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Attualità | 10 marzo 2023, 09:48

Cibo sintetico, insetti, clima: le sfide di Coldiretti. Il direttore Ciotta: "Preoccupati, rischi per salute e imprese"

Chiarissimo il quadro della situazione tracciato da Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Savona, con diversi problemi nei diversi settori, “ma non è tutto nero: il turismo sta andando benissimo”

Cibo sintetico, insetti, clima: le sfide di Coldiretti. Il direttore Ciotta: “Preoccupati, rischi per salute e imprese”

Abbiamo diverse sfide da affrontare per il futuro e le affronteremo, come sempre, con il duro lavoro che contraddistingue tutte le nostre azioni”. Chiarissimo il quadro della situazione tracciato da Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Savona, ai microfoni di Savonanews.

Ciotta si è soffermato in particolare sui fattori che segnano in modo incisivo l’andamento dei settori di agricoltura/floricoltura, olivicolo e zootecnico: la pandemia, il conflitto Ucraina-Russia, l’emergenza idrica, la carenza di forza lavoro. Ma non solo: a destare preoccupazione anche il cibo sintetico e l’introduzione delle farine di insetti.

Attualmente, c’è una situazione di incertezza per il settore floricolo, che ha una produzione di circa 150milioni di vasi, di cui un buon 80/85% va nel centro e nord Europa e solo in minima parte resta in Italia. Alle porte della stagione di vendita delle aromatiche e delle margherite di Albenga, a fronte degli aumenti dovuti ai costi più elevati affrontati dalle aziende, il mercato come si comporterà?

Ora siamo in una situazione di attesa, i nodi si potranno sciogliere a campagna avviata, per fine marzo, inizio aprile – spiega Ciotta -. Quest’anno la produzione ha registrato costi più elevati, per il riflesso del caro-prezzi generale, dai concimi, ai vasi, alla torba, alle talee. La pianta non è un bene di prima necessità, anche se, ad esempio le aromatiche vanno nel ciclo dell’alimentazione. Bisogna vedere se i consumatori potranno continuare ad acquistare le nostre aromatiche e i nostri fiori o se faranno scelte in base alle priorità. Il conto lo faremo con la capacità reale di spesa dei consumatori. Questi tre anni non sono stati facili per l’Europa, per la pandemia, anche se di fatto non aveva influito molto sulla capacità di spesa, invece il caro-prezzi, dovuto un po’ al conflitto Ucraina-Russia un po’ alle speculazioni in atto, sì, ma ancora non sappiamo quanto abbia inciso sulla disponibilità economica delle famiglie”.

C’è un cauto ottimismo sul tema, che si fonda sulla “cultura del fiore” radicata nei popoli nordici. “Balcone o giardino fiorito rappresenta un comfort estetico a cui viene data molta importanza – spiega Ciotta -. Equivale a una qualità della vita più alta; in Germania o in Norvegia, per esempio, il valore estetico ha grande rilevanza”.

Ora per il settore floricolo occorre attendere che il clima in Germania abbandoni le rigidità invernali, per cedere il passo alla primavera. Sarà in quel momento che inizieranno le vendite. “Siamo abbastanza fiduciosi, però – rassicura il direttore di Coldiretti Savona -, l’esordio non desta particolari preoccupazioni, ma tra una ventina di giorni sicuramente la fotografia della situazione sarà più nitida”.

Altro settore caro a Coldiretti è l’olivicolo, su cui i cambiamenti climatici hanno inciso in modo significativo. “La filiera olivicola sconta 5 anni di non ottima produzione dal punto di vista quantitativo a causa degli effetti climatici – afferma Ciotta -. Nel 2023 abbiamo avuto una media produzione, ma dopo i due anni precedenti di scarsità, il prodotto manca e si fa molta fatica”.

Un esempio: abbiamo avuto un inverno particolarmente asciutto e abbiamo un problema strutturale in tutta Italia della capacità di invaso, piove molto meno e le piogge si concentrano, scorrono e non vanno a finire nelle falde acquifere – spiega -. L’acqua invasata in tante regioni è il 30-40% della media degli ultimi trent’anni, questo si ripercuoterà sulle irrigazioni di sostegno che dovremmo fare nei mesi estivi. Per l’agricoltura potrebbe rappresentare un grandissimo problema. Purtroppo, degli ultimi cinque anni, solo uno e mezzo è stato buono”.

