/ Attualità

Attualità | 06 settembre 2022, 18:45

Cori antisemiti negli stadi, l'Associazione Italia-Israele Savona: "Grida di miseria intellettuale e intellettiva"

L'appello alle società e alle federazioni: "Individuino i responsabili di tali gesti, applichino il Codice Etico senza minimizzare o strumentalizzare per business o altro tornaconto"

Cori antisemiti negli stadi, l'Associazione Italia-Israele Savona: "Grida di miseria intellettuale e intellettiva"

"Negli stadi italiani, e purtroppo non solo negli stadi del calcio o in Italia, sono molti quelli che, 'forti' della dimensione di gruppo, sentono il bisogno di gridare pubblicamente la loro povertà umana e la loro miseria intellettuale e intellettiva. Come scrive Gadi Luzzato Voghera nel libro 'Antisemitismo: domande e risposte' chi pratica l'antisemitismo da stadio compone con grettezza e ignoranza una miscela di idee e immagini delle quali il più delle volte non conosce la storia e la pericolosità".

Così la presidente dell'associazione Italia-Israele Savona, Cristina Franco, commenta quanto sentito nelle ultime settimane durante il campionato italiano di calcio di Serie A aggiungendo: "Certo, insieme all'ignoranza sta pure una buona dose di vigliaccheria: prendere di mira gli Ebrei non fa rischiare nulla, al massimo parole di condanna e indignazione, al massimo un'espulsione dalle partite, una multa, forse. L'Ebreo è facile e sicuro da insultare".

"Resta il fatto che quella grettezza e quell'ignoranza sono comunque pericolose perché madri di odio e intolleranza e non si possono quindi sottovalutare o minimizzare", ammonisce la presidente Franco che poi si rivolge alle squadre: "Se la responsabilità negli stadi è tornata ad essere individuale come chiedevano i clubs, ora sta ai clubs, alla loro dirigenza e alla proprietà dimostrare di aver meritato il cambiamento del sistema e di essere pronti a un serio cambio di passo culturale. I clubs hanno sufficienti strumenti per individuare i responsabili di episodi come questi, assumere o chiedere iniziative nei loro confronti. C'è il Codice Etico del 2017 a disposizione delle squadre, che venga utilizzato. Questo vale anche per le Federazioni e le Leghe Calcistiche (cosa fanno? Come si muoveranno?). Manca troppo spesso il coraggio, manca la volontà, si minimizza o si strumentalizza per business o altro tornaconto".

"Anche la giustizia sportiva - aggiunge - deve sforzarsi di superare certe impasse interpretative, diventare una guida, condurre e supportare i clubs in scelte magari complesse ma che possono portare a svolte importanti, a scelte di civiltà anziché starsene pilatescamente a guardare".

"Perché non si può più tollerare - afferma ancora - che all'ignoranza si dia pericoloso e più grave endorsement. Siamo in un momento storico in cui le parole si sprecano. Strategie su carta per combattere l'antisemitismo, eventi su eventi, segnalazioni e denunce che muoiono il giorno dopo ma lavano la coscienza".

"L'Italia e molte istituzioni italiane (Regioni, Comuni, etc)  hanno adottato negli ultimi due anni la definizione operativa di antisemtismo IHRA (su sollecitazione anche del Parlamento Europeo e del Consiglio d'Europa) che, appunto, definisce cosa è antisemitismo e quali sono le condotte antisemite per guidare l'azione delle istituzioni tutte nella prevenzione e nel contrasto di un fenomeno oggettivamente in crescita. Ma dall'adozione che cosa è successo? Qual è o quale è stata l'azione delle istituzioni che la definizione operativa doveva assistere? Molto se ne è parlato, è stata creta anche la Commissione Nazionale contro l'antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio ma non sono stati ad oggi creati strumenti per consentire agli operatori del diritto, della giustizia o delle forze dell'ordine di sapere quando e come intervenire in modo efficace, solido ed educativo. Oltre alla perdurante estesa mancanza di sensibilità verso il tema" continua la presidente.

"Confido nei tavoli tecnici che vorremmo organizzare a breve, insieme ad altre associazioni di amicizia Italia Israele come quella di Reggio Calabria ed  in collaborazione con Ordini Forensi, Università di Giurisprudenza,  magistrati e altri operatori del diritto per capire a che punto si è e cosa si voglia fare, sui territori e poi a livello nazionale, per rendere davvero 'operativa' la definizione 'operativa' di antisemitismo IHRA. E' una proposta che lancio anche da qua, a chi in queste categorie ha interesse e voglia di contribuire con la grande forza dei principi e con la forza del diritto" conclude la presidente Cristina Franco.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium