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Economia | 28 marzo 2023, 12:00

Pasqua 2023: un volo di colombe Albertengo. I piemontesi sono fatti di un’altra pasta!

I fratelli Livia e Massimo Albertengo, con la mamma Caterina, guidano, a Torre San Giorgio, in provincia di Cuneo, l’azienda che porta dal 1905 il nome di famiglia

Pasqua 2023: un volo di colombe Albertengo. I piemontesi sono fatti di un’altra pasta!

Famiglia Albertengo

L’hanno ereditata da papà Domenico, che a sua volta ha raccolto la tradizione del nonno Michele e del bisnonno Giovanni Battista, tutti artigiani dell’arte bianca.

Da piccolo forno di paese qual era a metà dello scorso secolo, oggi Albertengo si è trasformata in una grande azienda moderna che ha fatto tesoro dell’esperienza delle origini.

Il rispetto per le persone, innanzitutto, e la conoscenza delle materie prime di qualità, delle tecniche e delle lavorazioni hanno reso Albertengo un marchio noto in Italia e all’estero per la produzione dei lievitati da ricorrenza. 

La mission di Albertengo è da sempre quella di perseguire la qualità a 360 gradi, investendo in ricerca e innovazione e migliorando i prodotti rimanendo fedeli alla tradizione.

Novità Pasqua 2023

Per la Pasqua 2023 Albertengo firma tre novità. La prima è un nuovo prodotto della Selezione Piemonte: la Colomba Pandorata Gourmet, un soffice impasto con burro di filiera e uova a km 0, da gustare spolverata con zucchero a velo. Le altre novità sono: la Colomba Bigné, un soffice impasto senza canditi e uvetta farcito con crema pasticcera e la Colomba al Pistacchio senza canditi e uvetta farcita con crema al pistacchio.

Una famiglia di panificatori

Gli Albertengo hanno “le mani in pasta” da circa due secoli. La tradizione non si è mai interrotta: era panettiere il bisnonno di Livia e Massimo, Giovanni Battista, così come i nonni Michele e Lucia. È stato panettiere il papà, Domenico, che, appreso il mestiere, seppe però intuire la grande trasformazione del secondo Dopoguerra in Italia, quel “miracolo italiano” che portò alla ribalta nazionale due dolci della tradizione locale: il Panettone e la Colomba.

Il Dopoguerra: dal pane ai dolci

La cultura del pane - che era sempre stato prodotto nel laboratorio di Torre San Giorgio con le farine locali, il lievito naturale rinnovato di giorno in giorno nell’impasto e cotto nel forno a legna - fu alla base della svolta all’epoca della ripresa degli anni Cinquanta.

Fino a quel momento il pane aveva rappresentato la base della dieta italiana. In pochi anni il consumo di dolci non fu più considerato un voluttuario appannaggio delle classi agiate, ma entrò nella vita quotidiana di molti.

Gli Albertengo arricchirono la loro produzione con dolci da forno della tradizione: dapprima torcetti e savoiardi, che venivano caricati al mattino presto sulla Giardinetta di Domenico per essere venduti ai negozi vicini.

L’insegna del negozio cambiò: “Panetteria - Pasticceria di Domenico Albertengo”; si producevano anche biscotti all’uovo, paste lievitate, fette biscottate.

Insieme a Domenico, all’epoca giovanissimo, c’era la moglie Caterina, che lo affiancava e credeva in lui e nei suoi progetti. Ancora oggi, da presidente, Caterina segue con occhio attento le scelte, la crescita dell’azienda e dei nipoti Giorgia e Amedeo, figli di Massimo e futuri eredi della Albertengo.

Anni ’50: dai dolci ai lievitati da ricorrenza

Nell’autunno del 1950, in vista del Natale, Domenico Albertengo iniziò a impastare i primi Panettoni: 300 chili. Si era costruito una macchina apposta per farlo. Continuò in primavera con le Colombe in vista di Pasqua. L’anno successivo, sull’onda del successo dei primi, ne produsse cinque volte tanti, per 1500 chilogrammi complessivi. La produzione di lievitati da ricorrenza fino agli anni Sessanta, si svolse nella vecchia casa del nonno, nel centro di Torre San Giorgio e affiancò la panetteria.

Ma c’era un motto che distingueva Domenico Albertengo: “Nelle processioni o canti o porti la croce, se no ti manca il fiato. Le due cose insieme non le puoi fare”. Insomma, la filosofia di fondo era quella della specializzazione, così nel 1988 la produzione di lievitati da ricorrenza prese il sopravvento e Albertengo divenne un’azienda monoprodotto.

Oggi: i lievitati da ricorrenza Albertengo

Rispetto e costanza della qualità artigianale, mantenimento della lavorazione secondo le linee guida della lievitazione naturale nella “camera bianca”, dei tempi necessari di lievitazione e di cottura: in tutti questi anni la produzione si è affinata  e modernizzata, ma molte fasi avvengono ancora oggi manualmente, per mantenere un controllo costante.
I fornitori delle materie prime sono stati selezionati negli anni e molto raramente cambiano: farine, uova, burro, uvette, canditi, altra frutta.
Da questi rapporti di lunga data nasce il “protocollo Albertengo”, che consente un minuzioso controllo di tutta la filiera, una tracciabilità documentata e una eccezionale stabilità dei prodotti.

Tutti accorgimenti atti a garantire l’assoluta qualità del prodotto: dall’aspetto al profumo, alla sofficità e al sapore.

