Attualità - 14 ottobre 2022, 10:00

Savona, sicurezza urbana e riordino degli spazi pubblici. Il criminologo Padovano: "Dopo un anno di amministrazione Russo non si capisce se c'è un disegno, il tempo è scaduto"

"Mi aspettavo un ripensamento di una progettualità sociale e non servono cose miracolose ma costruire un'ordinaria amministrazione, ci vogliono idee vincenti quando rispondono a domande sociali"

Sicurezza urbana come competenza amministrativa, riordino e gestione degli spazi pubblici nell’ottica di una reale rinascita sociale, contrasto dei nuovi posizionamenti economico- delittuosi delle organizzazioni ad alta statura criminosa e la questione della devianza minorile.

Si è concentrato su questi temi il criminologo Stefano Padovano e la sua "Geografia del crimine" che come ogni anno, da quindici anni a questa parte elabora un'analisi generale sui fenomeni criminosi presenti in Liguria e che quest'anno ha spostato i riflettori sulla provincia di Imperia.

Lo scorso anno il docente all'Unità di Criminologia Dipartimento Scienze della Salute (DISSAL) dell'Università di Genova, invece aveva trattato il savonese.

Da un paio d’anni lo studio è svolto attraverso una ricostruzione monografica di alcune tipologie criminose presenti nelle diverse province regionali. In generale il lavoro presenta un’analisi statistica e una di ricerca qualitativa che, nell’ultima parte, comprende un capitolo interamente dedicato all’andamento dei reati registrati in tutto il contesto regionale.

Quest’ultima sezione è accompagnata da alcune considerazioni di indirizzo tecnico- operativo di cui amministratori ed esperti possono servirsi nell’esercizio delle proprie funzioni. Gli aspetti simbolici che gravitano intorno ai sistemi di significati attribuiti alla comparsa di fenomeni criminali di tipo organizzato e mafioso o le attività di contrasto e presa in carico dei cittadini coinvolti nel fenomeno dell’usura costituiscono le principali traccie di approfondimento riferite alla provincia imperiese. 

Guardando più da vicino le statistiche sui reati commessi e denunciati alle autorità giudiziarie, con rammarico si scorge come a distanza di diciotto anni dall’entrata in vigore del sistema informatizzato del Ministero dell’Interno, molti reati importanti come lo stalking, la corruzione o i crimini dell’agroalimentare non siano contemplati nelle tabelle ufficiali, mentre nulla ci è dato sapere in riferimento agli autori e alle vittime (nazionalità, età, residenza) o alle circostanze in cui il reato denunciato è avvenuto (luogo, ora, giorno della settimana).

Tuttavia, se a partire dai classici di fine Ottocento il compito della ricerca criminologica è quello di ricostruire minuziosamente genesi ed evoluzione dei reati, farlo con le pratiche oggi in dotazione si presenta come un lavoro controverso. Al di là di ciò, il quadro più recente che emerge dalla realtà ligure è quello di una generale stabilità dei dati riferiti a a gran parte dei delitti.

Naturalmente sono presenti delle eccezioni, che si presentano in più aree della regione: si pensi ai furti in abitazione che aumentano del 20% a Genova e in provincia, così come a Savona e nel suo comprensorio, e nell’intera provincia spezzina.

Padovano ha inoltre analizzato, ad un anno dall'insediamento, l'operato della giunta del sindaco Marco Russo, in merito alle politiche di sicurezza urbana e il riordino e la gestione degli spazi pubblici.

"Dopo un anno di amministrazione non si capisce se c'è un disegno in merito al riordino e penso a Piazza del popolo e all'area vicino alla stazione. Bisogna che qualcosa arrivi, al contrario ne perde la città - ha spiegato il criminologo - bisogna porre l'accento ok sulle forze di polizia ma ci vuole attenzione sulla rigenerazione sociale. Se vogliamo aumentare il livello delle città liguri ci vuole un piano di riordino dei servizi alla persona, ci sono strumenti datati, Savona infatti necessita di un piano di riorganizzazione che si va a coniugare con la sicurezza della città. Servono operatori professionali che sappiano mettersi al passo con gli strumenti del 2022".

"Mi aspettavo un ripensamento di una progettualità sociale e non servono cose miracolose ma costruire un'ordinaria amministrazione, ci vogliono idee vincenti quando rispondono a domande sociali - ha continuato Stefano Padovano puntando il dito contro l'amministrazione Russo - Bisogna captare cosa serve, capire cosa è utile oggi, dopo 12 mesi il tempo è scaduto bisogna mettersi al lavoro".

