Economia - 19 giugno 2023, 12:15

Liguria, economia in crescita nel 2022 nonostante rallentamenti e inflazione

Secondo il rapporto elaborato dalla Banca d'Italia a trainare la regione sono stati nel 2022 il turismo e il settore edile. Grandi aspettative per le opere realizzate con i fondi del PNRR: "Da questi investimenti dipenderà il futuro"

Turismo e settore edile rappresentano il traino dell’economia regionale: a confermarlo per il 2022 è il rapporto della Banca d’Italia sull’economia della Liguria, presentato questa mattina nei locali della sede di Genova di via Dante. 

L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia ha registrato una crescita del 3,7%, in linea con il trend nazionale. 

A spiegare nel dettaglio la situazione è  Daniela Palumbo, direttrice della sede della Banca d'Italia a Genova.

Ci sono buone notizie: nel 2022 l’economia della Liguria ha continuato a crescere, così come è avvenuto nell’anno 2021, che era quello della ripresa post covid, in maniera differenziata in base ai settori produttivi. La crescita si è registrata nonostante le conseguenze del conflitto in Ucraina: possiamo  affermare che l’economia della Liguria ha dimostrato di possedere una buona capacità di reazione e di resistenza”. 

Il settore terziario, e il turismo in particolare, hanno dato il contributo maggiore: “I flussi turistici sono cresciuti del 32% e sono rafforzati dai turisti stranieri, aumentati del 70% rispetto all’anno precedente; inoltre, secondo una nostra indagine, la spesa dei turisti stranieri è cresciuta del 75%”. Nel complesso, i pernottamenti si sono portati su livelli più alti rispetto a quelli precedenti alla pandemia.

Anche nell’ambito delle costruzioni ci sono stati ottimi risultati: “Le aziende edili hanno continuato a beneficiare di agevolazioni fiscali per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica e per i lavori delle opere pubbliche. Le ore lavorate dichiarate dalle Casse edili sono aumentate del 18% rispetto all’anno precedente”.

Nell’industria in senso stretto c’è stata però una decelerazione, che si è stabilizzata verso la fine dell’anno. Si è registrato un incremento del fatturato dovuto al rialzo dei listini, e le vendite in termini reali sono aumentate in misura contenuta, di circa il 3%. Nonostante i rincari, soprattutto legati agli aumenti dei costi energetici, la redditività aziendale è stata sostenuta dall’incremento dei prezzi di vendita: oltre quattro quindi delle imprese liguri hanno conseguito un risultato economico positivo. In un contesto caratterizzato da un significativo rialzo dei tassi di interesse, il fabbisogno finanziario è stato soddisfatto anche facendo ricorso alla liquidità molto ampia che era stata accumulata negli anni precedenti dalle aziende, anche per via delle misure di agevolazione governative. 

Il cittadino comune si è dovuto confrontare, nel 2022, con un’inflazione particolarmente elevata, che ha colpito in misura diversa le famiglie liguri. Il tasso di inflazione stimato per le famiglie con minori consumo è risultato superiore rispetto a quello dei nuclei con consumi più elevati. 

Il divario è riconducibile alla maggiore rilevanza che la spesa per beni alimentari e per abitazione e utenze ha nel paniere delle famiglie meno abbienti.  

Se ci sono poche risorse a disposizione si usano per comprare ovviamente beni primari che hanno avuto incremento dei prezzi più significativo. L’inflazione sta scendendo nel 2023 e c’è una minore entità del divario tra le famiglie, sono diminuiti i costi di approvvigionamento energetico.

Per quanto riguarda i salari non ci sono stati aumenti significativi: “A livello di nucleo familiare si segnala però che ci sono stati miglioramenti, perché oggi più persone hanno un reddito e quindi a livello familiare si ha più credito per fronteggiare i consumi”. L’occupazione è cresciuta del 3,6%, trainata dalla componente dipendente, mentre sono calati i lavoratori autonomi. La disoccupazione è calata del 7% e le assunzioni hanno riguardato esclusivamente posizioni a tempo indeterminato. 

I mutui per l’acquisto di abitazioni hanno subito una decelerazione: “Nel secondo semestre c’è stata una flessione delle compravendite immobiliari e nella media dell’anno la crescita è stata di oltre il 5% quindi superiore rispetto alle aree di confronto Italia e Nord Ovest e ci sono state vendite superiori di un terzo rispetto ai livelli prepandemici. Un mercato che va bene nonostante il rialzo dei tassi di interesse sui mutui” commenta la direttrice della Banca d’Italia di Genova.

C’è stato un rallentamento del mercato del credito a fine anno, che presenta una contrazione del 3% che è la risultante di una contrazione dei prestiti del settore produttivo e di un rallentamento dei prestiti alle famiglie, soprattutto nella componente dei mutui. 

Questa contrazione dell’8,7% sicuramente è stata condizionata e influenzata da scelte di indebitamento di alcune importanti aziende, ma al netto di questo riflette un rallentamento e un indebolimento della domanda di finanziamento degli investimenti. Nell’industria in senso stretto gli investimenti sono rallentati anche del 14%, offerte più restrittive e aumento dei tassi di interesse importante che ha interessato famiglie e settore produttivo. 

Nella nostra analisi, per quando riguarda gli impatti questi rialzi, la vulnerabilità di imprese e famiglie è mitigato dal fatto che negli anni scorsi si è realizzato una ricomposizione dell’indebitamento verso le forme a tasso fisso. I tassi sono inevitabilmente aumentati”.  

Per quanto riguarda le previsioni per il 2023, spiega Palumbo: “Le prospettive a breve termine sono molto incerte perché tutto dipende dall’andamento delle tensioni geopolitiche e dell’inflazione. L’inflazione sta scendendo, a marzo era introno all’8% ma dobbiamo ancora vedere cosa accadrà. Sono più chiare le prospettive a medio e lungo periodo, se si realizzano investimenti e riforme previste dal PNRR, ma nel breve periodo abbiamo ancora delle incertezze piuttosto elevate”. 

E proprio in merito al PNRR: “Ci aspettiamo molto perché dalla realizzazione di questi investimenti dipenderà il futuro di questa regione. La realizzazione di molti interventi come quelli legati al potenziamento delle strutture portuali, ferroviarie, alla riqualificazione delle autostrade porteranno sicuramente benefici all’offerta turistica e conferiranno maggiore stabilità. 

La BCE prospetta il ritorno dell’inflazione intorno al 2% nella seconda metà del 2025. Già si sta osservando una riduzione dell’inflazione, ma continua a essere alta quindi sicuramente qualche ritocco dei tassi ci sarà quando si renderà necessario. 

La Liguria sta resistendo molto bene, sicuramente il rallentamento del credito c’è e verrà monitorato per evitare che l’aumento dei tassi possa comportare dei riflessi negativi sulla crescita economica che invece è quello che noi vogliamo perseguire” conclude.