Economia - 02 settembre 2022, 07:00

Re e regine: chi sono le figure delle carte?

Accompagnano da sempre i momenti ludici degli appassionati di giochi da tavolo e con il loro ritmo serrato e casuale di simboli, numeri e icone scandiscono l’andamento di partite e tornei: parliamo delle carte.

Re e regine: chi sono le figure delle carte?

Accompagnano da sempre i momenti ludici degli appassionati di giochi da tavolo e con il loro ritmo serrato e casuale di simboli, numeri e icone scandiscono l’andamento di partite e tornei: parliamo delle carte.

I giocatori le maneggiano con sicurezza tra veloci puntate e complessi calcoli numerici e  chiunque abbia fatto esperienza di una partita a carte lo sa: il fascino di questo passatempo è tutto racchiuso nell’incalzante danza di semi, numeri e figure che corrono veloci dal mazzo al tavolo verde. Fanti, re e regine, imperturbabili numi tutelari delle nostre serate in compagnia, sembrano strizzarci l’occhio con complicità ogni volta che la sorte di una buona mano li mette sulla nostra strada accelerando il nostro cammino verso la vittoria.

Quante volte le figure sono state al centro delle nostre valutazioni durante una mano di gioco particolarmente complessa? Le abbiamo attese, posizionate e conteggiate, ma ci siamo mai soffermati a osservarle al di fuori di una sessione di gioco? Lo facciamo ora insieme, passando in rassegna le principali figure: scopriremo che queste iconiche effigi non sono affatto frutto della creatività di un illustratore, ma la rappresentazione di personaggi realmente esistiti.

Le carte: un rapido excursus storico

L’origine delle carte è molto antica, storici e studiosi sono abbastanza concordi sulla provenienza asiatica di questo popolarissimo gioco, anche se non è stato ancora possibile stabilire con esattezza quale paese gli abbia dato i natali: tra le ipotesi più accreditate figurano la Cina, la Persia e l’India. Sebbene la teoria più longeva e consolidata fino a qualche anno fa collocasse l’origine delle carte all’inizio dell’800 d.C., uno studio più recente ne ha spostato la datazione al 1294, anno in cui un registro della polizia cinese riporta l’arresto di un gruppo di bari dello Shandong a cui vennero confiscate carte e matrici di stampa. E’ opinione diffusa tra gli storici, poi, che l’approdo delle carte in Europa vada datato tra il 1375 e il 1400, quando i Crociati mutuarono questa pratica dai Mamelucchi e la portarono in patria: qui diventò il passatempo preferito di nobili e ricchi mercati.

A riprova di questa teoria c’è un trattato elaborato nel 1377 dal monaco svizzero Johannes von Rheinfelden che parla di un gioco a 52 carte e 4 semi, ma c’è di più: risale proprio al 1377 la prima ordinanza con cui in Francia veniva vietato il gioco d’azzardo con le carte.

"Come quando fuori piove”

Una delle tappe cruciali della storia delle carte da gioco risale al XV secolo con l’avvento di tecniche di produzione più rapide ed economiche. A dominare questa fase è la Germania che si afferma nel settore e vede il diffondersi dei suoi semi: ghiande, cuori, foglie e campanelli sostituiscono le carte italiane, dirette discendenti della baraja, il gioco con le carte spagnole che conta 40 carte e 4 semi.

E così a spade, bastoni, coppe e denari, molto vicini ai simboli presenti sulle carte dei Mamelucchi e assimilati dalle carte piacentine, napoletane e siciliane, vengono affiancati i semi francesi: coeurs (cuori), piques (picche), carreaux (quadri) e trefles (fiori) si preparavano a diventare il sistema iconografico più diffuso al mondo, grazie anche alla scelta di usare solo due colori, il rosso e il nero. La semplicità cromatica incise non poco sulla produzione che divenne più snella ed economica: l’uso di stampini al posto delle ben più complesse matrici intagliate a mano contribuì a rendere il modello francese più diffuso e popolare. Tramontarono così anche le carte tedesche e la sequenza di cuori, quadri, fiori e picche, che tutti teniamo a mente con l’espressione “come quando fuori piove”, conquistò la ribalta internazionale.

Si giunge così alla moderna composizione: le carte di uno dei giochi più popolari tra i giocatori, universalmente impiegate in diverse varianti del poker, tra cui la più popolare è il Texas Hold’em, contemplano un mazzo da 54 carte, 13 per ogni seme numerate, da 2 a 10 a cui si aggiungono il fante, la regina, il re e l’asso, più i due jolly che però nel poker non vengono impiegati. Una descrizione decisamente molto approfondita ed interessante viene fatta nel nella sezione che uno degli operators del gioco online più longevi ha dedicato ai suoi utenti. In questo articolo, le combinazioni poker vengono analizzate all’interno del gioco, permettendo quindi ai giocatori poco esperti di imparare nuove tattiche da mettere in pratica.

