"Stiamo seguendo con molta attenzione, presso il tribunale di Savona, il processo per disastro ambientale e sanitario a carico di dirigenti e amministratori della centrale a carbone di Vado Ligure. Ne sottolineiamo ancora una volta l’importanza per tutti gli abitanti di questo territorio soprattutto per la gravità delle imputazioni di disastro ambientale e sanitario e perché ha come riferimento una vasta parte del territorio savonese". Cosi commenta in una nota Uniti Per La Salute ODV.
"Continua la sequenza dei numerosi consulenti delle difese: oggi è stata la volta di Stefania Chiaruttini, dottore commercialista, che, nella sua esposizione si è dilungata a specificare nel dettaglio la documentazione relativa alle spese sostenute dalla azienda per manutenzioni e miglioramenti relativi alle prestazioni ambientali degli impianti. A domanda del PM ha fatto tutto un elenco di operazioni dal 2002 in poi affermando che per lei questi sono piani industriali. Dopo che il PM le ha fatto presente che nel comitato di gestione del 2013 si dice espressamente che la società non si era mai dotata di un piano industriale, la consulente ha forse un po' rivisto le sue posizioni affermando che per lei, anche gli altri cui ha fatto riferimento sono piani industriali, e che tuttavia guardando i crismi e le forme il vero e proprio piano è quello del 2013".
"A domanda dell’avvocato di parte civile Casellato ha ammesso inoltre di non aver parlato con il consulente Cottica del capo d’imputazione; capo di imputazione che nella scorsa udienza lo stesso Cottica aveva affermato di non avere nemmeno letto. Ricordiamo che la consulenza della dott. Chiaruttini si fonda sulle valutazioni del dottor Cottica, 'Ci si è fatti supportare per l’individuazione di tutti gli oneri sostenuti da Tirreno Power in relazione ai temi di carattere ambientale dal prof. Danilo Cottica' quindi di un consulente che ha affermato di non conoscere i capi d’imputazione" aggiunge l'associazione.
"Alla successiva domanda la dottoressa Chiaruttini ha fatto un riferimento allo stesso importo di 428,7 milioni di euro che la dottoressa Pera (consulente P.M.) aveva indicato come dividenti distribuiti ai soci, tuttavia detraendo da questa somma 208 milioni qualificandoli restituzione dei versamenti effettuati da parte dei soci (aumenti di capitale e riserva sovrapprezzo risalenti al 2003). Alla domanda se ritenesse opportuno effettuare dei dividendi in un momento come quello, in cui le emissioni della centrale si mantenevano su valori considerevoli, ha risposto che la società aveva investito su interventi di natura ambientale, e quindi avendo già investito si sono divisi gli utili".
"La nostra considerazione è che la decisione di dividersi gli utili sia avvenuta in un periodo in cui i valori emissivi si mantenevano comunque alti e per contro gli esiti di questi interventi ambientali tanto magnificati non ci pare abbiano avuto un effettivo riscontro nelle emissioni inquinanti. Esaminando proprio la tabella inserita nel capo d’imputazione si evidenzia, tra l’altro, che per l’anidride solforosa, si è avuta una emissione media (almeno fino al 2012) di 5.000 tonnellate annue! Per quanto riguarda le emissioni dello stesso inquinante, nello stesso periodo, i valori emissivi risultavano di gran lunga superiori al limite massimo MTD".
"Visto che la consulente ha ribadito che questi investimenti ambientali sono stati fatti e che per questo motivo la società ha deciso di dividere gli utili, resta aperto quindi l’interrogativo sulla efficacia e adeguatezza dei citati investimenti visti e considerati i risultati delle emissioni" conclude l'associazione Uniti Per La Salute ODV.