Attualità - 30 settembre 2022, 16:45

L'ultimo abbraccio di Varese a Bruno Arena. L'amico Max: «E' lassù con i grandi, ma lo sento con me». L'omelia: «Ora sorridi per noi»

In Basilica iniziati i funerali del comico dei "Fichi d'India" scomparso mercoledì scorso all'età di 65 anni. Sulla bara una maglia delle sua Inter con il suo nome. Il collega: «E' una Luna a metà. Ma prima o poi ci incontreremo di nuovo». Don Giuseppe Cadonà: «La sua carità era l'allegria»

Una maglia dell'Inter con il suo nome adagiata sulla bara, la commozione dell'amico fraterno Max Cavallari, l'affetto sincero di tanti varesini che lo hanno conosciuto, anche solo guardandolo sul palcoscenico o in televisione, e gli hanno voluto bene. E' il giorno dell'ultimo abbraccio di Varese a Bruno Arena, l'attore comico dei Fichi d'India scomparso mercoledì scorso all'età di 65 anni.

LA CERIMONIA: TANTI VIP E L'AMICO FRATERNO

I funerali di Bruno sono iniziati alle 15.30 nella basilica di San Vittore. Tra i cittadini che hanno riempito completamente la chiesa anche tanti vip come Roberto Donadoni e Linus o colleghi di Zelig, tra cui Katia Follesa e l'amico di sempre e compagno di palcoscenico nei "Fichi" Max Cavallari, che prima dell'inizio della cerimonia ha voluto ricordare ancora una volta, in modo molto toccante l'amico: «Ora lui è lassù con i grandi - ha detto Cavallari - con Vianello, Mondaini, Tognazzi... Qui sarà dura. Intanto gli ho dato i copioni, poi lo raggiungo».

Non parla mai al passato di Bruno: «I Fichi d'India sono sempre in due perché nella valigia c'è sempre lui, ci sono sempre le sue cose, le sue parrucche. La Luna (non spegnere la Luna è uno dei tormentoni creati di Max e Bruno, ndr) oggi è divisa a metà, lui è su e io sono qua giù, ma prima o pori ci incontreremo di nuovo».

L'OMELIA: «LA SUA CARITA' ERA L'ALLEGRIA»

A celebrare la cerimonia funebre don Giuseppe Cadonà, che ha letto un passo del Vangelo secondo Giovanni con riferimento alla resurrezione di Gesù. «Davanti alla morte siamo tutti scoraggiati. Maria di Magdala non scappa nel sepolcro davanti all’esperienza del dolore: spesso la vita ci chiede solo di rimanere piangendo, con le nostre lacrime - ha detto il sacerdote durante l'omelia - Questo è il primo passo per credere che ci sia una vita risorta. Gesù parte da quel dolore: il compito per ciascuno di noi è stare nella sofferenza e portare il messaggio di salvezza». 

«Bruno ha costruito legami veri e forti nella sua vita e le centinaia di persone di oggi ne sono la testimonianza - ha aggiunto il religioso - La carità di Bruno ha 4 nomi: la generosità, la forza e il coraggio, la semplicità, l’allegria. Soprattutto l’allegria era la carità di Bruno». 

Infine una battuta, che Bruno avrebbe molto apprezzato: «Caro Bruno nel salutarti ti dico che nessuno è perfetto: la peggior tua leggerezza è stata tifare Inter». E infine: «Bruno sorridi sempre per ciascuno di noi». 

IL FIGLIO: «BRUNO NON FINISCE QUI»

Commovente, intenso e profondo anche il saluto del figlio Gianluca: «Grazie di essere venuti a salutare papà. Lo chiamo Bruno perché oggi siamo qui per Bruno. Che era di tutti noi. Vi parlo del Bruno uomo, che poi era il Bruno comico: erano la stessa persona. Era sempre lui. Come possiamo stupirci del vuoto che ha lasciato in ognuno di noi?» queste le sue parole.

«Bruno era un padre severo - ha aggiunto - che doveva insegnarmi a vivere, diverso dal Bruno che si vedeva fuori e che tanti hanno conosciuto. Vi racconterò il momento più importante per me con lui. Era una sera, andavo alle medie, stavo scrivendo una storia, lui è entrato in cucina ha visto che non ero ancora andato a letto, mi ci ha mandato in maniera brusca e ha strappato una pagina di quello che stavo scrivendo. Io sono andato in camera maledicendolo e ci ho trovato lui che cercava di riattaccare la pagina che aveva strappato. Ci siamo riabbracciati. Quello è stato un momento in cui Bruno dei Fichi d’India è stato solo mio padre». 

«Bruno non è in paradiso a fare il cabaret, ma è in paradiso in bicicletta e a fare cene con i suoi amici - ha concluso - Vi ringrazio, ringrazio lui e ringrazio mia madre. È tutta la vita che sono il figlio dei Fichi d’India: mi ha sempre dato fastidio questa cosa, ma non smettete di farmelo sentire adesso. Bruno non finisce qui».

Fabio Gandini