Le icone di Rouen

Sebbene la storia delle carte, con tutte le sue evoluzioni e i suoi diversi sistemi iconografici, sia scandita da numerosissime tappe e punti di svolta, c’è un aspetto su cui studiosi, appassionati e collezionisti non hanno dubbi e riguarda i personaggi a cui si ispirano le figure.

Dietro l’immagine stilizzata di re, regina e jack, in realtà, si celano personaggi storici ben precisi, suddivisi per seme e resi riconoscibili sin dalle origini da una traccia onomastica presente su ogni singola tessera. Questa pagina di storia delle carte da gioco inizia nel XVI secolo, a Rouen, e ci racconta di come nei tratti stilizzati delle figure vadano ricercati addirittura volti dell’antichità romana come, ad esempio, quello di Giulio Cesare.

Scopriamo così che a quest’ultimo è dedicata la carta del Re di quadri. Il Re di picche conserva, invece, i tratti di Davide, sovrano d’Israele, mentre quella del Re di cuori è ispirata ad Alessandro Magno. Il Re di fiori, infine, cela il volto di Carlo Magno. Stesso schema per le regine: quella di picche è dedicata alla Dea Atena, mentre la carta della Regina di cuori celebra Rachele, moglie di Giacobbe. Alla Bibbia è ispirata anche la Regina di fiori che perpetua la memoria di Giuditta, eroina del popolo ebraico. Alla principessa di Argo, poi, viene attribuita la carta della Regina di quadri.

Seguono queste regole anche le effigi dei fanti: ai cuori è associato il volto del condottiero francese Etienne de Vignoles, i quadri, invece ricordano Uggeri il Danese, vassallo di Carlo Magno, i fiori conservano il ricordo dell’eroe ebraico Giuda Maccabeo, mentre il Fante di picche è dedicato a Ettore, eroe omerico.

La tradizione latina

Sebbene le carte francesi abbiano conquistato la leadership internazionale, imponendosi nel poker così come in numerosissime tipologie di giochi, la tradizione italiana ha seguito un percorso ugualmente ricco e articolato con declinazioni iconografiche estremamente variegate.

Entrambe di matrice latina, le carte spagnole, impiegate dall’Emilia Romagna in giù, e quelle italiane, diffuse nel Nord, sono 40 divise in 4 semi con sette carte numerate e tre figurate. Minime, seppur evidenti, le differenze: le spagnole hanno spade corte e dritte e i bastoni simili a tronchi, mentre nelle italiane le spade ricordano più delle scimitarre e i bastoni sono rappresentati come scettri. I denari spagnoli sono monete, mentre nelle carte italiane ricordano dei fiori. Le coppe, infine sono a forma di calice nelle carte spagnole, mentre risultano più squadrate nelle italiane.

Tra le carte regionali più usate in Italia ci sono le napoletane, di impostazione spagnola. Come nella tradizione francese, oltre che alle carte numerate (in questo caso da 2 a 7 più l’asso) punteggi e schemi sono legati alle figure: donna, cavallo e re hanno una grafica ben riconoscibile che acquisisce una diversa centralità a seconda del gioco. Una curiosità: il re di denari in alcuni casi è detto “matta” perché in giochi come il “Sette e mezzo” può assumere qualsiasi tipo di valore.

Simbologia e storia si intrecciano e creano interessanti e curiose tangenze tra le diverse tradizioni, ma chi pensa che l’impianto classico di simboli e figure delle carte da gioco sia destinato a restare immutato nel tempo forse si sbaglia, il futuro, infatti, è pronto a bussare alla porta e c’è già chi ha pensato a un nuovo sistema di carte francesi neutre in linea con i dettami della parità di genere: al posto di re, fante e regina ci sono oro, argento e bronzo.

Le carte e le innumerevoli combinazioni di giochi e simboli che ruotano loro attorno rappresentano una tradizione ludica consolidata, eppure, come tutte le pratiche antiche, non smettono mai di stupirci: regole, eccezioni e schemi di punteggio, infatti, non sono che una parte dell’universo di simboli e significati che dall’antica Cina è giunto fino a noi attraverso varianti e rivisitazioni. La tradizione che attribuisce a fante, re e regina il volto di personaggi storici ne è l’esempio più tangibile: Alessandro Magno o il Re Davide rivolgono il loro sguardo fiero al moderno e spesso inconsapevole giocatore.