Ata avvia un procedimento di diffida contro il Comune in relazione alla discarica di Cima Montà e l'amministrazione affida ad un legale che ha già trattato in passato l'argomento, l'avvocato Corrado Mauceri, la tutela dell'ente nell'attività stragiudiziale.
Prima problematica da affrontare quindi per il neo sindaco Marco Russo, visto che lo scorso 20 settembre la società partecipata comunale, tramite l'invio di una posta certificata con la firma dell'amministratore unico Gianluca Tapparini, aveva deciso di diffidare il comune con lo scopo di adempiere al pagamento degli oneri di chiusura e gestione della discarica presente in località Cima Montà, inattiva dal 2007, assegnando il termine di 60 giorni per corrispondere la somma di 1.8 milioni di euro che sarebbe stata la cifra pagata dal 2009 e fino al 2018.
A questi si aggiungono i 5.8 milioni di euro che i savonesi stanno pagando come tassazione in più, l'1%, nelle rate della Tari. La decisione era stata presa tre anni fa dall'assessore al bilancio Silvano Montaldo che per salvare l'azienda dal fallimento e far partire il concordato preventivo (se Ata avesse dovuto accollarsi quella cifra probabilmente il curatore fallimentare non avrebbe accettato di dar via al concordato e l'azienda avrebbe chiuso i battenti) aveva deciso che la spesa di chiusura e gestione "post mortem" della discarica sarebbe andata a carico dei savonesi nella tassa sui rifiuti.
Il comune per il 2018 aveva già stanziato 125mila euro e per il 2019 invece da bilancio erano stati previsti 475mila euro. All'anno per 30 anni 186mila euro copriranno i lavori che Ata dovrà effettuare per la chiusura e la gestione.