Questa settimana la rubrica #ILBELLOCISALVERÀ fa una tappa diffusa in tutto il savonese, per raccontare di un artista che ha realizzato opere uniche e straordinarie nel nostro territorio: è Mario Nebiolo.
Risale a pochi giorni fa l’inaugurazione dell’ultima scultura da lui realizzata e installata ad Albenga, in Lungocenta Croce Bianca: il Monumento al Volontario. L’opera, realizzata in pietra rosa di Verezzi, è stata commissionata per le celebrazioni del 110° anniversario dalla fondazione della P. A. Croce Bianca ingauna.
Mario Nebiolo è un ex medico del Pronto Soccorso, prima di Albenga e poi di Pietra Ligure, e pittore acrobatico. Classe 1956, nato a Rivoli, ma savonese di adozione, dipinge e arrampica fin da ragazzo. È riuscito a unire le sue due grandi passioni grazie al suo estro e allo spiccato talento artistico. Ha realizzato opere straordinarie e uniche in Italia, come il “museo outdoor in verticale”, ovvero la Via Ferrata degli Artisti, sulla Costa dei Balzi Rossi a Magliolo, in Val Maremola. Qui ha realizzato opere d’arte a metà tra pittura e scultura che evocano figure umane, ricavate nella roccia.
Lo scorrere del tempo e gli agenti atmosferici modificano queste figure e offrono al visitatore lo spunto per immaginarne altre, visibili dalle fessure o striature della roccia o nei profili delle creste. Affascinato dagli ambienti naturali, è intervenuto in diversi siti con la sua pittura su pareti di roccia dove, sfruttandone le pieghe e i volumi, ha messo in evidenza figure umane che “escono” con le sue pennellate lievi.
Inoltre, nell’ambito di progetti di recupero ambientale in accordo con diversi Comuni, la sua forma espressiva, unica nel suo genere, gli ha consentito la realizzazione di opere in luoghi già “contaminati” dall’uomo, con risultati straordinari. Su pareti di cava, in ambienti degradati e tra ruderi di roccia friabile, su muraglioni cittadini di roccia e cemento, tra le sue opere più importanti spiccano il muraglione di via Dino Col a Genova, le opere nelle Cave del Bric del Frate e Pian Cornei nel finalese e la magnifica Ferrata degli Artisti a Magliolo.
Le sue performance artistiche hanno un forte legame con i “limiti” della vita. Dipingere in salita, scalando, può rappresentare infatti una metafora. Riesce a lavorare la roccia o la parete solo dopo aver superato un ostacolo iniziale, così come nella vita ognuno ne ha da superare. E per andare oltre quei limiti, bisogna mettersi in gioco, con determinazione. Cogliere e scegliere la sfida per andare oltre le difficoltà. Quindi, sui muri e sulle rocce lavorate da Nebiolo e oggi così belle, c’è un messaggio che va oltre ciò che è visibile agli occhi e che va dritto al cuore.
Ultimamente, Nebiolo ha diminuito l’attività di arrampicata e si dedica prevalentemente alla scultura, realizzando opere installate in molti Comuni del savonese. Utilizzando la pietra del Finale o di Verezzi, scolpisce figure umane e situazioni quotidiane. Come per la pittura acrobatica sulle pareti di roccia, si lascia ispirare dal contesto, dalla routine, spesso dalle persone che realmente incontra. Quindi contadini, il lavoro dei cavatori, profughi, un atleta ai blocchi di partenza, nonni, persone in difficoltà prendono vita dalla pietra plasmata dalle sue mani abili e pazienti e dal suo grande talento artistico.
Ad Albenga, da qualche giorno, i valori alti e profondi quali solidarietà, amicizia e legame reciproco nella ricerca del bene comune sono ora rappresentati da Nebiolo con la scultura che ritrae un uomo che sostiene per le braccia una giovane donna e insieme si aggrappano a un masso, per simboleggiare l’unione dei destini. “Per la realizzazione della statua ho pensato a un momento di un salvataggio, di un soccorso. Chi chiede aiuto e chi lo presta talvolta possono rischiare la vita. In quel preciso momento c’è unione, la vita di uno è legata a quella dell’altro. È la pietra stessa che mi ha suggerito quella soluzione – spiega l’artista -. Quel blocco di pietra di Verezzi in particolare è piena di fossili e cristalli”.
Certo l’ispirazione non può mancare a un ex medico del Pronto Soccorso, che ha dedicato tutta la sua attività professionale a salvare vite umane. Sa cosa si prova. Conosce fin troppo bene certe emozioni, come conferma Nebiolo: “Ho lavorato per 21 anni nel Pronto Soccorso del Santa Corona a Pietra e, prima ancora, al Santa Maria di Misericordia di Albenga. Sono stato spesso sulle ambulanze della Croce Bianca ingauna, quando mi è capitato di accompagnare malati in ospedale. Ho ricordi piacevoli, di amicizia, ma purtroppo anche molto drammatici. Per me ha un significato particolare quest’opera, è stata un’emozione e un onore poterla realizzare”.