La Corte dei Conti sezione di Genova accetta il piano di riequilibrio finanziario decennale del comune di Albisola Superiore ma con alcune prescrizioni.
La decisione del comune albisolese di fare ricorso alla procedura di riequilibrio pluriennale derivava essenzialmente dalla evidenziazione, a seguito dell’approvazione del rendiconto 2020, di un consistente disavanzo di amministrazione, (nel bilancio era presente un disavanzo di circa 2 milioni e 337mila euro, per un totale di 4 milioni e 611mila euro) derivante principalmente dalla cancellazione di residui attivi inesigibili o di difficile esazione.
Con deliberazione della sezione regionale di controllo della Liguria erano state rilevate criticità con riferimento alla gestione dei residui, oltre ad un'accertata riscossione in conto residui insufficiente in relazione agli esercizi 2019 e 2020.
Con delibere di giunta del 2020 e del 2021, l’ente aveva effettuato il riaccertamento ordinario dei residui, procedendo alla cancellazione, rispettivamente, di circa 2 milioni e 331mila (di cui 2 milioni 319mila per insussistenze) e di circa 3 milioni e 260mila euro (di cui 3 milioni e 247mila euro per insussistenze) di residui attivi.
"Dall’analisi del piano di riequilibrio presentato, inoltre, emerge una scarsa capacità di realizzo e di smaltimento dei residui attivi e passivi, nel triennio antecedente all’approvazione del PRFP, così riassumibile: 2018: entrate correnti 35,1%, spese correnti 73,2%; 2019: entrate correnti 24,1%, spese correnti 59,4%; 2020: entrate correnti 21,3%, spese correnti 61,7%" viene spiegato dalla Corte dei Conti.
"Un ulteriore fattore di squilibrio sarebbe stato rappresentato, poi, da una situazione di grave e persistente crisi di liquidità. Come accertato da questa Sezione, difatti, l’ente ha fatto costantemente ricorso all’anticipazione di tesoreria, reiterandone il mancato rimborso alla chiusura degli esercizi 2016-2019. Tale crisi di liquidità è stata dettata anche da un significativo scostamento tra previsioni ed accertamenti, nonché tra previsioni ed incassi, relativamente alle entrate correnti. Con la deliberazione n. 28/2023/PRSP tale condizione è stata accertata anche con riferimento agli esercizi 2020 e 2021" proseguono dalla sezione regionale di controllo della Liguria della CdC.
Il comune quindi ha disposto delle misure di risanamento previste nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale che prevedono: la riduzione delle spese correnti attribuibili ai consumi energetici da realizzarsi a mezzo di interventi di efficientamento e l’implementazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in parte già realizzati negli scorsi anni; la valorizzazione del patrimonio immobiliare disponibile, procedendo alla alienazione dei beni non necessari e per i quali si riscontri un interesse del mercato ed alla verifica di adeguata redditività di quelli concessi in locazione; il recupero delle fasce di evasione dei tributi comunali IMU e TARI; la riduzione degli oneri da indebitamento da realizzarsi a mezzo di ristrutturazione o riduzione, con estinzione anticipata, del debito. Il revisore dei conti e la Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali hanno espresso parere favorevole e hanno osservato come il piano presentato sia in linea con i contenuti richiesti dalle disposizioni normative di riferimento e con le indicazioni contenute nelle linee guida della Corte dei conti.
Il Collegio ritenuto che il piano di riequilibrio finanziario pluriennale presentato dal Comune di presenti una sufficiente coerenza tra premesse, con particolare riferimento alla quantificazione del disavanzo, ed obiettivi di ripiano.
"Tale considerazione trova conforto anche nei risultati ottenuti dall’ente nel corso degli esercizi 2021 e 2022, che hanno portato ad un recupero del disavanzo più consistente di quanto programmato - spiegano - Ciò deve, peraltro, essere letto anche alla luce del fatto che le annualità 2021 e 2022, primi esercizi di applicazione del piano, prevedevano il recupero di quasi il 42% del disavanzo, che invece è stato recuperato per circa il 71%, residuando il 28,87% della massa passiva da recuperare fino al 2031".
Sono state però evidenziate dalla Sezione alcune criticità.
"Una prima questione attiene alle misure di recupero proposte. Difatti, una consistente quota di risorse destinate al ripiano dovrebbe provenire dall’alienazione e dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare. Sebbene alcuni immobili siano già stati dismessi, rendendo possibile l’estinzione di mutui e il ripiano di quota parte di disavanzo derivante dal riconoscimento di debiti fuori bilancio, allo stato non risultano ancora realizzate le vendite previste, con conseguente slittamento del pagamento del debito fuori bilancio di euro 881.693,15 - puntualizzano- - Considerando che la maggior quota del disavanzo dovrebbe essere ripianata con il ricorso alle entrate straordinarie derivanti dalle alienazioni immobiliari, il Collegio evidenzia come tale entrata sia inevitabilmente connotata da un certo grado di aleatorietà, rendendosi preferibile, di norma, prevedere una pluralità misure di ripiano, che incidano anche sulla spesa corrente, in modo da poter fare maggiore affidamento sul recupero della provvista necessaria per il raggiungimento dei target previsti dal PRFP".
"In merito, poi, alle misure di contenimento della spesa corrente, l’ente ha individuato solo quella di riduzione dei costi dell’energia mediante la realizzazione di interventi di efficientamento e l’implementazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sebbene alcune opere siano già state realizzate prima dell’approvazione del PRFP, si osserva che la realizzazione di tali interventi e- quindi – la produzione degli effetti di riduzione del costo del consumo energetico – hanno, di norma, dei tempi piuttosto consistenti e non sono, quindi, idonei a rappresentare l’unica misura di contenimento della spesa corrente - continuano dalla Sezione della Corte dei Conti . Si ritiene, inoltre, necessario richiamare l’ente a monitorare costantemente lo stato del contenzioso, effettuando un’accurata valutazione del possibile rischio di soccombenza, al fine di procedere tempestivamente ad operare gli accantonamenti necessari. Si evidenzia, difatti, che quasi la metà del disavanzo dipende dal riconoscimento di debiti fuori bilancio relativi a sentenze in merito alle quali l’ente non aveva effettuato i dovuti e prudenziali accantonamenti. Sempre in relazione agli accantonamenti, si richiama, altresì, a valutare attentamente la congruità degli accantonamenti al fondo crediti di dubbia esigibilità, sebbene questi siano, nel corso degli esercizi, aumentati, così come già rilevato nella deliberazione n. 28/2023/PRSP. Infine, si invita l’ente ad effettuare tempestivamente gli accantonamenti prudenziali in caso di rischi potenziali".