Trent’anni ci separano da quel tragico giorno che verrà ricordato per sempre da tutti gli italiani, da chi c’era e da chi ancora non c’era. Perché il 23 maggio 1992 morì ammazzato Giovanni Falcone, eroe italiano, altissimo modello di “interprete della giustizia” che ha espresso al meglio i valori fondamentali della Costituzione.
Il magistrato Giovanni Falcone fu ucciso dalla mafia a Capaci, insieme alla moglie Francesca Morvillo. Morirono anche tre agenti della scorta: Antonio Montinaro e Rocco Dicillo e Vito Schifani. La strage mafiosa più nota e ricordata della storia italiana fu eseguita con esplosivo che devastò un tratto dell’autostrada A29 all’altezza del cartello dello svincolo per Capaci-Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo.
Cadde nella lotta contro la mafia e, trent’anni dopo, il suo coraggio e la sua capacità di sfidare la criminalità organizzata sono per tutti noi un modello a cui ispirarsi. La mafia volle ucciderlo, con la violenza ci cui è purtroppo capace, convinta di poter essere padrona assoluta, ma quell’episodio scioccante risvegliò le coscienze, facendo comprendere l’importanza dell’esempio di questo indimenticabile eroe.
Con lo spirito di ricordare il valore, il coraggio e l’importanza della lotta contro le mafie e di Giovanni Falcone, oggi, lunedì 23 maggio, alle 10.00 presso il cortile delle scuole di via degli Orti ad Albenga si è tenuta la commemorazione del 30° anniversario della strage di Capaci.
Presenti il sindaco Riccardo Tomatis, il vicesindaco Alberto Passino, gli assessori Mauro Vannucci e Martina Isoleri e una rappresentanza della Polizia Locale.
Nel corso della celebrazione, dopo i saluti del vicesindaco, l’assessore Isoleri ha letto la lettera di Luca Losio: “L'inizio della collaborazione con le scuole di via degli Orti risale ormai a dodici anni fa, tanti anni di lavoro fatto insieme con costanza e determinazione per far sì che tutti gli studenti della scuola ogni anno sentissero raccontare cos'è la mafia e cosa ognuno di noi può fare contro la mentalità mafiosa. Tutto è iniziato nel nome di Giovanni Falcone. Il progetto che abbiamo sempre portato avanti infatti si chiama "Per questo mi chiamo Giovanni", e riprende il titolo di un libro che racconta la storia del pool antimafia, dove il giudice Giovanni Falcone ha avuto un ruolo centrale ed indispensabile”.
“In questi anni circa 1500 studenti sono passati dal progetto legalità dell'istituto Albenga 1, ed i primi ormai sono degli adulti, che votano, che lavorano. E probabilmente qualcuno sta già crescendo dei figli – continua -. Speriamo che in ognuna di queste attività il ricordo di chi ha vissuto per liberare l'Italia dalla mafia sia un punto di forza. Per avere il coraggio di non abbassare lo sguardo davanti alle prepotenze ed alle ingiustizie”.
“E questo lavoro diffuso sulla popolazione di tutta Italia è nato proprio 30 anni fa, sull'onda dell'indignazione per le stragi degli anni 1992-1993. A differenza di molti altri omicidi di mafia che hanno colpito nei decenni lo Stato italiano, dopo le stragi di Capaci e di via d'Amelio la rabbia di tutto il popolo italiano non si è affievolita nel tempo. Da quelle morti è nato un vasto movimento condiviso da migliaia di cittadini per fare muro compatto contro la mafia. Tra le molte iniziative la nascita dell'Associazione Libera nel 1995. Che ha tra i suoi pilastri proprio l'attività nelle scuole”.
Nel cortile della scuola gremito di alunni delle scuole della primaria e secondaria, accompagnati dalle insegnanti, diversi lavori di particolare intensità eseguiti in classe con collage e citazioni e la lettura, da parte di alcuni ragazzi delle classi terze, di frasi per ricordare l’impegno del magistrato indimenticato.
“Mi sento avvolto da un abbraccio di legalità. Il lavoro che state facendo è fondamentale per mantenere viva la memoria di quegli episodi e di quei giorni – ha spiegato il primo cittadino Riccardo Tomatis agli alunni di via degli Orti -. Ricordo quel giorno come uno dei più tristi e drammatici della nostra nazione, ma lo interpreto come un momento di rinascita”.
“La mafia aveva scelto di dare il colpo di grazia allo Stato con metodi di una violenza inaudita, ma non si aspettavano che l’Italia reagisse combattendo l’omertà. Dopo quel 23 maggio, gli italiani hanno iniziato a fare il proprio dovere e denunciare ciò che non va fatto. Non è giusto girarsi dall’altra parte, ci vuole coraggio ed è ciò che bisogna imparare”.
“Non si nasce eroi, eroi si diventa facendo scelte coraggiose e voi avete tutte le caratteristiche per diventarlo, perché state crescendo con i solidi principi che vi stanno trasmettendo i vostri insegnanti”, ha concluso il sindaco nel suo discorso agli alunni.
La speranza di un mondo senza mafie è nelle nostre giovani leve.