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Attualità | 07 gennaio 2022, 11:16

Rientro a scuola, la voce di un insegnante: "Si arriverà presto ad una didattica mista di pessima qualità"

"Didattica in presenza incomparabilmente migliore ma di fronte ad un’emergenza di tale portata, con un tasso di positività che a scuole chiuse supera il 20%, due settimane di DAD avrebbero potuto evitare il caos"

Rientro a scuola, la voce di un insegnante: "Si arriverà presto ad una didattica mista di pessima qualità"

Per il riavvio delle lezioni in presenza, le posizioni nel mondo della scuola sono molto diversificate, come del resto nella stanza dei bottoni. C'è chi preme per un ritorno tra i banchi al 100 per cento. E c'è chi frena: in poche ore 2 mila dirigenti scolastici hanno sottoscritto un appello al premier Draghi, al ministro dell'Istruzione Bianchi e alle Regioni chiedendo marcia indietro, ritenendo siano meglio due settimane di didattica a distanza per tutti anziché lezioni miste. 

"Non si tratta di stare con o contro qualcuno ma di proporre soluzioni adeguate e rispettose non solo del diritto all’istruzione, ma anche del parimenti sacrosanto diritto alla salute dei lavoratori", afferma Mauro Brunetti, insegnante di scuola secondaria di primo grado.

"Se l’obiettivo del Governo fosse stato quello di mantenere la didattica in presenza ben altri avrebbero dovuto essere gli interventi strutturali nei confronti della scuola - prosegue - L’anno scorso con l’organico Covid è stato possibile attuare uno sdoppiamento delle classi che potevano godere così di spazi adeguati, oltre ad una didattica sicuramente migliore come qualità. Per l’anno corrente l’organico Covid è stato previsto in prima battuta solo sino al 31 dicembre e ora prorogato sino a marzo. Lo sa il Ministro Bianchi che un anno scolastico in presenza va da settembre a giugno? Quale programmazione è stata possibile in tal modo?". 

La disamina dell'insegnante prosegue: "Si è semplicemente pensato ad un sistema per tamponare le assenze senza poter programmare un vero distanziamento a lungo termine. Per arginare il problema si è persino consentito di andare in deroga alle distanze tra i banchi (la vecchia italica consuetudine: se aumenta l’inquinamento innalzo i limiti). Si era parlato poi della mascherina Ffp2 come dispositivo da utilizzare in classe. Anche questo cassato immediatamente, immagino per gli alti costi, se non per le scuole dell’infanzia. Se questa è necessaria per mezzi pubblici, cinema e teatri dove comunque esiste un ricambio abbastanza frequente del pubblico, mi chiedo perché non vi sia l’obbligo per le scuole, vero serbatoio virale oggi che la variante Omicron colpisce soprattutto i più giovani e docenti e alunni convivono in spazi ristretti per 6 ore al giorno".

Un'ultima riflessione poi sulla didattica a distanza. "Sono convinto - commenta Brunetti - che la didattica in presenza sia incomparabilmente migliore ma di fronte ad un’emergenza di tale portata, con un tasso di positività che a scuole chiuse supera il 20%, due settimane di DAD avrebbero potuto evitare un caos non probabile ma certo al rientro a scuola. Molti insegnanti saranno positivi, come il personale scolastico, molti avranno figli o coniugi positivi, come molti alunni. Si faticherà a coprire le classi, che non sarà possibile smistare; la sorveglianza degli spazi, la pulizia e la sanificazione (già oggi a rischio visto la scarsità degli organici di molte scuole) sarà a rischio".

"Si arriverà immancabilmente e molto presto ad una didattica mista di pessima qualità per l’ottusa pervicacia a perseguire una strada attualmente impercorribile, nonostante dalla scuola si sia levato chiaro un grido di allarme su quanto potrà accadere nei prossimi giorni", conclude l'insegnante. 

Redazione

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