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Attualità | 14 luglio 2023, 12:30

Titanio sul Beigua, il Ministro punta a riaprire le miniere. Il presidente del Parco: "Le lavorazioni possono innescare rischi per l'ambiente e la salute"

"Siamo certi che, insieme all'opposizione del nostro Ente, di tutte le Amministrazioni locali e delle popolazioni residenti nel Parco, ci sarà anche l'opposizione della Regione Liguria"

Titanio sul Beigua, il Ministro punta a riaprire le miniere. Il presidente del Parco: "Le lavorazioni possono innescare rischi per l'ambiente e la salute"

Riaprire le miniere in Italia. Questo in sintesi il concetto espresso dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy che punta a farlo entro l'anno perché ci sarebbe un rischio elevato di approvvigionamento delle materie prime critiche, quelle non energetiche e non agricole. Nel sottosuolo italiano infatti si troverebbero 16 su 34 delle materie prime critiche indicate dall'Unione Europea.

"La duplice transizione ci impone di adottare una strategia a livello europeo anche rispetto all’approvvigionamento delle materie prime critiche che sono oggi indispensabili per una vasta gamma di prodotti, dalle energie rinnovabili al digitale e nei settore spazio, difesa e sanità. La nuova politica industriale europea non potrà quindi prescindere da un’autonomia strategica a livello comunitario rispetto alle materie prime critiche" così Urso intervenuto al convegno “La nuova politica industriale dell’Europa e l’ambizione all’indipendenza tecnologica ed energetica”. 

Secondo quanto dichiarato dal titolare del Dicastero "entro la fine di quest'anno si concluderà il percorso legislativo in Europa sulle materie prime critiche. Noi avremo compiuto un nostro percorso di riforma legislativa, per consentire a chi vuole operare in Italia di farlo in un contesto di certezza. Per questo, insieme al ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin stiamo già aggiornando le mappe minerarie del Paese".

Per questo nelle ultime ore sta ritornando d'attualità il tema legato ai giacimenti di titanio nel parco del Beigua. Tema che aveva visto dare gli enti e le associazioni battaglia negli ultimi anni con ricorsi e contro ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.

"Nel caso delle miniere di titanio, la concentrazione del biossido TiO2 dei giacimenti attualmente coltivati varia tra il 5 e il 20% (a Piampaludo parliamo - studi alla mano - di una percentuale che va fra il 5 e il 6%). Ciò vuol dire che oltre l'80% del materiale estratto è sterile ed è destinato alla discarica. A titolo di esempio, una delle più grandi miniere di ilmenite al mondo (Lac Tio Mine in Quebec, Canada) ha prodotto oltre 72 milioni di tonnellate di materiali di scarto, generando discariche a cielo aperto che occupano approssimativamente 100 ettari di territorio, con un'altezza variabile tra 20 e 80 metri - spiega il presidente dell'Ente Parco del Beigua Daniele Buschiazzo - Sebbene il titanio di per sé non abbia un impatto significativo per l'ambiente e la salute umana, le lavorazioni potrebbero innescare rischi correlati alla presenza di metalli potenzialmente ecotossici (ad esempio cobalto, nichel, cromo, vanadio e zinco) e di minerali classificati come amianto. Il rischio amianto è in particolare significativo nei giacimenti associati a rocce ofiolitiche come le eclogiti del giacimento ligure di Piampaludo. Eclogiti che contengono asbesto".

"Nonostante le considerevoli potenzialità economiche dei giacimenti di rutilo nelle eclogiti, ad oggi esiste soltanto una miniera attiva in questo tipo di rocce (Daixian, Cina - considerando la sensibilità verso l'ambiente di questo Paese, non mi sembra un caso). Ciò è dovuto sia agli altissimi costi di estrazione in rocce dotate di durezza elevatissima, sia alle costose procedure di estrazione del minerale utile, che comportano la completa liberazione del minerale mediante macinazione fine e la sua successiva concentrazione in appositi impianti di flottazione. A questi costi si aggiungono quelli correlati alla mitigazione del rischio ambientale e sanitario, aggravati dalla presenza rilevante di anfiboli sodici, minerali classificati come amianto di crocidolite dalla normativa vigente - puntualizza il numero uno del Parco - A questo quadro, che a me parrebbe già molto complesso, aggiungo che l'ipotetica di miniera di Titanio in buona parte sarebbe dentro un Parco, il Parco del Beigua di cui mi onoro di essere Presidente. Parco che, oltre ad essere uno scrigno di biodiversità, è riconosciuto dall'UNESCO come Geoparco. Ricordo poi che le normative europee, nazionali e regionali vietano nei parchi e nelle aree protette della Rete Natura 2000 di realizzare cave e miniera (questa in particolare sarebbe una miniera a cielo aperto)".

"Per tutte queste ragioni siamo certi che, insieme all'opposizione del nostro Ente, di tutte le Amministrazioni locali e delle popolazioni residenti nel Parco, ci sarà anche l'opposizione della Regione Liguria, che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione ha sicuramente competenza in materia - conclude Buschiazzo - Infine pare davvero bizzarra come una ipotesi di intervento di coltivazione mineraria all’interno di un Parco, che perderebbe così ogni forma di tutela, quando gli obbiettivi stabiliti dalla Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030, sottoscritta da tutti gli Stati Membri, sono rivolti all’intensificazione della protezione e del ripristino della natura. La Strategia definisce chiaramente la necessità di proteggere il 30 % della superficie terrestre e il 30 % del mare della UE, andando ad accrescere (non certo a diminuire) l’estensione della Rete Natura 2000 e delle aree protette".

Luciano Parodi

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