Sanità - 23 agosto 2021, 16:30

Il professor Icardi: "Sulle controindicazioni al vaccino, occorre valutare caso per caso"

Intervista al direttore dell’Unità Operativa Igiene dell’Ospedale San Martino di Genova: “La terza dose? Ad alcuni soggetti potrebbe essere richiesta. Parliamo dei soggetti estremamente vulnerabili, che abbiamo vaccinato per primi perché hanno il sistema immunitario che non funziona benissimo”

“In Italia il Covid-19 ha provocato sinora oltre quattro milioni e mezzo di contagi e 129mila decessi. Io posso capire la paura rispetto al vaccino, e posso anche capire che non sia facile vincerla, ma di fronte a questi numeri lo dico chiaramente: bisogna avere più paura della malattia che non di una puntura”.

Ad affermarlo è Giancarlo Icardi, ordinario di Igiene Generale e Applicata alla Facoltà di Medicina dell’Università di Genova e direttore dell’Unità Operativa Igiene dell’Ospedale San Martino di Genova. Sin dall’inizio della pandemia, Icardi è sempre stato una delle voci più serie, più qualificate e anche più equilibrate: mai una polemica, mai una dichiarazione sopra le righe, il docente e medico genovese ha più volte difeso la scienza sulla base di dati empirici, senza mai scadere nel sensazionalismo e, anzi, cercando di mandare sempre messaggi rassicuranti, basandoli sulla concretezza.

Lo stesso continua a fare pure in questa intervista: “Aspettare settembre? Non ha senso. Chi dice di aspettare settembre, poi aspetterà anche ottobre e così via. Bisogna vincere la paura sulla base di un ragionamento che sia di tipo razionale. Il virus, se contratto in maniera importante, fa stare peggio, ma molto peggio, rispetto al vaccino”.

Professor Icardi, come valuta l’andamento della situazione? Si aspettava un’estate più tranquilla?

“Quando è insorta la variante Delta, che ormai è presente nel 95% dei casi, abbiamo capito che sarebbe stato inevitabile un aumento dei malati. Perché il virus è diventato maggiormente trasmissibile. È un dato non solo ligure, ma anche nazionale. L’unico aspetto positivo è che la Delta non è più ‘cattiva’ rispetto al virus delle origini, né rispetto a quando il virus circolava in maniera selvaggia. E in più, rispetto al passato, abbiamo lo strumento dei vaccini. Quindi la pandemia non è sparita, né è finita, ma è decisamente diventata più gestibile”.

Il sistema delle ospedalizzazioni sta tenendo?

“Per il momento sì. E questo anche perché un italiano su due è ormai completamente vaccinato e una gran parte di altre persone è in attesa della seconda dose. Quindi, in virtù di questo, è possibile non solo limitare le ospedalizzazioni, ma soprattutto l’accesso alle terapie intensive. Sappiamo che essere vaccinati non significa non essere contagiosi, ma se il virus circola in forma lieve, come ho detto prima, allora è certamente più gestibile”.

Non si parla più di immunità di gregge a settembre?

“Il quadro nel frattempo è variato. L’immunità di gregge è legata alla contagiosità del virus. Nel caso del morbillo, ad esempio, che è molto più contagioso del Sars-CoV-2, per parlare di immunità di gregge occorre un 95% di copertura vaccinale che sia costante. Questo virus che causa il Covid è meno contagioso, ma d’altra parte ci sono ancora diversi milioni di soggetti non vaccinati. Uno degli obiettivi da raggiungere è di andare avanti, passo dopo passo. C’è stata un’ottima risposta nelle scorse settimane da parte dei ragazzi, ma ora occorre che si decidano anche in quella fascia di over 50 che non si sono ancora sottoposti ad alcun trattamento”.

I grafici dimostrano che la stragrande maggioranza degli ospedalizzati o delle persone che finiscono in terapia intensiva, sono non vaccinati. Eppure, ci sono anche dei vaccinati, sia ricoverati in reparti normali, che in terapia intensiva: come mai?

“Nessuno ha mai detto che il vaccino è efficace al 100%. Ci sono alcuni casi in cui non funziona, ma parliamo comunque di una piccola minoranza. Io girerei il discorso al contrario: se la stragrande maggioranza dei ricoverati e delle persone che finiscono in terapia intensiva non è vaccinata, allora significa che i vaccini funzionano. Sarei molto più preoccupato se la percentuale fosse di cinquanta e cinquanta. Questa invece è un’altra dimostrazione che i vaccini funzionano. Se non altro, prevengono dalla malattia grave e dalla morte”.

Facciamo un po’ di ordine sulle esenzioni. Chi è che ne ha realmente diritto? Lei, che è un medico vaccinatore, quando e in quali casi può rilasciare un certificato?

“Occorre fare una distinzione: tra controindicazioni permanenti e controindicazioni temporanee. Le controindicazioni permanenti sono contenute in una circolare dell’Istituto Superiore di Sanità. Ad esempio, è controindicato per sempre chi abbia avuto gravi reazioni allergiche dopo la prima dose. In questo caso, si sconsiglia la seconda dose con lo stesso farmaco. Poi, ci sono i soggetti che hanno manifestato casi di trombosi o di perdita capillare. Quindi, ci sono le controindicazioni temporanee, e qui si valuta caso per caso: persone che abbiano contratto il virus nei mesi precedenti, persone che abbiano ricevuto una terapia con anticorpi monoclonali, persone che siano soggette ad altri farmaci in dosi elevate. È chiaro che, in tutti questi casi, viene analizzata la documentazione clinica, e poi si valuta se rinviare. Vanno esclusi, invece, tutti quei casi di false controindicazioni: come chi riferisce di essere asmatico, o di essere allergico a certi cibi, o chi è in gravidanza o allattamento”.

E con i pazienti oncologici, come ci si comporta?

“Anche qui, si valuta caso per caso, insieme ai medici dei centri da cui sono seguite queste persone. Ci sono momenti più o meno adatti per la vaccinazione, in soggetti sottoposti a radio o a chemioterapia, anche perché parliamo di trattamenti che indeboliscono il sistema immunitario. Non c’è, insomma, un protocollo generale, bensì una valutazione di persona in persona”.

Alcuni stati sono partiti con la terza dose. L’Italia come si comporterà?

“Ad alcuni soggetti potrebbe essere richiesta. Parliamo dei soggetti estremamente vulnerabili, che abbiamo vaccinato per primi perché hanno il sistema immunitario che non funziona benissimo. Sulla terza dose somministrata a tutti, invece, consiglierei di andare più cauti: i soggetti vaccinati con due dosi che non presentano particolari situazioni di rischio hanno un grado di protezione sufficiente”.

Ma quando si tornerà a una sorta di normalità?

“Solo continuando a vaccinare. L’auspicio è arrivare, in autunno inoltrato, a circa l’85 per cento dei liguri vaccinati”.

Alberto Bruzzone