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Attualità | 12 marzo 2022, 17:04

Protesta di Albenga, Pasa (Cgil) alla Regione: “Rimboccatevi le maniche e progettate con i territori un diverso modello socio sanitario”

Il giorno dopo la grande marcia per il Pronto Soccorso di Albenga, l’analisi della situazione sulla Sanità del segretario Cgil Savona

Protesta di Albenga, Pasa (Cgil) alla Regione: “Rimboccatevi le maniche e progettate con i territori un diverso modello socio sanitario”

Un intero territorio ha gridato forte e chiaro alla regione Liguria di cambiare l'attuale modello socio sanitario, perché non risponde alle necessità dei cittadini e del territorio. Tutti insieme, sindaci, associazioni, sindacato confederale , comitati, cittadini: oltre 6 mila persone  per chiedere più Sanità pubblica più investimenti, più personale e il ripristino delle attività e dei sevizi fondamentali “. Così in una nota Andrea Pasa, segretario Cgil Savona sulla manifestazione pubblica per il Pronto Soccorso di Albenga che si è svolta venerdì 11 marzo.

La Cgil di Savona era  presente in manifestazione per  la difesa e il potenziamento della Sanità pubblica e per un buon utilizzo delle risorse del Pnrr. Per un nuovo modello di Sanità in Liguria, che preveda investimenti e non chiusure di servizi e reparti”.

È necessario riconfermare il suo carattere universalistico – spiega Pasa - adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. Prevedendo inoltre progetti che potenzino la sanità territoriale anche con l’utilizzo delle risorse del Pnrr”.

Occorre consolidare il sistema sanitario nazionale come scelta universalistica, ripensando il rapporto con il sistema della sanità privata accreditata e con misure che rafforzino il controllo pubblico della spesa e della qualità dei servizi”. 

L’emergenza sanitaria ha messo a nudo l’indebolimento del nostro sistema di welfare, dalle infrastrutture sociali al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario definire un piano nazionale dedicato al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio-assistenziali e dell’assistenza domiciliare. Inoltre – prosegue -, alla luce degli oltre 600 operatori sanitari che attualmente mancano in Asl 2,  tra tecnici, infermieri , oss e medici, è prioritario mettere in campo una campagna straordinaria di assunzioni, a partire dalla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari”. 

Prevedere il rafforzamento e l’evoluzione del sistema di assistenza sociale e sanitario con un più forte sistema di servizi sociali in capo ai comuni, riqualificare il sistema delle residenze socio sanitarie, sostenendo la vita indipendente (domiciliarità, abitare assistito, etc) e definire con urgenza una legge nazionale per la non autosufficienza”

Infine, è prioritario finanziare adeguatamente i livelli essenziali delle prestazioni a garanzia della uniforme esigibilità su tutto il territorio nazionale dei diritti civili e sociali fondamentali sanciti dalla Costituzione”. 

La politica regionale è responsabile  di ciò che sta accadendo in tema di sanità nella nostra regione e nello specifico nella Provincia di Savona - sottolinea -. Occorre che la politica regionale prenda una volta per tutte decisioni che possano garantire la salute alle persone mettendo da parte inutili e sterili proclami, adoperandosi per sollecitare e calendarizzare incontri con il territorio per socializzare le decisioni dell’Amministrazione regionale in tema di investimenti con le risorse del Pnrr, oltre 190 milioni di euro disponibili per la Liguria per la Missione 6 – Salute”. 

Di questi 190 milioni di euro, meno del 6% saranno investisti sul territorio savonese – spiega -: uno schiaffo ai lavoratori, ai sindaci, alle organizzazioni sindacali, ma soprattutto agli abitanti di un intero territorio sempre più in difficoltà e sempre meno considerato dalla Regione Liguria”. 

Siamo fortemente preoccupati, che anche in presenza di risorse economiche, la nostra Regione non riuscirà a migliorare i servizi e le attività in tema di sanità , perché poco organizzata e soprattutto con poche, pochissime idee. Non vorremmo che le risorse del Pnrr fossero ancora una volta un regalo alla sanità privata, ma andassero davvero a potenziare la medicina territoriale e il socio sanitario territoriale. Perché sono i territori e le comunità che vivono in quei territori che devono essere consultati prima di costruire percorsi che contrariamente rischiano di depotenziate i territori”. 

Un esempio su tutti è il levante Savonese – continua -, dove non è previsto neppure un centesimo di investimento lasciando ancora una volta migliaia di cittadini senza servizi e attività socio sanitarie , (Varazze, Celle, e l’entroterra Sassello, Pontinvrea, Giusvalla, etc.). Questa terribile esperienza della Pandemia ha reso ancor più evidenti errori e scelte sbagliate della Regione Liguria e di Alisa in tema di sanità. Ciò vale, in particolare, per la nostra provincia”. 

Per questo è necessario che tutto il territorio, a partire dagli amministrazioni locali, indipendentemente dalle appartenenze politiche, si mobiliti per difendere la Sanità e la salute di tutti i cittadini. La manifestazione di ieri ha dimostrato quanto sbagliate siano le politiche sanitarie messe in campo dalla regione Liguria. È responsabilità di tutta l'Amministrazione regionale modificarle e migliorarle , nessuno escluso. Fanno sorridere e non serve a nessuno il comportamento di alcuni  consiglieri regionali o addirittura assessori regionali di maggioranza che denunciano le politiche sanitarie della regione Liguria quando governano proprio insieme a chi decide queste politiche”. 

Abbiamo visto addirittura sindaci e amministratori locali che sono stati folgorati sulla via di Damasco , anzi direi di Albenga , e hanno profondamente cambiato idee sull'utilità delle manifestazioni e sull'importanza di esserci quando si manifesta per una causa così fondamentale. Speriamo che non sia solo campagna elettorale”.

Lasciate da parte le questioni ‘partitiche’ , rimboccatevi le maniche e progettate insieme ai territori un diverso modello socio sanitario. È possibile”, conclude Andrea Pasa

Redzione

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