Il 56° Festival è finito. Durante la conferenza stampa di chiusura della rassegna, che si è svolta oggi presso la sala consiliare del Comune di Borgio Verezzi, sono state tirate le somme della stagione appena trascorsa.
Come si sperava, alcuni cambiamenti hanno permesso che questa edizione ricordasse quelle precedenti alla pandemia: spettacoli con tanti attori sul palco, rappresentazioni nelle grotte, più posti in sala e nessuna parete di plexiglass a separare spettatrici e spettatori, che anche per l’estate 2022 sono stati numerosi, e verso i quali l’organizzazione del Festival rinnova il suo ringraziamento.
«Questa non era una edizione facile, per la tipologia degli spettacoli e per le tematiche affrontate - ha affermato il direttore artistico della manifestazione, Stefano Delfino - Ma a posteriori sono assolutamente soddisfatto e non solo perché le mie aspettative sono state confermate in pieno ma anche perché le proposte, per varietà e qualità, sono state gradite dal pubblico ed hanno ricevuto lusinghiere recensioni. Il bilancio non può che essere positivo, tanto più che tutte le rappresentazioni di quest’anno continueranno il loro percorso durante l’inverno in molti dei maggiori teatri italiani. E adesso, consegnato agli archivi il festival 2022, sono già al lavoro per vagliare i primi progetti, alcuni dei quali davvero interessanti, da portare in scena nella prossima stagione estiva».
Nel resoconto post festivaliero del direttore artistico trova spazio anche l'autocritica: «Anche io ho commesso un errore - la riflessione di Delfino - "I due papi" doveva aprire il Festival ma così non è stato per problematiche della compagnia. La collocazione in cui è stato programmato evidentemente non ha attirato il pubblico: lo spettacolo non è stato capito e non è stato apprezzato a dovere. Mi assumo la responsabilità di questo errore».
A proposito di programmazione, non sono mancati gli imprevisti: «Il più clamoroso è 'Riunione di famiglia', saltato per covid e sostituito in tempo record da "Il test"» ha sottolineato ancora il direttore artistico.
Soddisfatto di questa edizione anche Mattia Rolando, consigliere comunale con delega al teatro: «Per me è stata la prima esperienza al Festival come addetto ai lavori e ho sfruttato questa stagione per ascoltare, vedere e quindi imparare. È stata un’edizione che ha portato buoni risultati in termini di affluenza di pubblico e introiti al botteghino ma ritengo che per migliorarsi sia necessario focalizzarsi in primis sui - fortunatamente - pochi indicatori negativi. Quello che merita maggiormente la nostra attenzione è il lieve calo degli abbonati registrato, ed è nostra responsabilità capirne il motivo e intervenire affinché questo trend (seppure non così allarmante) venga invertito».
«Dobbiamo prendere atto che questa è stata la 56esima edizione e 56 anni di storia sono motivo di grande orgoglio ma ovviamente… sono davvero tanti - aggiunge Rolando - Il mondo è cambiato così come, di conseguenza, il contesto in cui il nostro Festival si inserisce. Le attese del pubblico cambiano e dobbiamo essere sempre più capaci di ascoltare, di apprendere e di soddisfare una domanda in continua evoluzione. Per riuscire in questa importante sfida è fondamentale porsi degli obiettivi e lo stiamo facendo».
«La chiave del successo è sicuramente la collaborazione tra tutti i player coinvolti: amministrazione, compagnie teatrali, associazioni, sponsor, attività commerciali e naturalmente i cittadini. Non dobbiamo e non possiamo accontentarci di un "buon" Festival Teatrale e di "buoni" risultati, l'obiettivo macro è aspirare all'eccellenza attraverso un rinnovamento continuo ma guardando sempre al lungo cammino percorso, passato e futuro» chiosa il consigliere.
"Distinguersi per non estinguersi" è il gioco di parole con il quale il sindaco Renato Dacquino traccia la rotta per il futuro della rassegna. «Abbiamo un patrimonio e potremmo accontentarci, ma sento che c'è voglia di migliorare - ha spiegato il primo cittadino - Un segnale forte che vogliamo dare, non ci accontentiamo. Dopo la pandemia qualcosa è cambiato a livello di pubblico, piccoli segnali che ci devono far capire dove intervenire". Poi un auspicio sul rapporto tra l'evento e la comunità: "Il Festival deve diventare parte della vita delle persone».