Sul tema sicurezza urbana "non bisogna ragionare a slogan" ma "sporcarsi le mani" con atti amministrativi che partano da un'idea, una programmazione.
Non ha molti dubbi sul percorso da intraprendere il professor Stefano Padovano, docente di Criminologia e Sociologia del disagio e della devianza all'Università di Genova e Cattolica di Milano, impegnato da oltre un decennio sull'argomento della nelle nostre città e cittadine, tornato di fortissima attualità col ritorno della stagione.
Negli ultimi giorni il dibattito tra cittadini ma anche tra forze politiche si è incendiato a Finale Ligure dopo l'ultimo fine settimana pregno di segnalazioni, spesso solamente via social e nemmeno sempre denunciate alle Forze dell'Ordine. I numerosi tavoli di confronto e le riunioni di comitato aperti dalla Prefettura, però, testimoniano come l'argomento sia sentito e partecipato in tutta la riviera savonese.
Il postulato di ogni considerazione, secondo il professor Padovano, è uno oggettivo e merita una presa di coscienza da parte sia dei cittadini ma soprattutto di chi amministra: «Abbiamo una popolazione che da metà giugno metà settembre triplica, se non addirittura, ad agosto, con punte di quadruplicamento. Questo è un dato di fatto ineludibile, oggettivo di un territorio a cui diamo legittimamente la vocazione turistica a cui non si risponde soltanto con offerte alberghiere o di cucina ma, dalle Regioni ai Comuni, serve anche una messa a regime di servizi un po' più organizzati che abbiano un metodo nella gestione delle politiche di sicurezza urbana».
Uno su tutti, ad esempio, quello del mezzo di trasporto prediletto da chi raggiunge le località di mare dal Nord Italia. Parliamo dei treni, sui quali la cronaca recentemente ha riferito di due aggressioni ad altrettanti capitreno, giusto la scorsa settimana: «Si preparano patti per la sicurezza o la legalità metropolitana ma, ad esempio, non c'è in questo momento un accenno al sovraccarico indotto dal turismo sul trasporto ferroviario. Com'è possibile che, in relazione a un trasporto di carattere interregionale in vertiginoso aumento estivo, non si sottoscriva un punto che riguardi anche la tutela del personale ferroviario? L'esperienza è stata già fatta in Italia, qualcosa si può fare di concerto coi vertici aziendali e le Polfer».
Tornando allo specifico caso finalese, a creare vero e proprio panico il caso dell'allarme lanciato da una nonna per un presunto tentativo di rapimento della nipotina da parte di alcuni malintenzionati poi sventato dal titolare di una giostra accorso. Il quale a sua volta ha però fornito una versione diversa, derivante da una diversa percezione della situazione, per la quale non sarebbero state avvisate le forze dell'ordine (così come per altri due episodi virali sui social).
«Il punto è dirimente - afferma il professor Padovano - Parliamo del gap che c'è tra le segnalazioni presunte, reali, immaginate, virtuali, talvolta anche parzialmente vere, che sui social ormai ha assorbito un eco pari a 100 megafoni su una spiaggia, e ciò che di presunto non ha nulla ma è reale».
«Talvolta si danno dei tratti sommari di chi compie reati, una sorta di identikit, invece chi commette reati è molto abile a confondersi al di là della lingua che parla e del colore della pelle, questo è il paradosso - aggiunge Padovano - Pensiamo a un fenomeno come quello della compravendita di auto, che si verifica sovente nelle province savonese ed imperiese, in riviera e nell'entroterra, dove soggetti provenienti da aree marginali del basso Piemonte contrattano auto usate, fanno compravendita di pezzi e magari nel frattempo sono accompagnati da sodali che invece provano a fare furti in appartamento. E vorrei sottolineare che poi spesso i maggiori "clienti" sono italiani, dai giovani ai padri di famiglia».
Di fronte a tutto questo le reazioni del mondo politico, in particolare, quale deve essere? «Guai non prendere in carico la domanda di sicurezza dei cittadini. Mi fa però specie come alcuni, all'improvviso, scoprano che qualche reato in più, sostanzialmente comunque dentro un'onda di stabilizzazione, avviene con l'estate. O un amministratore non ha dimestichezza nell'argomento di cui tratta, oppure non ci si deve sorprendere se da metà giugno la sera c'è un panorama diverso. Un amministratore non si può sconvolgere, dev'essere il primo conoscitore nello specifico e in profondità dei territori che governa».
La soluzione per il docente universitario, che si occupa di ricerca scientifica, supervisione degli operatori del settore e cura di percorsi individuali a vittime e autori di reato, si racchiude in un solo verbo: «Bisogna amministrare - spiega - ossia convocare il minor numero di conferenze stampa, partecipare al minimo numero di dibattiti televisivi, centellinare queste apparizioni e fare buone pratiche che se saranno tali lo decideranno i cittadini quando esprimerà nel proprio voto nelle urne elettorali. Perché quello della sicurezza urbana, dopo il lavoro e l'economia, è il terzo punto in agenda. Però bisogna fare delle politiche, e questo accade se dietro c'è la programmazione e anche con qualche "esperimento", pur sbagliando ma sempre con un'idea a monte».
Insomma, azioni più strutturali e non con le ordinanze, «nate col presupposto di agire su fenomeni urgenti e contingenti, non si può fare sicurezza urbana solo con esse».