Ha fatto il giro d’Italia (e anche oltre) l’immagine di un escursionista incauto in bermuda e scarpette in mezzo alla neve diretto sulla cima del Breithorn.
"Ma essere con i pantaloni corti a quasi quattromila metri in valle d’Aosta non è tanto differente rispetto a percorrere un sentiero in Liguria senza l’abbigliamento adatto, ad esempio con le infradito lungo i percorsi vicini al mare che sembrano facilmente percorribili (ma poi si rivelano magari improvvisamente scoscesi) oppure banalmente indossando anche una scarpa chiusa, ma con la suola liscia" dice Fabrizio Masella, presidente del Soccorso Alpino Liguria.
«Simili episodi sono accaduti nel passato e temiamo possano ripetersi in agosto, anche nel mese estivo per eccellenza – continua Masella - Purtroppo spesso si tende a sottovalutare quella che magari solo all’apparenza sembra essere una semplice passeggiata".
A questo proposito, già in questa prima parte di estate, il Soccorso Alpino è dovuto intervenire in un paio di occasioni per andare a recuperare escursionisti impossibilitati a continuare la camminata perché troppo stanchi.
"Questo accade perché raramente si fa una esatta valutazione del sentiero che si vuole percorrere in relazione alle proprie capacità – specifica - Questa, però, è solo la prima regola da osservare.
"È fondamentale, infatti, indossare un abbigliamento adatto: le calzature, come detto, sono fondamentali per evitare distorsioni alle caviglie o scivoloni pericolosi, ma anche un semplice cappellino è fortemente consigliato per evitare le botte di caldo. A questo proposito è sempre bene avere con sé una buona scorta d’acqua. Infine è importante raccontare sempre a qualcuno dove si ha intenzione di andare: questo permette di facilitare le ricerche in caso si verificasse un mancato rientro".
Il tema della scarsa attenzione degli escursionisti nell’affrontare un sentieri va spesso di pari passo con chi spinge per far pagare l’intervento a chi si è messo in difficoltà con le proprie mani a causa di negligenza.
"È un tema che ormai torna da anni – sottolinea Masella - Ed è un argomento delicato. Se, infatti, da un punto di vista morale sarebbe anche corretto far pagare i soccorsi, l’esperienza ci insegna che in alcuni casi si rischia di ottenere anche un effetto opposto. Ci sono stati casi in altre regioni d’Italia dove escursionisti incauti, che si erano trovati in difficoltà, sono arrivati al punto di rifiutare i soccorsi per non dover pagare. In un caso sul Monviso, proprio in seguito a questo rifiuto, si è verificata una tragedia. Personalmente io sono più per la sensibilizzazione delle persone. Per questo abbiamo iniziato anche ad andare nelle scuole, ad esempio a Savona, proprio per avviare i ragazzi, gli uomini e le donne del domani, alle buone pratiche dell’escursionismo.