"Sul piano sanitario in relazione ai problemi di dipendenza da sostanza non possiamo pensare che le persone vadano nelle strutture - prosegue- Dobbiamo formare operatori che sappiano creare relazione, cercando di dare risposte e togliendoli se possibile dalla strada".

"Faccio l'esempio dell'ufficio mediazione dei conflitti, cosa aspettano a dotarsi di questo strumento? C'è bisogno di una presa d'ascolto che fa impressione e la polizia locale da sola non può bastare" conclude Padovano.

Attenzione chiaramente anche alla devianza giovanile. Le statistiche più recenti in ambito minorile dicono che in Liguria ci sono 88.000 residenti compresi nella fascia di età che va dagli 11 ai 17 anni: 48.000 nella provincia di Genova, 16.000 nel savonese, 12.000 nello spezzino e 12.000 nell’imperiese. Di questi, gli imputabili di reato, cioè quelli compresi tra i 14 e i 17 anni, sono in totale 50.000.

Il relativo andamento regionale medio triennale indica una sostanziale stabilità del fenomeno, intorno alle 1000 segnalazioni medie in riferimento al triennio disponibile 2018-2020. Il 53% delle segnalazioni risulta concentrato nella grande provincia genovese, segue il 21% nella provincia di Savona, il 16% in quella di Imperia, mentre quella spezzina chiude con il 10%. Se si esclude l’area urbana genovese dunque, in Liguria quella savonese è la provincia più coinvolta nella devianza minorile, almeno secondo le statistiche del Ministero dell’Interno. Se poi volessimo parlare di criticità minorile è la provincia di Savona che raccoglie il più ampio numero di segnalazioni di minorenni in valore assoluto, dopo la provincia di Genova, ma che rapportata alla popolazione, presenta i tassi provinciali di segnalazione più elevati dell’intera regione, pari al 13 per mille, mentre i valori regionali si attestano intorno all’11 per mille.

Questa possibilità di approfondire i dati a livello infra- provinciale sarebbe un’importante opportunità, in quanto nelle province di Savona e Imperia, la maggioranza della popolazione risiede fuori dalle città capoluogo.

Per esempio c’è un chiaro sbilanciamento della popolazione a favore di alcuni grossi centri costieri: Albenga e altri Comuni come Varazze, Finale Ligure, Loano, o Cairo Montenotte in Val Bormida. In gran parte gli stessi di sempre: furti di strada, di ciclo e moto veicoli, e negli esercizi commerciali. Queste tipologie, fanno il paio con lo spaccio di droga e tutte sono accompagnate, spesso all’interno degli stessi fascicoli di reato, dalla presenza di lesioni, percosse e danneggiamenti. Le risse poi sono più spesso accompagnate al consumo di sostanze dopanti e si registrano per lo più nella fascia notturna del fine settimana.

La prima considerazione è che i numeri vanno sempre maneggiati con cura. Anche in ambito minorile è presente una parte di reati non scoperti, il cosiddetto numero oscuro. Inoltre, il Ministero dell’Interno non fornisce i dati delle denunce disaggregati per Comuni, laddove ha origine la segnalazione del reato, ma solo quelli del capoluogo provinciale. Si capisce che in questo modo è più complicato fare una fotografia lucida di ciò che accade. E quindi risulta più difficile tradurre in efficienti linee operative il lavoro degli assessorati comunali e dei distretti sociali.

Naturalmente il costante confronto “sul campo” dei ricercatori riesce ad ovviare a questo difetto, ma comporta un dispendio di energie senza senso. La seconda considerazione riguarda l’associazione dei luoghi in cui i reati vengono commessi all’appartenenza dei minori. I fatti recenti di Genova hanno dimostrato che lo stesso gruppo di minori si spostava in quartieri diversi della città. Guai a intendere i minori come gruppi stanziali e legati a stili culturali rigidi. Da un decennio almeno si tratta di gruppi fluidi, spesso fluttuanti da una zona all’altra. L’idea monolitica della “compagnia” ha perso la sua forza da un pezzo. Nella stessa città ci si vede in un punto e nello spazio di un pomeriggio se ne cambiano diversi, quando nelle riviere ci si sposta perfino da un Comune all’altro.