"Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert".
Così Seneca paragonava la vita alla commedia, quella che ai suoi tempi era una delle più alte forme di teatro, affermando che non importa quanto sia lunga piuttosto come sia recitata, vissuta.
Ed effettivamente vedere due volti giovani come quelli di Andrea Principato e Riccardo Negro, seppur noti nel finalese, seduti in attesa di ricevere il premio "Una Vita per Finale" tra chi quel riconoscimento lo aveva già ricevuto destava un senso di novità. Vista, appunto, l'esclusività segnata dalla giovane età dei due premiati.
Eppure la scelta, una sorta di rottura con le passate abitudini motivata da "l'impegno, la passione, il contributo ed il lavoro svolto" nell'ambito nello sviluppo e nella promozione dell'outdoor, è stata fortemente voluta in particolare dal sindaco Frascherelli.
"L'intenzione della mia proposta è quella di sottolineare la gratitudine dell'Amministrazione per quanto fatto da voi in questi anni - ha detto il primo cittadino - trasformando l'outdoor da quello che poteva essere un divertimento, una passione, a una vera e propria economia, qualcosa che contribuisce al benessere non solo di Finale ma dell'intero territorio e in via di professionalizzazione".
"Non dimentichiamo il vostro impegno nella preparazione delle importanti competizioni svolte nel territorio - ha quindi aggiunto il sindaco riferendosi ai diretti interessati - questa forma di generosità verso il Finalese legata alla passione che avevate".
Ritirando la targa dalle mani del sindaco è stato Principato a rompere il ghiaccio tra i due premiati per ringraziare del riconoscimento, sottolineando un aspetto spesso al centro di fraintendimenti con la cittadinanza. "Forse quello in cui abbiamo peccato in questi anni è stata la comunicazione: facevamo e non comunicavamo ciò che facevamo - ha detto - Per noi questo era un impegno extra lavorativo, ci siamo impegnati sul 'far succedere' le cose ed è stato bellissimo".
E se Principato è riuscito a mascherare l'emozione lasciando da parte le lacrime, altrettanto non è stato per un Negro visibilmente e sinceramente commosso: "Questo riconoscimento lo voglio condividere non solo con Andrea, ma anche con tutte quelle persone che hanno fatto qualcosa di generoso per Finale e questi luoghi che amiamo. Personalmente l'ho fatto perché mi sentivo di dover dare indietro qualcosa a questi luoghi che mi hanno dato tanto, e questo premio per me rappresenta il percorso fatto insieme a delle persone, da cui ho imparato".
Il riferimento a "Lorenzo, Marco, Alex o Enrico", ha ricordato Negro: "Mi hanno insegnato tantissime cose con le quali siamo riusciti a sviluppare una visione nuova, quella di un territorio molto esteso che non finiva coi confini dei comuni ma laddove finiva un sentiero o una falesia da scalare. E oggi è ancora così con altre persone che ci stanno aiutando a portare avanti questo messaggio come Gianluca, Stefano e Maria Luisa che oggi sono qui". Senza poi dimenticare la famiglia, con la moglie Chiara presente nel pubblico anch'ella molto emozionata.
Da entrambi, ma anche da parte del sindaco, non è mancato il ricordo dell'ex assessore Claudio Casanova, a cui la città diede l'ultimo inatteso saluto proprio un anno fa: "Dal 2014, dalla nascita della polisportiva dell'outdoor, ha sempre creduto in questo progetto e ci ha sempre supportati".