Attualità - 14 novembre 2022, 16:37

Plagi e storpiature della cucina italiana: il pesto tra i piatti più "taroccati" del mondo

Neppure la Liguria resta immune dalle “rivisitazioni” culinarie con il pesto troppo spesso proposto con mandorle, noci e pistacchi al posto dei pinoli

L'arte culinaria italiana è riconosciuta universalmente ma la passione per i piatti del Belpaese troppo spesso deve fare i conti con "rivisitazioni" e "licenze poetiche" proposte da chef di tutto il mondo.

Una realtà che gli italiani in viaggio conoscono molto bene.

Il 73% degli italiani in viaggio all'estero, quasi 3 su 4, per lavoro o in vacanza, si è ritrovato ad avere a che fare con piatti "storpiati" della tradizione italiana.

Lo riporta anche Coldiretti a seguito di un sondaggio condotto sul sito www.coldiretti.it in occasione dell’avvio della Settimana della cucina italiana nel mondo: fin troppo spesso all’estero i piatti più famosi dello Stivale vengono rivisitati in modi particolari, non sempre conformi a quella che è la tradizione culinaria italiana.

La Settimana della cucina italiana nel mondo, le cui celebrazioni andranno avanti fino al 20 novembre e che quest’anno si accompagna al claim 'Convivialità, sostenibilità e innovazione: gli ingredienti della cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del Pianeta' è un’iniziativa utile e importante – afferma la Coldiretti – per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e far finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali".

E non è solo la pizza con l'ananas, o l'abitudine belga di usare la panna al posto del pecorino nel preparare la carbonara; o ancora il modo tedesco di usare l'olio di semi nella cotoletta alla milanese o quello olandese di fare il tiramisù senza mascarpone o, ancora, la passione tutta inglese e americana degli spaghetti alla bolognese che non esiste nella città emiliana.

A fare le spese di queste interpretazioni dai vari risultati sono anche le ricette della tradizione ligure, su tutte la pasta al pesto, spesso proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce parmigiano reggiano e pecorino romano.

Per non parlare del basilico fin troppo spesso utilizzato sotto forma di semplice concentrato o il cui sapore finisce viziato addirittura da succo di limone, zenzero, pepe nero e spezie varie.

Non a caso, secondo diversi esperti il pesto è uno degli alimenti più taroccati al mondo.

Come dimostra, del resto, la bassissima qualità dei prodotti che si trovano, ad esempio, sugli scaffali dei supermercati al di fuori dei territori italiani.

Questo accade sia perché diverse marche nostrane propongono all’estero un prodotto ben diverso da quello venduto sullo Stivale, sia a causa di aziende estere che spacciano per pesto una moltitudine di salse che, sulla carta, spesso non hanno in comune con l’originale neppure il caratteristico colore verde.

Tra le truffe più famose vi è un particolare pesto (o, meglio, una salsa al basilico) commercializzato in passato da un’azienda inglese, spacciato come pseudo-genovese e con ingredienti di origine italiana, ma in realtà risultato a base di basilico israeliano, olio di girasole e formaggio lettone.

"Ricette 'sbagliate' come questa aprono le porte a quella che viene identificata come 'agropirateria internazionale – spiegano Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale – il cui valore, anche sulla spinta della guerra in Ucraina, che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati, che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale, è salito a 120 miliardi. E tra gli 'orrori a tavola' non mancano neppure i vini, categoria di prodotti d’eccellenza anche della nostra splendida regione”.

 

Redazione