Vi sono decine e decine di pagine nella storia della Resistenza al Nazifascismo nell'entroterra savonese, tutte colorate dal rosso delle vittime della guerra civile che sconvolse il nostro Paese negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.
Un sangue che scorse sul suolo dei nostri monti, dei nostri paese, delle nostre città. Ma anche lontano da casa, nei campi di sterminio tedeschi, come racconta la storia di Giulio Avena, uno dei dieci "Martiri di Voze" insignito nella Festa della Repubblica di ieri, 2 giugno, della Medaglia d'onore alla memoria.
E' una delle rappresentazione più plastiche di cosa significhi la guerra, del suo inevitabile strascico di morte e dolore, la storia di Giulio e degli altri nove caduti per liberare l'Italia dall'invasore tedesco sulle colline di Noli.
Era l'estate del 1944, il 6 luglio per la precisione, quando le forze nazifasciste arrestarono con l'accusa di essere partigiani il parroco don Carlo Carretta e i partigiani Giulio e il figlio Guglielmo Avena, Carlo Ardissone, Giuseppe Baracco, Giuseppe Calcagno, Guido Ganduglia, Angelo Ginepro, Eugenio Maglio, Alfonso Melonio, Attilio Minetti. Pare sia stato un delatore, forse per semplice meschina vendetta personale, a rivelare all'Ufficio Politico Investigativo di Savona l'attività partigiana nolese.
Il 14 luglio trovarono la morte, fucilati al Priamar di Savona cinque di loro, tra cui Guglielmo Avena, mentre il padre Giulio, all'epoca 42enne, venne deportato sul "Trasporto 81" al campo di Flossenburg, dove morì insieme a Baracco e Ganduglia, così come Eugenio Pertini, il fratello di Sandro. Solo Angelo Ginepro scampò alla morte per mano nazifascista.
E' stata l'Aned, presente ieri alla cerimonia col suo presidente Simone Falco, ad avviare il percorso che ha portato alla consegna dell'onorificenza non solo per Giulio Avena, ora il primo dei "Martiri di Voze" la cui memoria è celebrata dalla Repubblica, nata anche dal sacrificio di questi partigiani che hanno scritto una pagina di storia da non lasciar andare perduta.