Questa, in buona sostanza la situazione sui campi e, inevitabilmente, sulle produzioni, ma i bilanci economici non sono negativi, “solo perché le aziende operano molta diversificazione, quindi riescono a compensare con altri settori meno penalizzati. Ora ci auguriamo un mese di marzo con piogge, ma difficile recuperare”.

Una situazione non felicissima si registra anche nello zootecnico, “perché per prato, fieno e tutta la capacità produttiva di alimenti, già la Liguria non è strutturata, e quel poco che abbiamo produce quasi la metà rispetto al passato. Per soddisfare il fabbisogno della stalla, le aziende sono costrette a comprare da fuori regione, con prezzi che attualmente sono 8 volte rispetto a prima”.

Certo, dietro a un vaso di rosmarino, a una bottiglia di olio o a un pezzo di carne, spesso non si riflette sulle problematiche di vario genere, ma di fatto dovute al costante cambiamento del mondo, che l’azienda affronta per garantire la fornitura. Continuare a lavorare e a produrre è praticamente una sfida quotidiana. Tra i temi caldi, anche la carenza di forza lavoro. “30 o 40 anni fa, uno che non aveva voglia di studiare, poteva fare l’operaio agricolo – spiega -. Ora non è più così. L’agricoltura si è talmente innovata e ha rinnovato i propri asset produttivi, che ci vogliono conoscenze, competenze specifiche e una professionalità ben precisa. C’è sempre più difficoltà a trovare le professionalità richieste tra la forza lavoro disponibile”. Eppure, la risposta dovrebbe risiedere nella formazione scolastica, ma Ciotta puntualizza che “la scuola di settore dà sì cognizione di base, ma non abbiamo percorsi formativi veramente coincidenti con le esigenze delle imprese. C’è ancora distanza tra scuola e mondo del lavoro e questo crea difficoltà. Anche se ci stiamo evolvendo e oggi ci sono tanti percorsi e opportunità per i giovani, l’alunno ha la possibilità di vivere momenti di vita all’interno dell’impresa, ma non siamo ancora in linea”.

Ma non è tutto nero. “Grande riscontro invece sul turismo, nella nostra regione e nella provincia di Savona. Abbiamo registrato un 2022 stupendo, di grande ripresa, siamo ai numeri di pre-pandemia e anche di più. Il mercato di riferimento è sempre centro e nord Europa, popoli importantissimi per il nostro turismo”.

Qualche soddisfazione, ma tante le problematiche al centro dell’attenzione di Coldiretti, quindi, e alcune importanti sfide: le risorse idriche, il cibo sintetico, l’introduzione di farine di insetti. “Noi ci stiamo opponendo alla produzione in laboratorio di cibo, carne soprattutto, ingressi come polvere di grillo etc. Non è questione di preconcetti. Nella nostra cultura questo sconvolge, soprattutto dopo tanti anni di duro lavoro per valorizzare le produzioni enogastronomiche Made in Italy, il più copiato nel mondo. Così mettiamo a rischio il lavoro fatto e le nostre imprese – spiega il direttore Coldiretti -. Sull’alimentazione, se scienziati e consumatori hanno fatto della dieta mediterranea un valore aggiunto, ci sarà un motivo. Svenderlo è follia pura, fonte di grande preoccupazione, mette a rischio tutto il nostro tessuto imprenditoriale”.

“La standardizzazione del cibo prodotto in laboratorio è dannosa, incide sulla nostra salute, sul nostro dna. Questa omologazione potrebbe portarci un domani a essere tutti uguali. E poi - conclude -, farine di insetti: qual è il beneficio? Così si può compromettere il duro lavoro fatto nell’arco degli ultimi 50 anni per rafforzare e consolidare la cultura del buon cibo italiano”.

Maria Gramaglia

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