questa data sia ricordata negli anni a venire. Non solo perché abbiamo avuto 43 vittime che sono scritte nel memoriale e nei nostri cari ma anche nel desiderio di dire al mondo che è stata una grande ingiustizia e che vogliamo che queste cose non si ripetano. Questo non deve più avvenire e Genova vuole ricordare. Tutti noi ci siamo riuniti, lavorando, dimostrando così che si reagisce e si lavora. Vogliamo che tutto il lavoro che dobbiamo fare per tutta la città, ma per l’Italua e per il mondo, è che le cose vanno fatte bene, con cervello e cuore. Fare cose bene è il dovere che abbiamo noi anche nei confronti del prossimo. Non possiamo correre il rischio di infrangere la libertà, figuriamoci la vita delle altre persone. Questo mi sento di ricordare ogni 14 agosto e che si farà ancora. Egle ci da tanti suggerimenti, anche per cosa fare con quest’area, per dare al territorio l’onorabilità che si merita. E’ il messaggio che diamo alla nostra città. Tanti investimenti da mettere a terra, lo vogliamo fare rispettando quello che abbiamo imparato da questa disgrazia. Genova non dimentica e non dimenticherà mai, Saremo sempre qui dimostrando con le opere, come questo ponte, come si lavora e si deve lavorare per il futuro”.
Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti:
“Saluto i familiari delle vittime, autorità, da Salvini, Rixi, oggi Salvini rappresenta qui il governo e voglio ricordare che anche il giorno del ponte Morandi rappresentava il governo. Insieme ai soccorritori, in quei momenti è cominciato quel riscatto, quella collaborazione che ha fatto della ricostruzione del ponte un modello per l’Italia e di questo non posso che ringraziare lui e i governi che ci hanno sempre sostenuto. Siamo qui per ricordare le persone che non ci sono più ma anche per chiederci cosa possiamo e dobbiamo fare per onorare quelle vittime senza colpa noi che siamo sopravvissuti senza merito. Ci sono due parole, uno giustizia e uno coraggio. Coraggio quello che hanno dimostrato i familiari delle vittime che hanno affrontato questi cinque anni senza un loro caro. Giustizia è quella che aspettiamo, bisogna ringraziare i magistrati che stanno lavorando per la verità. Le cose che abbiamo letto fanno accapponare la pelle, Serve fiducia nel lavoro scrupoloso dei magistrati. Poi c’è la parte che spetta a chi ricopre ruoli istituzionali., Il nostro compito è far si che un nuovo ponte Morandi non si ripeta. Non solo con la manutenzione, con l’avere cura del complesso gigantesco di opere che i nostri nonni e genitori ci hanno affidato nel dopoguerra. Ma far si che non accada più anche con il coraggio di scelte che spero che la tragedia possa ispirare a tutti. Non ci sono colori o simboli. Genova e la Liguria hanno pagato un tributo dolorosissimo”.
Il ministro Matteo Salvini:
“Ricordo la mattina del crollo, quella dei funerali. Sicuramente quello che c’è sopra le nostre teste è un esempio di rinascita di una comunità che ha dimostrato unità ed efficienza eccezionali. Conto di tornare l’anno prossimo con il disegno di legge, già depositato, che riconosca i cittadini vittime non di un evento alluvionale, quei 43 morti non sono morti per una calamità naturale. Sono vittime dell’incuria, di qualcuno che non ha mantenuto accordi fatti. Si parla di extraprofitti, ci sono stati miliardi di euro di profitti, una parte doveva essere investita in manutenzione ma evidentemente non è stato così. Una legge che equipari le vittime del ponte Morandi alle vittime del terrorismo. Non voglio immaginare cosa ha provato l’intera comunità in quelle ore. L’impegno che mi posso prendere, 21mila ponti e viadotti in tutta Italia. Stiamo facendo un lavoro per recuperare qualche decennio. Quello che c’è sopra la nostra testa è un miracolo: 15 mesi, mille operai, nessun infortunio, oltre 300 imprese coinvolte. Grazie. L’importante è che non se ne parli solo il 14 agosto. Sto chiedendo di accelerare per le infrastrutture di cui Genova ha bisogno. Serve allargare le strade, terzo valico, la gronda di Genova, la sicurezza del porto. Metterò tutto l’impeto, la passione, la determinazione di questo mondo. Ci rivedremo l’anno prossimo e negli anni a venire. Vi abbraccio uno per uno, conto che ce ne siano sempre di meno di cerimonie. Il 24 c’è l’anniversario di Amatrice, il territorio è difficilmente prevedibile, terremoti, alluvioni, frane. Piangiamo 43 vittime non della sfortuna, del cambiamento climatico, ma dell’avidità dell’uomo e conto che qualcuno paghi il conto. Grazie e sempre viva Genova”.
