Attualità - 11 marzo 2022, 13:25

Viaggio della speranza in fuga dalla guerra: arrivano a Celle e Valleggia una quarantina di profughi ucraini (FOTO e VIDEO)

L'autista Tpl Cristian Mazza: "Vedere questi bambini, alcuni senza genitori, arrivare nelle stazioni di confine dall'Ucraina e non sapere dove andare guidati solo dalle assistenze locali, è stato straziante"

Sono arrivati intorno alle 10 a Celle e alle 10.45 a Valleggia da un viaggio della speranza, della paura, da un'Ucraina in ginocchio dagli attacchi sferrati dalla Russia, i 45 profughi ucraini scappati dalla guerra.

Ringraziano i loro angeli custodi, gli autisti di Tpl, Cristian Mazza, Roberto Panizza e Samuele Pessano insieme al mediatore culturale, volontario della Guinea Bubacar Cisse, partiti lunedì sera dalla chiesa del Sacro Cuore di Savona alla volta del confine tra Polonia e Ucraina per portare materiale di ogni tipo, dai medicinali ai generi alimentari e molto altro.

Nove si sono fermati a Celle, di cui due proseguiranno il loro viaggio per essere ospitati a Torino, 35 invece sono ospiti della casa di riposo della frazione di Quiliano, uno è stato lasciato a Savona per poi arrivare a Bologna. Nel frattempo durante il tragitto in 4, una mamma e tre figli, si sono fermati a Trieste.

Tanti i bambini giunti nel comune quilianese, la paura e la speranza allo stesso tempo nei loro occhi. Da oggi potranno riprovare a respirare un'aria nuova, però purtroppo con la mente e i ricordi a ciò che hanno vissuto.

"Il viaggio si è concluso nel migliore dei modi con le persone portate a destinazione, con strade anche un po' impervie, c'è stata infatti la neve e il gelo, siamo contenti però di aver portato a termine una missione a cui non avrei pensato neanche la sera prima di farne parte. Mi hanno telefonato la mattina dicendomi che c'era bisogno di fare un viaggio in Ucraina e non ci ho pensato due volte, quando si tratta di andare a salvare persone la mia sensibilità prevale" dice il 49enne autista Cristian Mazza.

"Vedere questi bambini, alcuni senza genitori, arrivare nelle stazioni di confine dall'Ucraina e non sapere dove andare guidati solo dalle assistenze locali è stato straziante. Quando poi arrivati a Cracovia dove abbiamo passato la seconda notte era tutta un'altra cosa, paragonabile ad una città normale" continua. 

"Loro non parlano quasi nessuno l'inglese e a volte si comunica anche solo con i gesti, arrivano da Zaporizhzhia, la città colpita dai bombardamenti della centrale nucleare. E li abbiamo accolti a Yaroslav, a 20 km dal confine dopo aver percorso chilometri a piedi" ha continuato il conducente di Tpl che con i colleghi e i profughi è partito giusto 24 ore fa dalla Polonia, 1700 km per raggiungere Savona.