Nel 2021 il 63% degli italiani aveva dichiarato di acquistare alberi sintetici. Una scelta sicuramente a basso costo, spinta da ragioni economiche e logistiche, ma dal pesantissimo impatto ambientale, soprattutto per la realizzazione e il trasporto degli stessi alberi, che richiede un importante consumo di petrolio e implica una produzione di gas a effetto serra. Ma non solo: si stima siano necessari oltre 200 anni prima della degradazione di un albero di plastica nell’ambiente, senza contare la diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare. L’albero naturale italiano, invece, in grado di conciliare il rispetto della tradizione con quello per l’ambiente, pare essere tornato in voga in questo 2022 che, nonostante gli esiti della crisi e gli incessanti rincari che continuano a colpire famiglie e imprese, si conferma sempre più sostenibile, consapevole e rispettoso del Pianeta.
In controtendenza con il massiccio acquisto di alberi di plastica perpetrato nel corso degli ultimi decenni – che, con l’incremento dei prezzi di produzione, finiscono per costare cari e inquinare – è infatti partita la sperimentazione degli alberi di Natale veri a noleggio, promossa in versione “pilota” da Coldiretti e Campagna Amica con il fine ultimo di “andare incontro alle difficoltà vissute da molte famiglie nella gestione di un abete vero – spiega la Confederazione – che hanno poco spazio in casa o nessun giardino per ospitarlo, offrendo altresì la possibilità di riportare l’esemplare acquistato al vivaio una volta terminate le festività, dove il nostro “amico verde” verrà custodito e accudito fino al prossimo Natale grazie all’impiego di vasi particolari che, tramite dei fori, permettono alle radici di tornare a crescere una volta ripiantati”. Gli alberi, una volta spogliati degli addobbi, potranno infatti essere riconsegnati al vivaio ottenendo indietro la metà del prezzo pagato.
“L’iniziativa parte dalla Toscana, culla italiana degli alberi di Natale – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – ma si pensa nel prossimo futuro di allargare la sperimentazione a una più ampia scala. L’albero naturale concilia, infatti, il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente, a differenza delle piante di bassa qualità importate dall’estero, che raggiungono l’Italia dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti, e degli abeti di plastica, che inquinano dieci volte di più. Grazie agli alberi di Natale veri, è possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle, evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi. Una soluzione ecologica e green, non solo perché non inquina, ma anche in quanto produce ossigeno e “assorbe” l’anidride carbonica dall’atmosfera”. Oltre a ciò, la scelta di addobbare prodotti naturali, ma anche Made in Italy e Made in Liguria, è fondamentale per “sostenere il lavoro di un settore come quello vivaistico e florovivaistico – continuano Boeri e Rivarossa – comparto storico dell’economia ligure, concentrato per il 95% tra le province di Imperia e Savona, con circa 3200 aziende di fiori e piante ornamentali nella prima e un migliaio nella seconda. Un settore che, vittima ormai da mesi sia della siccità che dell’impatto dei rincari e degli aumenti dei costi di produzione (+250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti e +45% per i servizi di noleggio, cui si aggiungono l’incremento delle spese di trasporto e gli aumenti degli imballaggi, che vanno dal +72% per la plastica dei vasetti dei fiori al +40% per il vetro al +31% per la carta), conta al proprio interno 30mila ettari di territorio coltivati da 21.500 imprese, impegnate fra produzione di piante e fiori in vaso (14mila) e piantine da trapianto (7500)”.
Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio “derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche – spiegano ancora Boeri e Rivarossa – mentre il restante 10% dalla normale pratica forestale, che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature, indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. I prezzi variano a seconda delle varietà e dell’altezza, ma complessivamente gli abeti più piccoli, che non superano il metro e mezzo, vengono venduti a prezzi variabili, che si aggirano indicativamente tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente della condizione di invaso. Le piante di taglia oltre i due metri, invece, hanno un prezzo che si aggira intorno ai 200 euro per le varietà più particolari. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, e in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.
In questo scenario, inoltre, la tendenza “green” di questo Natale 2022 viene anche confermata da una recente ricerca portata avanti da Google Insights, secondo cui pare che quest’anno circa il 78% dei consumatori prediliga l’acquisto di prodotti e regali sostenibili.