Altro che boom di nascite durante il lockdown. Nei primi mesi in cui l'Italia si era trovata costretta in casa dalla pandemia, si era pensato che molte coppie avessero deciso di allargare la famiglia, e la sensazione era che ci fosse in atto una crescita demografica, forse dovuta al maggior tempo trascorso in casa.
Uno studio pubblicato su Public Health, condotto su Genova, Torino e Milano racconta un'altra realtà.
A realizzarlo sono stati i ricercatori del San Martino, e mostra come nel capoluogo ligure, tra novembre 2019 e gennaio 2020 le nascite siano scese del 12%, mentre a Torino e Milano il calo è stato del 33% e del 15%.
A Genova sono nati infatti 105 bambini in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre a Torino il calo delle nascite ha riguardato addirittura 536 gravidanze.
Gli autori dello studio affermano che per dare una risposta al perché di questo calo bisognerebbe approfondire le cause, ma un dato che salta all'occhio è che la diminuzione più marcata ha riguardato le due città, Milano, ma soprattutto Torino, dove le misure restrittive a causa della pandemia sono durate più a lungo.
Probabilmente, come spiega il dottor Carlo Terrone, avranno pesato l'incertezza economica e l'aumento della disoccupazione, ma non è da sottovalutare l'aspetto psicologico, "Disagio psicologico, ansia, frustrazione e noia possono non solo compromettere sociali attività, ma anche avere un impatto sul desiderio sessuale", osserva la dottoressa Francesca Ambrosini.
Un'altra possibile conseguenza del calo delle nascite è stata la riduzione della possibilità di incontri durante il lockdown che, "hanno ridotto le chance di incontro e quindi la frequenza dei rapporti, sia negli operatori sanitari che nella popolazione generale, riducendo quindi le possibilità di concepimento, oltre al timore, la paura di infettare il proprio partner nonostante tutti gli accorgimenti di prevenzione", spiegano la dottoressa Ambrosini e il collega Guglielmo Mantica.