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Curiosità | 09 aprile 2023, 08:42

L’incredibile storia dell’uovo di Pasqua, molto più che un uovo

Dal cioccolato a Fabergé, com’è nata la tradizione del simbolo pasquale più dolce che ci sia

L’incredibile storia dell’uovo di Pasqua, molto più che un uovo

«Armonia e contrasto. La bellezza nasce sempre da queste due cose» diceva François Vatel, il celeberrimo cuoco e pasticciere di corte di Luigi XIV.

Che sia dipinto o intagliato, di cioccolato o di zucchero, di terracotta o di cartapesta, l’uovo è il simbolo della Pasqua. Ma qual è la sua storia?  Vale la pena chiederselo, perché, prima di arrivare ad affollare le vetrine, di strada ne ha fatta davvero molta.

Nell’antichità

L’uovo di Pasqua è l’evoluzione di una tradizione lontana. Le origini della simbologia dell’uovo risalgono a tempi antichissimi, precedenti al Cristianesimo e ai suoi significati connessi alla Pasqua. Per i popoli più antichi, l’uovo era sinonimo di vita, nonché irrinunciabile ingrediente per energia e salute. Alcune culture pagane consideravano il cielo e la terra come due parti che unite formavano un uovo, mentre gli Egizi ritenevano che fosse il centro dei quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua.

L’uovo di Pasqua come dono

Pare che la consuetudine di portare uova di gallina in dono risalga agli antichi Persiani: in concomitanza con le celebrazioni per l’arrivo della primavera, si narra avvenisse lo scambio del prezioso alimento. L’usanza si sarebbe poi diffusa in Egitto e in Grecia, arrivando persino in Cina. Nei paesi nordici, come Russia e Scandinavia, all’uovo sembra fosse connesso un significato legato al cosmo: l’alimento rappresentava la continua rinascita nel ciclo della vita, quindi lo si celebrava con forte sacralità. Non a caso, molte uova in terracotta da sempre si scoprivano in antichi sepolcri.

La Fenice e l’Uccello di Fuoco

Era anticamente ricollegato anche alla Fenice che, secondo la leggenda, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo su cui si adagiava, lasciandosi incenerire dai raggi del Sole. Sulle ceneri nasceva l’uovo dal quale l’Uccello di Fuoco riprendeva vita.

Nel mondo Cristiano

Il Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell’uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva di Cristo risorto. L’uovo, infatti, somiglia ad un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l’uovo c’è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l’uovo diventa un simbolo di risurrezione.

Nel Medioevo

Sembra sia stato nel Medioevo che il dono delle uova decorate cominci ad affermarsi come tradizione pasquale: è in questo periodo storico, infatti, che, in Germania e nei Paesi Scandinavi, si diffuse l’abitudine di regalare uova colorate la domenica di Pasqua. Qui, tra la gente comune la consuetudine era di distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero in maniera naturale. Contestualmente, in questi Paesi si svilupparono anche le prime usanze legate all’albero pasquale: in modo simile al Natale, le ampie fronde di meli e altre piante spoglie venivano addobbate con uova sode, oggi più comunemente sostituite con cartone, plastica e polistirolo.

Nel mondo Ortodosso

Nella tradizione dei paesi balcanici e greco-ortodossi l’uovo (rigorosamente di gallina e sodo) viene colorato da secoli, un tempo di rosso, ma in seguito anche in altri colori (al giorno d’oggi si usano i coloranti alimentari della pasticceria, ma un tempo per tingere le uova si usavano prodotti vegetali, come la buccia delle cipolle rosse). Di solito il rito si svolge durante la celebrazione dell’Ultima Cena, ovvero il Giovedì Santo, per venire poi mangiato a Pasqua. Il giorno di Pasqua si compie la benedizione delle uova, che vengono distribuite tra i familiari. Prima del consumo, ognuno sceglie il proprio uovo e ingaggia una gara con gli altri commensali: vince naturalmente chi stringe in mano l’uovo che si rompe per ultimo, un segno di buon augurio per chi lo stringe tra le mani.

