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Attualità | 11 ottobre 2022, 09:49

Altare, ex Savam pericolante. Il comitato: "La Soprintendenza batta un colpo"

L'organizzazione ha inviato una nuova lettera per segnalare la situazione in cui versa il paese, diviso in due dopo la chiusura di via XXV Aprile e via Cesio

Foto Tele Fulvio Altare

Foto Tele Fulvio Altare

Il comitato per la riqualificazione delle aree ex Savam scrive (nuovamente) alla Soprintendenza. Oggetto della missiva? La chiusura al traffico di via XXV Aprile e via Cesio per garantire la tutela e l'incolumità dei cittadini. Il provvedimento è stato adottato dopo un sopralluogo da parte dei vigili del fuoco presso l'ex vetreria, su richiesta del Pm del Tribunale di Savona.

"Come noto lo stato di degrado e pericolosità degli edifici ripropone all'attualità le precedenti comunicazioni da noi inviate, alle quali non abbiamo mai avuto alcun riscontro, nonostante fosse stata più volte richiamata l'attenzione della Soprintendenza nell'esercizio della vigilanza che è propria dell'amministrazione preposta alla tutela", spiegano dal comitato. 

"Pericolosità delle strutture incombenti sulla pubblica via, degrado generalizzato e ponteggi arrugginiti sono una realtà visibile da quasi due decenni, chiaramente incompatibile con un'effettiva importanza storica e architettonica, che certamente avrebbe meritato anzitempo l'intervento impositivo di conservazione". 

"Il verbale dei vigili del fuoco, ma anche quelli dell'Ufficio tecnico comunale e le ordinanza sindacali, dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio che i rischi già segnalati nel passato sono oggettivi e attuali, tanto da portare alla chiusura della viabilità del centro paese, che ora è diviso in due. Ci sono anziani impossibilitati a raggiungere i negozi, la banca e l'ufficio postale. Commercianti e bar che hanno visto dimezzare la loro clientela, già ridotta ai minimi per le condizioni generali in cui versa il paese, soprattutto a causa della orrenda e inqualificabile presenza dei ruderi pericolosi di una ex fabbrica che ci si ostina a voler mantenere intoccabile e che purtroppo, occupa gran parte del centro abitato". 

"Per non parlare delle ripercussioni sulla viabilità provinciale (proprio in queste ore la provincia dovrebbe chiudere la variante all'abitato di Altare per lavori, ma il traffico andrebbe deviato entro il paese, che però è chiuso). Senza voler pensare a cosa accadrebbe in caso di impraticabilità dell'autostrada, considerando che la tratta Altare-Savona ha già una intera carreggiata chiusa per importanti lavori e che sulla viabilità locale si riversano pure i mezzi pesanti del trasporto del carbone, essendo la funivia San Giuseppe-Savona ferma per i danni post alluvione". 

"La domanda che sorge spontanea è se una simile condizione non sia finalmente degna di attenzione da parte della Soprintendenza. Fiduciosi in una risposta positiva sottoponiamo il seguente ragionamento logico e tecnico: soffermandosi sulla astratta praticabilità dell'esecuzione di opere di consolidamento e di messa in sicurezza, ancorché provvisorie, degli edifici pericolanti, è risaputo che non sussistono più le condizioni societarie - una Srl in liquidazione - affinché se ne faccia carico la proprietà, che ad oggi non ha mai risposto fattivamente agli inviti formulati dall'ufficio tecnico comunale e che certamente non ha intenzione di eseguire costosissime opere provvisionali "a perdere". E' logico attendersi che, essendo società di capitale, piuttosto opterebbe per un fallimento". 

"Trattandosi poi di lavori di notevole entità economica, in caso d'inerzia del privato, non se ne potrebbe certo fare carico il comune di Altare, che non ha alcuna competenza nella conservazione di detti beni vincolati, ma semmai solo quello di eseguire quelle attività immediate strettamente necessarie per la tutela della pubblica incolumità e sicurezza urbana e degli altri interessi pubblici derivanti dalla essenziale circolazione stradale, ovvero anche per evitare che possa diventare doverosa l'evacuazione degli edifici prospicienti, in quanto potenzialmente interessati da improvvisi crolli o ribaltamenti delle murature. Di converso è specifico compito del Ministero vigilare sulla tutela di detti beni, tant'è che l'art. 32 del Codice dispone che 'può imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali ovvero provvedervi direttamente'. Detto ciò chiediamo quindi che provveda". 

"Qualora poi l'Amministrazione in parola, che gode di ampia discrezionalità tecnica, non fosse intenzionata ad intervenire direttamente, sia in ragione della difficoltà ad eseguire con tempismo complicati interventi di consolidamento, o magari perché lo stato di rovina degli edifici è talmente avanzata da rendere un intervento di messa in pristino sproporzionato rispetto all'effettivo valore storico, auspichiamo che, perlomeno, sia disponibile ad agevolare - in tempi rapidi e certi - le imprescindibili attività di messa in sicurezza con demolizione delle parti che verranno ritenute pericolanti". 

"Questo Comitato - conclude nella lettera - resta quindi convinto che la disattenzione della Soprintendenza alle precedenti segnalazioni sia esclusivamente conseguente ad un eccessivo carico di lavoro dell'ufficio e che la vicenda verrà trattata, d'ora in poi, considerando che i poteri pubblici e il cittadino si muovono sullo stesso piano e che l'agire pubblico come espressione del potere autoritativo è un concetto ormai definitivamente considerato contrario alla legge". 

Redazione

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