Attualità - 09 febbraio 2023, 13:30

Sanac di Vado, l'rsu sbatte i pugni sul tavolo: "Ad oggi nessun incontro con il Ministero, chiediamo un tavolo regionale permanente"

Il terzo bando di gara per l'acquisizione era andato deserto e i commissari straordinari stanno pensando allo spacchettamento dei 4 stabilimenti

"Nel merito delle ultime considerazioni apprese sull'attenzione massima e la situazione sotto controllo sulle crisi industriali provinciali da parte della Regione Liguria, la RSU di stabilimento SANAC Vado Ligure, azienda facente parte di queste crisi, ricorda che la situazione attuale è di un'azienda dal 2015 messa in vendita, al terzo bando di gara andato insoluto, con una prospettiva del prossimo imminente futuro di fermata delle produzioni e di cassa integrazione a zero ore".

A dirlo è la rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori dello stabilimento vadese che ancora una volta esprimono la loro preoccupazione circa la situazione di difficoltà in cui versano da anni.

"La RSU insieme a tutti i lavoratori ricordano che a oggi non si è riusciti ad ottenere un incontro al MIMIT nonostante le innumerevoli richieste e solleciti inoltrati al ministero da parte delle segreterie sindacali nazionali e provinciali" proseguono.

"A fronte di tutto ciò rinnoviamo la richiesta di un tavolo di confronto permanente regionale in modo tale che ci siano fornite delle adeguate risposte per risolvere questa, quasi decennale, crisi industriale palesemente fuori controllo" conclude la rsu aziendale di Sanac.

I sindacati e la rsu dello stabilimento di Vado Ligure ( e delle altre tre fabbriche italiane, 400 lavoratori di cui una settantina nello stabilimento vadese) lo scorso gennaio avevano esposto la loro criticità dopo che gli amministratori straordinari avevano annunciato alle segreterie territoriali e nazionali la mancata presentazione di offerte al terzo bando di acquisizione con RHI e Dalmia che si sono ritirate dalla corsa.

Ora i commissari hanno passato "la patata bollente" in mano al Ministero delle imprese e del made in Italy.

Al momento potrebbero essere tre le strade: la sospensione temporanea a fine marzo di due fabbriche che potrebbe essere Vado e Grogastu e poi la sospensione delle altre due Massa e Gattinara.

Oppure ancora peggio la sospensione di tutte e 4 le fabbriche e lo spacchettamento con la vendita singola di ogni asset.

LA CRONISTORIA

Sanac è un'azienda controllata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, attualmente in amministrazione straordinaria, e fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60% del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto. È stata da sempre legata alle vicissitudini della siderurgia nazionale, anche quando i processi di privatizzazione, a metà anni '90, l'hanno fatta confluire nel Gruppo Riva, che aveva nel contempo acquisito le acciaierie del Paese. Le vicende che hanno travolto lo stesso Gruppo Riva agli inizi degli anni 2010 l’hanno collocata, unitamente agli impianti siderurgici, in amministrazione straordinaria con gestione commissariale.

"Nel 2018, un nuovo accordo con il colosso Franco-Indiano di Arcelor Mittal sulla gestione delle acciaierie ex Ilva, ha aperto uno spiraglio circa il definitivo assetto societario e la conseguente stabilità lavorativa per i circa 300 dipendenti del Gruppo Sanac - avevano spiegato le organizzazioni sindacali in una lettera inviata al neo Ministro delle Imprese e del Made in Italy Alfonso Urso - Nel 2019 ArcelorMittal Italia si aggiudica il primo bando di gara per l'acquisizione di Sanac che tuttavia non perfeziona mai, temporeggiando per anni con fidejussioni bancarie, allo scadere delle quali nel 2022, decadendo il bando stesso, obbliga i commissari a rimettere in vendita la Sanac, attraverso un nuovo ulteriore bando di gara. Questo nuovo bando di gara purtroppo è risultato inutile a causa della mancanza di offerte utili al rilancio del gruppo. Si è proceduto di conseguenza, ad emettere un terzo bando di gara per il quale, come termine per la presentazione delle manifestazioni d'interesse, è indicato il 7 novembre prossimo. Ad oggi non ci sono certezze rispetto alle prospettive produttive del gruppo, mentre si acuiscono le preoccupazioni circa le ricadute occupazionali le cui conseguenze potrebbero avere effetti su diversi territori nazionali (Sanac ha stabilimenti nelle province di Vercelli, Savona, Massa Carrara e Cagliari)".

L’aspetto che desta perplessità e preoccupazione nei sindacati è il comportamento di Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti siderurgici ex-Ilva) che da azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, ha deciso di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac da circa un anno.

Due erano le manifestazioni d'interesse presentate per l'acquisizione dell'azienda: RHI e Dalmia. La prima, multinazionale austriaca, leader mondiale per la produzione di refrattari e la seconda, colosso indiano che si era già presentato al secondo bando per poi ritirarsi. Rhi aveva annunciato sul suo sito di aver acquistato refrattari proprio da Dalmia. Un ulteriore sviluppo che non faceva star tranquilli i sindacati e i dipendenti.

Lo scorso 12 dicembre poi un ulteriore goccia che aveva traboccare il vaso. Era infatti arrivato il divieto dell'azienda di svolgere l'assemblea sindacale all'interno dello stabilimento per motivi di sicurezza con lo stop all'ingresso principalmente per i lavoratori in cassa integrazione. Questa la decisione che aveva portato con amarezza e sconcerto i rappresentanti sindacali e dipendenti della Sanac di Vado Ligure a riunirsi nel parcheggio di fronte all'azienda. L'assemblea era stata disposta per illustrare ai lavoratori gli argomenti trattati durante l'incontro al Ministero a Roma.