Attualità - 11 febbraio 2023, 17:21

1 Comune su 5 in Italia è in disavanzo, scatta la campagna "Riprendiamoci il Comune": obiettivo 50mila firme per la riforma della finanza locale

Numerose sono le amministrazioni locali schiacciate da un costo del debito che "rimane assai oneroso"

1 Comune su 5 in Italia è in disavanzo. Ecco perché gli ultimi dati della Fondazione IFEL (ANCI) confermano l'urgenza della campagna "Riprendiamoci il Comune". Un Comune italiano su cinque è in disavanzo, con un'alta concentrazione al Sud (6 su 10 in Calabria) ma anche una forte espansione al Centro (4 su 10 nel Lazio). E manca un intervento organico per rinnovare gli strumenti di superamento delle crisi finanziarie. 

Il tutto mentre la spesa per il personale rimane inchiodata: dal 2010 al 2020 il numero di dipendenti comunali nel nostro Paese si è ridotto del 24% (-112mila unità in servizio), e nello stesso periodo la spesa per il personale si è ridotta del 19% (-3 miliardi di euro). I dati diffusi a fine gennaio dall'Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL, Fondazione Anci) nell'ambito della 11esima Conferenza sulla finanza e l'economia locale ribadiscono l'urgenza della campagna "Riprendiamoci il Comune", che punta a raccogliere nei prossimi mesi 50mila firme a sostegno di due proposte di legge di iniziativa popolare per la riforma della finanza locale e la ripubblicizzazione della Cassa depositi e prestiti.

Con la prima proposta -"Principi e disposizioni per la riforma della finanza pubblica locale” - si vuole cambiare radicalmente le regole di austerità che da trent'anni governano la gestione economica e finanziaria dei Comuni e delle Province. Con la seconda -"Principi e disposizioni per la tutela del risparmio e per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti"- si vuole ottenere un ribaltamento della missione di Cdp, riportandola al servizio delle comunità locali e non invece dei grandi interessi della rendita, della finanza e delle privatizzazioni.

"I Dati IFEL confermano che avere come unico parametro di riferimento le politiche di austerità depaupera Comuni e comunità territoriali di beni comuni, servizi pubblici e saperi tecnici, osserva Marco Bersani di ATTAC Italia e tra i promotori della campagna 'Riprendiamoci il Comune'. I Comuni, pur concorrendo solo per l'1,5% al debito pubblico nazionale, sono stati resi strutturalmente impossibilitati a svolgere la loro funzione pubblica e sociale. Solo con una profonda riforma della finanza locale e solo restituendo un ruolo di servizio pubblico a Cassa Depositi e Prestiti, come propongono le nostre due proposte di legge d'iniziativa popolare, si potrà invertire la rotta. Tanto più che oggi i Comuni e le comunità territoriali devono affrontare sfide fondamentali come la conversione ecologica e l'emergenza sociale".

Come noto i Comuni sono stati duramente colpiti dalla crisi generata dalla fase pandemica 2020-2021, come ricorda l'IFEL, "dovendo contare principalmente su entrate proprie rigide ed esposte agli effetti di blocco della mobilità". Il combinato disposto tra la pandemia e un quadro normativo che ha finito per strozzare gli enti locali e pregiudicarne la funzione pubblica, ha prodotto quella che per IFEL è una "area di crisi ben più vasta rispetto ai casi di dissesto e predissesto".

Numerose sono le amministrazioni locali schiacciate da un costo del debito che "rimane assai oneroso", pari a 4 miliardi di euro su scala nazionale nel 2021. L'incidenza dei costi dei mutui è destinata a crescere, come dimostra il tracollo della spesa corrente comunale nel decennio 2010-2019: -15% quello stimato a valori costanti, pari a oltre 6 miliardi di euro in meno. Questo si tradurrà sempre di più nell'aumento dell’incidenza nella spesa corrente della spesa “obbligatoria” (mutui in particolare) rispetto alle spese per migliorare la qualità della vita, come servizi sociali, culturali, casa, trasporti pubblici.

IFEL evidenzia poi un altro "scandalo", cioè la mancata ristrutturazione del debito nonostante una legge dello Stato l'abbia esplicitamente prevista: "La legge di bilancio 2020 aveva introdotto un dispositivo di vera ristrutturazione del debito degli enti locali. Tuttavia, anche a causa della crisi pandemica contestualmente intervenuta, questa disposizione non ha fin qui conosciuto alcuna fase attuativa”. La sostanza, quindi, è che la ristrutturazione dei debiti degli enti locali non si vuole attuare. I tassi dei mutui compresi quelli di Cassa depositi e prestiti restano alti e gli oneri finanziari “mangiano” disponibilità per spese sociali.

È così che Comuni privi di risorse e personale rischiano di essere travolti dal carico amministrativo che sta comportando il Piano nazionale di ripresa e resilienza. IFEL infatti osserva come "desta crescente preoccupazione il mancato decollo del nuovo regime assunzionale basato sulla 'sostenibilità finanziaria' (insieme alla persistente 'corsa ad ostacoli' che caratterizza i percorsi di assunzione)".

"Le prospettive per il 2023 sono negative per l’ennesimo venire meno di trasferimenti statali, dopo i contributi straordinari 2020/2021 per il Covid-19 e nel 2022 per i consumi energetici, e l’attribuzione di risorse vincolate che non incidono sugli equilibri di bilancio -afferma Corrado Conti, esperto di finanza pubblica, già dirigente al Bilancio della Provincia di Lecco e promotore di 'Riprendiamoci il Comune'-. La stagione dei tagli delle risorse continua e aumentano le difficoltà. Senza una profonda riforma della finanza locale non potrà che aumentare il numero di enti in disavanzo e in dissesto".

Comunicato Stampa