I docenti precari che quest’anno hanno letteralmente retto la scuola pubblica statale sostituendo lavoratori e lavoratrici fragili, spesso con contratti Covid e Messe A Disposizione, non ricevono lo stipendio da maggio.
Gli ultimi cedolini su NoiPA risultano essere quelli di aprile. Significa che i docenti precari che hanno lavorato fino a giugno inoltrato devono percepire ancora due mesi di stipendio.
Contattando il Tesoro la risposta che si riceve è che gli stipendi risultano come “risorse in corso di assegnazione da parte del MIUR”, parallelamente i Sindacati dicono che “purtroppo è normale che i docenti precari ricevano lo stipendio con uno o due mesi di ritardo”. Il dato di fatto è che ci sono madri e padri di famiglia che devono pagare l’affitto e mantenere i figli, e quando devi pagare 600 euro al mese al padrone di casa non puoi mandargli una mail con scritto “risorse in corso di assegnazione da parte del MIUR”.
Anche se è sempre stata una “prassi” il pagamento in ritardo dei docenti precari è una “prassi” che deve finire. Ne va della qualità del lavoro, e della scuola pubblica statale, del rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici e del diritto alla professionalità dei docenti.
Nell’ultimo anno il governo si è riempito la bocca della parola “resilienza”, sarebbe forse il caso di intervenire in primis sulle questioni materiali (ad esempio pagando gli stipendi) e lasciare questi termini alla psicologia, senza strumentalizzarli per fini politici.