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Attualità | 25 maggio 2022, 12:54

Concessioni balneari, per il Governo spunta l'ipotesi 2024. "Ma solo per contenziosi o difficoltà oggettive legate ai bandi"

Una proposta del governo sul ddl "Concorrenza" potrebbe far slittare di un anno le gare. Novità in vista anche sugli indennizzi ai concessionari uscenti, ma non per opere abusive

Concessioni balneari, per il Governo spunta l'ipotesi 2024. "Ma solo per contenziosi o difficoltà oggettive legate ai bandi"

Il termine del 31 dicembre 2023 per l'indizione delle nuove gare di affidamento delle concessioni demaniali potrebbe slittare, in deroga, di un anno, ma solo per contenziosi o difficoltà oggettive legate all'espletamento del bando.

E' la proposta ora al vaglio dei gruppi parlamentari formulata del viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto, per quanto riguarda in particolar modo il futuro delle aziende balneari dopo l'ultima sentenza del Consiglio di Stato relativa all'applicazione della Direttiva Bolkenstein.

A creare non poco allarme sull'argomento non era stata infatti la sola essenza commerciale e imprenditoriale della questione. Anche le tempistiche con cui gli enti preposti a gestire tali gare a evidenza pubblica avrebbero avuto a che fare, per di più in una materia quasi inesplorata finora vista la natura storica delle attuali concessioni, in questi mesi è stata al centro del dibattito politico.

Ora, nel caso si incontrino ragioni ben precise come ad esempio la presenza di un contenzioso o difficoltà legate all'espletamento della procedura stessa gli enti potranno quindi derogare "per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura". Non più di un anno però, quindi entro fine 2024. Fino ad allora, "l'occupazione dell'area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima".

Altra questione da redimere è poi quella relativa agli indennizzi per "la perdita dell'avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l'esercizio dell'impresa" a vantaggio di chi non otterrà il rinnovo della concessione.

Sempre secondo quanto proposto per il ddl Concorrenza, questo sarà a carico del subentrante e stabilito "sulla base delle scritture contabili" o "di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza". Escludendo tuttavia dal computo opere realizzate abusivamente.

Il nuovo testo stabilisce anche quali criteri debbano essere utilizzati dagli enti assegnanti. Tra questi la qualità e le condizioni del servizio offerto, gli interventi indicati per migliorare accessibilità e fruibilità delle spiagge (anche da parte dei soggetti con disabilità) che siano al contempo minimamente impattanti su paesaggio, ambiente ed ecosistema, preferendo piani con meno attrezzature fisse possibili e certificazioni circa la parità di genere all'interno delle aziende.

Spazio anche all'esperienza: l'indicazione sarà quella di tenere a conto chi opera da almeno 5 anni nel settore e per i quali la concessione rappresenta la prevalente fonte di reddito.

Nuovi criteri uniformi anche per stabilire il canone della concessione demaniale, attualmente con un versamento minimo di 2.500 euro annui. In questo caso verrà tenuta a conto il pregio naturalistico dell'area in concessione e la sua redditività, anche quella legata al loro uso per attività sportive, ricreative, sociali e legate alle tradizioni locali senza scopo di lucro.

Il decreto dovrebbe prevedere anche lo stanziamento di parte della quota all'ente concedente al fine di realizzare interventi di difesa delle coste migliorando la fruibilità delle aree demaniali libere.

Queste dovranno essere equamente alternate agli stabilimenti balneari, i quali dovranno garantire l'accesso e il transito libero alla battigia, questione da sempre anche oggetto di piccoli diverbi in riva al mare. Per chi non ottempererà a questo obbligo potrebbero essere disposte delle sanzioni.

Mattia Pastorino

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