E' entrato in vigore in regime di salvaguardia lo scorso 28 febbraio, passando anche un po' sottotraccia specialmente nelle sue fasi preliminari, il nuovo Piano di gestione delle Zone speciali di conservazione ma, seppur poco noto alla grande platea, ha creato malcontento e preoccupazione nelle amministrazioni comunali coinvolte.
Come a Finale, dove nella mattinata di ieri (25 marzo, ndr) il sindaco Frascherelli ha convocato un tavolo tecnico con diverse realtà del territorio quali residenti, associazioni, tecnici, associazioni venatorie e albergatori, solo per citarne alcuni, per affrontare l'argomento con l'ausilio di un documento contenente le osservazioni circa tale piano rilevate dagli uffici comunali finalesi che verrà presentato prossimi giorni all'ente responsabile della sua applicazione, ossia la Provincia di Savona.
Le "Zone Speciali di Conservazione" (ZSC) sono aree protette previste dalla rete europea "Natura 2000", conseguente alla direttiva europea sulla conservazione degli habitat naturali della fauna e della flora selvatiche, precedentemente identificate come "Siti di Interesse Comunitario" (SIC). La Provincia di Savona ne gestisce 20 sparse in tutto il suo territorio, ai sensi della Legge Regionale 28/2009 per i quali è stato predisposto questo piano, finanziato attraverso i fondi del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), sottomisura 7.1 2014-2020.
"Con questo piano - spiega Ugo Frascherelli - anche calpestare un quadrato di terreno al di fuori da un sentiero o piantare un paletto in legno al fianco di esso, raccogliere un fiore o addirittura fotografare da posizione troppo ravvicinata un nido può essere sanzionabile. Si capisce bene quindi quanto, oltre a un grosso limite per il turismo outdoor, queste norme burocratiche siano difficilmente applicabili anche dal punto di vista sanzionatorio. Un conto è tutelare il territorio, presupposto per un suo uso anche turistico, un altro è imporre norme che non si possono controllare".
Eppure una regolamentazione è necessaria per rispettare le direttive europee. In tal senso il modello a cui le osservazioni fanno riferimento in tal senso è quello piemontese dove lo strumento del piano risulterebbe meno "stringente" integrando "gli aspetti prettamente naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi", come indicato dalla disciplina della rete "Natura 2000".
L'auspicio è quindi quello, se non di un passo indietro definitivo, di un recepimento da parte della Provincia delle osservazioni che saranno proposte: "Vedremo se l'ente avrà la forza di sospendere l'iter di approvazione del piano, altrimenti porteremo le nostre osservazioni in Regione, in modo da lasciare alle delibere la parte normativa senza queste ulteriori misure preservando comunque le analisi naturalistiche effettuate" conclude Frascherelli.