Selezioni Speciali

Il legame della famiglia Albertengo con il Piemonte, e in particolare il Cuneese, si esprime ai massimi livelli nelle Selezioni Speciali: lievitati da ricorrenza gourmet, realizzati con materie prime del territorio. Impasti soffici con burro di filiera piemontese, uova a km 0, moscato prodotto sulle dolci colline delle Langhe, il cioccolato di Guido Gobino, le Nocciole Piemonte Igp delle Langhe coltivate nell’azienda agricola che Albertengo ha creato a Levice, in Alta Langa. Vengono usate per la glassa o intere per decorare le Colombe.

La Selezione Piemonte

Se solo si alzano gli occhi al cielo, dal laboratorio di Albertengo, il “Re di pietra” è sempre lì a ricordarlo: siamo in Piemonte, e questo è un punto di orgoglio sembra dire il Monviso.

Il Piemonte è terra di storia e di sapori: piemontesi da generazioni, gli Albertengo hanno lanciato una nuova linea in cui sono protagoniste alcune eccezionali materie prime che il Piemonte regala: ecco la “Selezione Piemonte” caratterizzata dalla nocciola Piemonte IGP delle Langhe, regina dell’Alta Langa, coltivata nell’azienda agricola Albertengo di Levice e riconosciuta come la migliore nocciola al mondo, viene utilizzata sia nella glassa che nella decorazione; dal burro di panna ricavato da latte piemontese, trasformato da un’azienda vicinissima ad Albertengo in una filiera controllata per garantire gusto e qualità; dal vino Moscato delle colline di Santo Stefano Belbo, dolce e aromatico, un’eccellenza vinicola piemontese.

Gran Piemonte al Moscato: glassata, decorata con nocciole intere senza scorze di agrumi, preparata con il burro di filiera piemontese, il vino Moscato di Santo Stefano Belbo e le nocciole coltivate nell’azienda agricola Albertengo di Levice in Alta Langa; 

Ricetta Antica: glassata, decorata con nocciole intere e arancia candita, preparata con burro di filiera piemontese e nocciole coltivate nell’azienda agricola Albertengo di Levice in Alta Langa;

Pera e Cioccolato: ricco di morbidi pezzi di pera e gocce di cioccolato, ricoperto con glassa e decorato con nocciole intere. 

Progetto Nocciole in Alta Langa: la Tenuta San Giorgio Pian delle Violette

Dal 2012, Albertengo ha avviato un progetto agricolo per produrre nocciole in Alta Langa. Dieci anni fa, si è cominciato a mettere insieme i terreni e si è sistemata l’area che oggi è la Tenuta San Giorgio Pian delle Violette a Levice: 14 ettari tutti impiantati a nocciole. Sono 7 mila piante. La prima raccolta è avvenuta ad agosto 2019. Per produrre la glassa e decorare con nocciole intere il panettone Albertengo si utilizzano solo nocciole dell’Alta Langa prodotte nella azienda di famiglia. La macinatura della glassa avviene ancora oggi con la lavorazione a pietra.   

Trent’anni di lievitati ai vini

Albertengo nasce in Piemonte, una terra di grandi vini e di forte cultura enologica: misurarsi con ricette che esaltano questo ingrediente e questa tradizione straordinaria è stato un passo importante e allo stesso tempo una sfida. Così alla fine degli anni ‘80, sollecitati da clienti e amici, gli Albertengo hanno iniziato a utilizzare il vino come ingrediente dei lievitati da ricorrenza. Sono stati pionieri: i primi esperimenti sono stati fatti con il Moscato d’Asti, a cui si sono aggiunti i passiti di Moscato, il passito di Pantelleria, la grappa, i distillati, il Brachetto d’Acqui e il vin santo. All’impasto non vengono aggiunti solo vini dolci: funzionano anche unioni meno convenzionali, come quelle con Fiano, Torcolato e Albana. La produzione di lievitati al vino ha raggiunto dimensioni importanti: quasi un quarto della produzione Albertengo. Sono disponibili in tutti i formati, da 100 grammi a 20 chili per i Panettoni; fino a 3 chili per le Colombe.

Grandi formati: i lievitati “fuori misura”

Albertengo è specializzata nella produzione di maxi formati dei lievitati classici e al vino: le Colombe arrivano fino a 3 chili, mentre per i Panettoni sono disponibili maxi formati da 5, 10 e 20 chili. I primi lievitati “big size” uscirono dal forno costruito appositamente nel 1981: erano 16 e pesavano 4 chili l’uno. Un esperimento riuscito e oggi consolidato.

Le collaborazioni

Albertengo da molti anni produce prodotti a marchio su ricetta specifica del cliente; ne sono esempio decine di affezionati clienti che da anni si affidano all’azienda di Torre San Giorgio per fare produrre i loro prodotti di specialità. Tra questi, lo chef stellato Daniel Canzian, l’azienda vinicola Ceretto di Alba, l’azienda vinicola Coppo di Canelli e il Birrificio Baladin.

Marchio Storico

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha assegnato all’azienda Albertengo il riconoscimento di «Marchio storico di interesse nazionale». Viene dato a chi può dimostrare l'uso continuativo, da almeno cinquanta anni, di un marchio utilizzato per la commercializzazione di prodotti. Il logo Albertengo è di proprietà della famiglia e viene usato ininterrotamente dal 1905, benché l’attività sia molto più antica. Per la famiglia Albertengo, è un riconoscimento importante del lavoro di salvaguardia del Made in Italy e dell’orgoglio piemontese, svolto in oltre due secoli dalle varie generazioni.

I.P.

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