Attualità - 04 gennaio 2022, 08:45

Fine della gestione associata tra le Polizie Riviera di Ponente. Criminologo Padovano: "Una straordinaria occasione per Albenga. Se perde questa ripartenza addio per sempre"

Dopo poco più di dieci anni si conclude la convenzione tra i tre comandi del comune ingauno, Finale e Loano

Dal primo gennaio 2022 cessa la convenzione che sanciva la gestione associata dei servizi di Polizia Locale tra i Comuni di Albenga, Finale Ligure e Loano.

Un servizio sorto poco più di dieci anni fa. Chiediamo un commento a Stefano Padovano, criminologo dell’Università di Genova e della Cattolica di Milano, nonché tecnico di riferimento delle politiche di sicurezza urbana in Italia, che conosce in profondità il territorio ligure.

"In generale, quando un’esperienza di polizia locale effettuata in forma consortile vede la conclusione non è mai una buona notizia. Dopodiché, non conoscendo le ragioni reali posso fare una considerazione generale. I fatti hanno dimostrato che il più delle volte queste convenzioni si interrompono a causa di incomprensioni o rivendicazioni tra i dirigenti di polizia locale dei Comuni che le hanno costituite. E’ un peccato, anche perché basterebbe poco per trovare la sintesi e raggiungere un accordo. Il punto è che oggi nel mondo del lavoro, come in altri contesti, riconoscere all’altro una parte delle ragioni per poi scendere a una mediazione, è tendenzialmente inteso come un atto di debolezza invece che un punto di forza. Ne segue che se un servizio associato ha lavorato bene, ma cessa di farlo, a farne le spese ne è prima di tutto la cittadinanza".

Ci spiega meglio cosa dovrebbe favorire la creazione di una gestione associata di polizia locale?

"Mi spiego, la legge regionale 31/2008 che disciplina ruoli, funzioni e organizzazione della polizia locale, regolamenta i servizi di gestione associata svolti da più Comandi. Con più precisione, è la Regione a promuovere la creazione e lo svolgimento di queste funzioni sul territorio. Il testo normativo, ampiamente discusso ed emendato in sede di comitato tecnico di polizia locale da Comandanti e rappresentanze sindacali, prevede lo svolgimento omogeneo dei servizi di polizia locale su criteri di adeguata copertura territoriale, eliminando dubbi o ambigue interpretazioni. Con riferimento all’articolo 5, il comma 1 insiste ribadendo che la Regione promuove la gestione associata per garantire tale svolgimento in modo omogeneo e coordinato sul territorio. Ora, capisce bene che da un lato, sulla scorta di un paradigma della sicurezza che per coordinare al meglio le attività ha bisogno di operare su territori contigui, la scelta di stravolgere la geografia sembrò ben più che una svista".

Che senso può avere snaturare l’importanza di uno strumento, già di per sé sofisticato come la gestione associata, partendo da una composizione territoriale a singhiozzo?

Ma soprattutto, in barba ai principi condivisi nelle proposte di legge nazionali sulle polizie locali e dopo il varo della legge regionale del 2008, come è pensabile attuare le pratiche della sicurezza integrata eludendo il lavoro di rete con gli altri interlocutori deputati? Penso ai distretti sociali di riferimento, per non parlare dei servizi sanitari, le dipendenze patologiche per il consumo di alcol e droga, ecc.

Quali conseguenze negative potrebbe comportare il venire meno di questa convenzione nei tre territori comunali?

"Attenzione, guai a fare confusione. Qui ci troviamo di fronte a un paradosso, nel quale proprio il Comune più grande sarà quello che da questo scioglimento, se saprà guardare oltre la punta del dito, ne potrà trarre il beneficio maggiore. Stando all’integrazione nel perimetro delle competenze distrettuali, qualunque esse siano, Finale e Loano lo sono già poiché, anche se su ambiti territoriali distinti, afferiscono entrambi al Distretto 5. Nel primo caso il contesto finalese è, in termini generali, un punto di eccellenza della Liguria di ponente, mentre Loano è guidata da una giunta sorta appena due mesi fa e quindi potenzialmente motivata a dare nuove prove di sé. A chi spetta una grande occasione di rilancio è Albenga. Una straordinaria possibilità di tradurre quanto terminato in un’opportunità per l’amministrazione comunale: sia per la giunta che la guida, sia per i dipendenti della pubblica amministrazione, e a ricaduta per la cittadinanza, spesso incline a ripiegare su sentimenti di velata disaffezione verso la propria città.

Al contrario, con le azioni previste dal Pnrr, la possibilità di tradurre i fenomeni di degrado e marginalità sociale in migliorie della sicurezza urbana presentano ad Albenga un’occasione unica da non perdere. E allora lasciamoci con degli esempi sulle opportunità che vede alla portata di Albenga. Guardi, evitiamo equivoci e ambiguità. Per creare le condizioni in cui chi è di Albenga sia motivato a rimanerci, e chi è di passaggio sia incentivato a tornarci, serve un progetto di messa in sicurezza della città, laddove con esso si comprendono tutte le azioni, gli sforzi, i progetti, che fanno parte di una programmazione (le ho detto programmazione, sottolinei questo termine) finalizzata ad innalzare la qualità della vita dei cittadini.

Quest’ultima si determina dalla combinazione di diversi indici di riferimento. Quelli che determinano la predisposizione di una città più sicura sono quelli che l’uno con l’altro, in forma complementare, implementano tutele normative e garanzie sociali. Se questo assunto non è condiviso il rischio è che Albenga perda un’altra opportunità di rilancio".

E cosa si può andare incontro in casi come questi?

"Alle sole risposte di tipo penale, che appunto da sole, empiricamente non possono bastare, mentre per rilanciare un tessuto urbano occorre un inquadramento tecnico che sia sociale, sanitario, urbanistico; in cui fare controllo, prevenzione, trattamento e rigenerazione. Tutto ciò sta nella portata di Albenga e dei territori del suo circondario, senza guardare ad operazione di bandiera e a soluzioni avveniristiche, a patto che ognuno lavori più per la città che solo per se stesso".