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Attualità | 23 giugno 2023, 10:23

Albenga, la scorzonera bianca diventa un prodotto De.Co.

La consigliera Calleri: "I nostri prodotti rappresentano delle vere e proprie eccellenze e sono sempre più conosciuti sia in Italia che all'estero"

Albenga, la scorzonera bianca diventa un prodotto De.Co.

Albenga punta sul turismo enogastronomico e, oltre ad una collaborazione con i privati che grazie alle loro capacità e inventiva esaltano e promuovono i prodotti del territorio, lancia le De.Co. approvate dall’apposita commissione (formata dal sindaco Riccardo Tomatis, gli assessori Silvia Pelosi e Mauro Vannucci, oltre che da Luisa Elena, Lara Ravera, Roberto Pirino e Stefano Pezzini) a seguito di un percorso accurato di ricerca e uno studio approfondito sui prodotti.

Afferma Ilaria Calleri, consigliera delegata alla valorizzazione dei prodotti del territorio: "I nostri prodotti rappresentano delle vere e proprie eccellenze e sono sempre più conosciuti sia in Italia che all’estero. Forse non tutti sanno, però, quali sono i prodotti che possono vantare la denominazione comunale di Origine (De.Co), un riconoscimento che i comuni attribuiscono a quei prodotti agroalimentari, artigianali e attività che sono particolarmente caratteristici di un territorio e ritenuti quindi 'tipici'".

"Per questo abbiamo deciso di fare dei focus specifici, ogni settimana, sulle nostre De.Co. che lo ricordiamo sono il fagiolino bobis, la scorzonera bianca, la pesca al “ressaggiu”, polpettone di Albenga, baxin, coniglio alla saleasca, carciofo spinoso e l’asparago violetto".

"Ricordo che le aziende e le attività che vogliono utilizzare il marchio De.Co potranno presentare gratuitamente una semplice istanza specificando le proprie caratteristiche e la denominazione della De.Co. che intendono utilizzare.  Il modulo si trova sul sito istituzionale del comune di Albenga (CLICCA QUI)", conclude la consigliera. 

La scorzonera bianca (Tragopogon porrifolius L.), il cui nome deriva dal termine catalano “escorso” che significa “vipera” in quanto in epoca medievale veniva considerata un antidoto al morso dei serpenti, è un ortaggio antico, la cui origine è piuttosto incerta,  appartiene alla famiglia delle Asteraceae e viene coltivata per le radici commestibili, lunghe e sottili.

Diversa dalla Scorzonera sia per le caratteristiche esteriori sia per la differenza nel gusto, la Scorzobianca in Liguria viene tradizionalmente coltivata nella piana Albenganese . Questo ortaggio, infatti , predilige i terreni sabbiosi, piuttosto leggeri, ben drenanti, ricchi di sostanza organica ed esposti al sole, come quelli lungo il fiume Centa che risultano quindi essere i più ideali.

E’ una radice cilindrica che arriva a misurare fino a 35 cm di lunghezza, liscia, carnosa e di colore bianco crema. Le foglie sono lanceolate simili a quelle del porro ed ha un sapore delicato e leggermente dolce, effetto dovuto all’inulina , lo “zucchero buono” ben tollerato dal nostro organismo.

La coltivazione, completamente  manuale e con metodi di lotta integrata, comincia con la semina in primavera su tavole precedentemente lavorate per far si che il terreno sia sciolto e soffice e termina con la raccolta in autunno inoltrato per protrarsi fino all’inverno. La pianta viene seminata in file distanti 20 cm. Dopo la germinazione avviene il diradamento in modo da favorirne lo sviluppo e l’irrigazione è limitata al periodo estivo.  La Scorzobianca, specie di natura erbacea, si sviluppa anche oltre il mezzo metro di altezza e non ha molte esigenze colturali ; resiste molto bene al freddo, ma teme i ristagni d’acqua, la troppa presenza di sostanza organica nel terreno e l’umidità dell’aria. La patologia più comune per questo ortaggio è infatti il marciume radicale. La raccolta avviene con l’ausilio di tridenti e le radici vengono pulite, scelte e lavate per poi essere immazzate e lavate una seconda volta con una spazzola leggera che renda le radice bianche.

La Scorzobianca è molto facile da pulire. Bisogna eliminare le foglie mantenendo solo uno o due centimetri di quelle più tenere vicino alla radice. Dopo aver pelato la radice, come si fa con una carota, la si può tagliare in quattro e a pezzi di 3-4 cm.

Questo umile ortaggio, ma dalla grande nobiltà di gusto e ad oggi poco conosciuta e diffusa nella nostre cucine, era un classico del pranzo di Natale ed era spesso presente come contorno nei menù  dei  matrimoni in quanto si abbina splendidamente sia al pesce che alla carne. E’ un’ottima fonte di vitamine e Sali minerali ed è particolarmente indicata per le persone diabetiche e per la regolazione del transito intestinale, molto depurativa in quanto favorisce lo smaltimento delle tossine per il suo alto contenuto di fibra, contiene pochissime calorie ed è importante segnalare il contenuto di potassio, calcio e fosforo.

Nonostante sia molto salutare, questo ortaggio non è facile da reperire presso i nostri mercati ortofrutticoli in quanto la sua produzione risulta ad oggi notevolmente ridotta rispetto al passato  ed è destinata per la maggior parte ad un consumo locale; sono poche, infatti, le famiglie albenganesi che hanno deciso di non perdere la tradizione di questa coltivazione che viene da esse considerata parte integrante della loro storia e caratteristiche fondamentale della loro filosofia di vita.

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