“Mentre si affollavano di bambini le corsie dell’ospedale di Albenga, sulle acque cominciavano le ricerche della speranza. Piccoli corpi inanimati venivano tratti uno ad uno dalle placide acque e via via erano trasportati nell’ambulatorio della Croce Bianca. Prima delle 23, il ricupero era finito. Intanto, le mamme si addormentavano tristemente, dopo la preghiera per il loro bambino lontano”. Con queste parole e un titolo struggente che è un pugno nello stomaco, “Sono arrivate le mamma dei 43 fratellini della morte”, Dino Buzzati il 17 luglio 1947 annunciava sul Corriere d’informazione una delle più tristi pagine di storia della città di Albenga: il naufragio della motobarca Annamaria, in cui persero la vita 44 bambini e 3 educatrici”.
Settantacinque anni dopo, Albenga non ha dimenticato e questo pomeriggio, presso il Monumento ai bambini, ha ricordato con una cerimonia di commemorazione la tragedia consumata nello specchio acqueo antistante Albenga quel lontano, ma mai dimenticato, 16 luglio 1947.
Presenti il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis e il vescovo monsignor Borghetti, oltre a diversi membri della giunta e consiglieri di minoranza, autorità civili e militari, Bernardo Ardoino, presidente Croce Bianca Albenga, numerose associazioni combattentistiche e di volontariato. Tra i partecipanti, anche il presidente di Anpas Liguria, il presidente onorario e un commosso superstite del naufragio.
"Ho provato a cercare le parole giuste per descrivere il dolore e la sofferenza di quell'episodio, vi confesso che non le ho trovate - ha commentato il sindaco Tomatis - poi mi sono detto che non è necessario trovarle: basta ricordare quell'episodio, ricordare quei giorni e nei nostri cuori si suscitano gli stessi sentimenti di dolore per i quali noi umani non abbiamo una spiegazione. Forse Monsignor Borghetti ci aiuterà a comprendere, io penso che forse debba essere letto in chiave diversa: non tanto il dolore della morte, che è inevitabile, quanto l'importanza della vita. Questa potrebbe essere una chiave di lettura per poter sopportare un evento così drammatico che altrimenti non sarebbe accettabile".
Il primo cittadino ha inoltre sottolineato come in occasione di quella tragedia "si sia scoperta la generosità della gente albenganese che, come sempre sta succedendo nei momenti di difficoltà, si unisce e ce la mette tutta per cercare di andare incontro a chi ha effettivamente bisogno".
Accadde alle 17 circa del 16 luglio 1947: da Loano salpò la motobarca Annamaria con 81 bambini, tutti maschi di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, e alcune educatrici. Direzione: Isola Gallinara.
I piccoli, provenienti da Milano e Verona, erano ospiti della Colonia della Solidarietà di Loano, istituita a favore dei reduci e dei partigiani. Con vocine gioiose intonavano canzoncine e lanciavano urletti di felicità alla vista della bella isoletta, ormai tanto vicina da poterla quasi toccare. L’Annamaria carica, troppo carica di bimbi, così carica da stentare ad emergere dall’acqua, distava soli 100 metri dalla riva in Regione Burrone, ad Albenga, dove alcuni ragazzi sulla spiaggia, attirati dalle loro vocine, si alzarono per andare a fare un cenno di saluto a quelle testoline coi cappellini bianchi.
I ragazzi si sbracciavano ricambiati dalle voci festose dei piccoli, quando un rumore squarciò la gioia e spense alcune vite, quella di 44 bambini e 3 educatrici, per la precisione. La barca fece un accenno di impennata e poi ricadde su sé stessa, avendo urtato violentemente un palo che sosteneva lo scarico delle fogne cittadine, che sporgeva a pelo dell'acqua. Il natante imbarcò subito acqua e in poco tempo affondò. Terrore, panico: i bambini si buttavano o cadevano in acqua, ma nessuno di loro sapeva nuotare. A riva, Giorgio, Ettore, Luigi e Domenico, increduli, spensero il sorriso e, senza esitazione, si buttarono in acqua. Con tutta la forza che avevano, raggiunsero il relitto e i bimbi ancora in vita si aggrapparono a loro in cinque, sei per volta.
Per i quattro giovani cominciò un estenuante e valoroso salvataggio, fatto di viaggi avanti e indietro per portare più bambini possibile in salvo sulla riva. Nel frattempo, le voci in merito alla tragedia che si stava consumando a pochi metri dalla spiaggia arrivarono alle vie cittadine e tutti fecero il possibile per soccorrere i piccoli naufraghi. Albenga rispose commossa, con un cuore grande: dopo i quattro ragazzi, altri contribuirono al salvataggio, comprese le ambulanze della Croce Bianca e gli automezzi dei Vigili del fuoco che arrivarono con prontezza per portare il loro contributo. Si salvarono 37 bambini. Per gli altri 44 e 3 educatrici, non ci fu nulla da fare.
Un commosso Bernardo Ardoino, che all’epoca della tragedia aveva 8 anni, ha ricordato quei tragici momenti raccontando lo straordinario senso di solidarietà che la comunità ingauna mostrò in quell’occasione. “Quell’evento segnò la sua vita – ha ricordato il sindaco -. Da quel giorno, infatti, Ardoino dedica il suo tempo e il suo impegno a soccorrere il prossimo, sentimento che è alla base dell’operato di tutti i militi della Croce Bianca".
Dopo la cerimonia, monsignor Borghetti ha celebrato la messa in memoria dei piccoli che persero la vita in quella tragica circostanza.
“Erano là, ritti, vicini vicini, tutti stipati sul barcone solo un momento prima; tanti berrettini bianchi che cantavano felici, e ora, sott’acqua, aprivo gli occhi e vedevo quegli stessi berrettini bianchi, a grappoli, adagiati, che punteggiavano il fondale marino, avvinti l’uno all’altro, oppure alle vesti della loro assistente, in un ultimo disperato tentativo di salvezza… Non dimenticherò più”, (dal sito crocebianca.it). Albenga non ha dimenticato.