La rappresentante dei parenti delle vittime Egle Possetti:
“Sono trascorsi cinque anni da quel maledetto giorno. Cinque anni in cui si siamo ritrovati a vivere in un tempo sospeso, anni in cui abbiamo imparato a essere pazienti, in cui abbiamo lottato contro l’oblio, in cui abbiamo dovuto sentire in quell’aula di tribunale la realtà prendere forma, ascoltare con il nostro cuore i fatti nudi e crudi che hanno portato a tutto questo. Siamo, nostro malgrado, protagonisti di un evento che ha aperto molti occhi. Ha privato di molti veli un sistema scellerato che oltre ad avere minato il ponte Morandi ha reso più fragili i nostri valori costituzionali come l’equità, la dignità sociale, la libertà. Un evento che è stato dirompente come quello esplosivo che ha fatto saltare i residui del ponte spezzato. Dopo il frastuono terrificante, le urla, le sirene, le lacrime, i proclami, a poco a poco tutto sta scivolando nella nebbia fitta fitta. Tutto questo rappresenta uno dei sistemi che ci sta stritolando, molto ben oleato. Un accaparramento di risorse pubbliche per l’interesse di pochi. Un sistema che vive come un parassita condannando alla gogna la maggioranza dei cittadini. Questo sistema si sta riprendendo il suo spazio come sa fare molto bene. La nostra percezione è che quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi nell’aula di tribunale di questo maxiprocesso non riesca ad incidere sulla società. La verità che sta emergendo forte e inaccettabile per la sua crudezza non influenza purtroppo in modo significativo la pubblica opinione troppo distaccata dalla realtà, troppo presa nei suoi pensieri personali. Il sistema autostradale sicuro è ancora una chimera. Dopo la marea di controlli post tragedia e l’impennata dei giudizi negativi pare che tutto si stia placando. Alcuni interventi sono stati eseguiti ma dirigente un preoccupante evento in una galleria ha evidenziato quanto la prevenzione incendi approfondita sia ancora troppo lontana e non effettuata se non a macchia di leopardo. Il sistema è ancora dannatamente fragile. Di recente la magistratura in altre vicende si è espressa con giudizi dal nostro punto di vista molto preoccupanti. Non è accettabile che infrastrutture fatiscenti possano essere considerate correttamente manutenute. Con rammarico anche questo ci fa comprendere quanto la nostra tragedia sia stata poco incisiva. Purtroppo non ha insegnato quasi nulla. Abbiamo imparato, se ce ne fosse stato bisogno, che alle parole devono seguire i fatti. Abbiamo appreso che gli interessi economici di alcune parti sono sempre al centro dell’attenzione nelle agende di chi può decidere. Abbiamo imparato che lo stato non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda sia scrivendo una concessione inaccettabile sia acquisendo senza fiatare i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato. Infine giungendo a patti con questo nemico. La chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima che non potremo mai dimenticare come parenti delle vittime e come cittadini. Dagli organi democraticamente eletti e dai dipendenti pubblici interessati nella vicenda, ognuno per la sua parte, ci saremmo aspettati molto di più. Ci sono responsabilità molto diverse che si sono sedimentate negli anni, che hanno portato al triste epilogo che conosciamo. Tutti dobbiamo comprendere che ogni piccola azione diventa parte di un sistema e che sommata ad altre azioni porta conseguenze a volte inaspettate. Su questo dobbiamo riflettere ogni giorno della nostra vita”.
Il presidente della Sampdoria Marco Lanna:
“È una tragedia grandissima, è giusto ricordarla ed è giusto che si faccia giustizia. Siamo molto vicini alle famiglie delle vittime. Cinque anni fa ero passato sul ponte 2/3 giorni prima perché stavo andando in montagna”.