L’uovo di Pasqua nell’arte: Piero della Francesca

Nella celebre Pala di Brera (o Pala Montefeltro) datata 1472 circa, Piero della Francesca inserisce sul fondo architettonico, in una nicchia scolpita a conchiglia, un uovo. Secondo gli studiosi, la conchiglia sarebbe il simbolo della nuova Venere, Maria madre di Gesù Cristo. Essa sarebbe anche simbolo della bellezza eterna nonché della natura generatrice della Vergine e del suo legame con il mare e le acque. L’uovo, indentificato come uovo di struzzo, sarebbe emblema della perfezione divina. La sua posizione leggermente sfalsata rispetto all’asse mediano del quadro simboleggerebbe la superiorità della Fede rispetto alla Ragione. L’uovo perciò è un complesso richiamo al dogma della verginità di Maria, che doveva essere noto agli umanisti del XV secolo. Si rifà alla storia di Leda, sposa del re di Sparta, dove si trovava appeso in un tempio un analogo uovo, che venne fecondata da Zeus sotto forma di cigno, precorrendo la fecondazione di Maria tramite i raggi divini emanati dalla colomba dello Spirito Santo. L’uovo era anche inteso comunemente come simbolo di vita, della Creazione (Uovo “cosmico”, come detto precedentemente). In numerose chiese dell’Abissinia e dell’Oriente cristiano-ortodosso viene spesso appeso nel catino absidale un uovo proprio con quest’ultimo valore, come segno di vita, di nascita e rinascita. Questa valenza, inoltre, rimanderebbe alla nascita del figlio del duca di Montefeltro, (il committente dell’opera), tanto più che lo struzzo era uno dei simboli della sua casata. Inoltre l’uovo, illuminato da una luce uniforme esprime l’idea di uno spazio centralizzato, armonico e geometricamente equilibrato. L’idea di essere “centro e fulcro dell’Universo”.

Uova di Pasqua preziose: Fabergé

La storia dell’uovo decorato è stata esaltata dall’orafo Peter Carl Fabergé che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro III il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria. L’orafo creò per l’occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale e un pulcino d’oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì a diffondere la tradizione del dono interno all’uovo. La produzione di Fabergé fu enorme: si interruppe solo nel 1918 quando la Casa Fabergé venne nazionalizzata dai bolscevichi. L’orafo non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione Russa e morì due anni dopo.

L’uovo di cioccolato

Più recente sembra essere l’usanza dell’uovo completamente ricoperto di cioccolato, un dolce ormai immancabile per i festeggiamenti pasquali. Sulle origini del prodotto emergono le più svariate interpretazioni. La più conosciuta vede la nascita dell’uovo di cioccolato alla corte di Luigi XIV di Francia per poi estendersi altrove già dai primi decenni dell’Ottocento. Benché non vi siano prove certe che il primo uovo di Pasqua di cioccolato sia stato proprio opera sua, sappiamo che fu desiderio del Re Sole farne realizzare uno per le festività pasquali, in ossequio a una lunga tradizione che ha sempre associato la forma dell’uovo a un ideale massimo di perfezione.

La sorpresa

Se oggi nell’uovo di Pasqua troviamo una sorpresa è meritò di Fabergé. Ma non tutti su questo concordano. C’è chi ricorda come già nel Settecento, dalle parti di Torino, di fosse l’usanza di inserire un piccolo dono dentro le uova di cioccolato. Secondo quest’altra interpretazione potrebbero essere stati quindi i Piemontesi, maestri nell’arte del cioccolato, i primi a lanciare la moda delle uova pasquali con sorpresa. E l’aggiunta, al suo interno, di un regalo è stata la molla della sua popolarità in ambito commerciale, in particolar modo tra i più piccoli… e non solo: si sa, per l’uovo di Pasqua, non c’è età!

Uova di Pasqua da record

Non è veramente Pasqua se non si parla di uova. Sono loro le vere protagoniste di questa festività. Ce ne sono di tanti gusti… e misure. Un esempio? A Cinzano l’uovo di Pasqua è servito in piazza Europa: non di cioccolato, ma di tanti quadretti di lana colorata, fatti dalle sapienti mani di chi sa usare l’uncinetto con una straordinaria abilità. Una vera e propria opera d’arte a disposizione della popolazione e degli occhi dei viaggiatori che si trovano a passare nella piccola, ma creativa frazione di Santa Vittoria d’Alba, percorrendo la SS 231, in direzione Alba o Bra. È alto più di tre metri, ha una struttura in ferro, frutto di un lungo lavoro e alla base si trova l’immagine di una colomba che porta nel becco un ramoscello di ulivo per un augurio di pace. Eccola la “sorpresa” più bella nell’uovo pasquale!

Silvia Gullino

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