"La guazza (rugiada) di Santo Gioanno fa guarì da ogni malanno". Recita così un antico proverbio, passato di generazione in generazione. Tra mito e tradizione l’acqua di San Giovanni è una delle usanze legate alla notte tra il 23 e il 24 giugno che ancora oggi è largamente diffusa.
In questo giorno venivano celebrati molti riti propiziatori e purificatori, la magia è direttamente legata al solstizio d’estate, perché come anche William Shakespeare ci racconta, la “Notte di mezza estate” è quella in cui tutto può succedere.
La preparazione dell’acqua di San Giovanni inizia al momento del tramonto del 23 giugno e gli ingredienti che si possono usare sono diversi e differiscono a seconda dei gusti e di ciò che si trova in natura, ma sono predilette le erbe aromatiche. Tra le tipologie di piante più usate compaiono: iperico (detto anche erba di San Giovanni), lavanda, artemisia, malva, fiori e foglie di menta, rosmarino e salvia, ma anche fiordalisi, camomilla, papaveri e perché no le rose.
I fiori e i rametti raccolti vanno immersi dopo il tramonto in un recipiente con dell’acqua. Questi dovranno macerare tutta la notte all’esterno della casa, è importante, per il rito, che l’acqua e i fiori stiano all’esterno così da poter assorbire la rugiada. Secondo una delle molte leggende la rugiada di questa notte speciale avrebbe delle capacità curative.
La mattina del 24 giugno l’acqua sarà usata per lavare mani e viso: rituale propiziatorio e purificatore che porta amore, fortuna e salute.