Il tempo stringe e il futuro dei lavoratori è in bilico. Questa mattina i lavoratori di Funivie hanno svolto un presidio sotto alla Prefettura di Savona prima dell’incontro dei rappresentanti sindacali con il Prefetto Antonio Cananà al quale parteciperanno in videoconferenza Regione, Provincia, i sindaci dei comuni di Savona e Cairo, Autorità di Sistema Portuale, il commissario straordinario, Unione Industriali e la società.
La scorsa settimana i sindacati avevano incontrato l’azienda che si era riunita con tutti i soci (Funivie, Italiana Coke e Pietro Chiesa) i quali avevano comunicato che attualmente il capitale sociale è di 900mila euro. Una cifra per il quale l’azienda potrebbe sopravvivere al massimo per i prossimi 4-5 mesi.
Al momento i lavori per la ricostruzione dei due piloni crollati a seguito dei danni di una frana causata dal maltempo del 2019, 4 milioni di intervento, sono fermi e il commissario che era stato indicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Roberto Ferrazza è andato in pensione, quindi si attende una nuova nomina che potrebbe allungare ulteriormente i tempi.
A maggio dovevano partire i lavori dopo l’affidamento ad una ditta specializzata e la linea per il trasporto del carbone dal porto di Savona ai parchi di Bragno poteva essere riattivata indicativamente intorno ad aprile del 2022, ma nel frattempo i proprietari dei terreni dove sarebbero partiti gli interventi, hanno firmato per l’esproprio tutti tranne due che non hanno accettato l’indennizzo.
I rappresentanti sindacali hanno quindi sollecitato un incontro al Mise e al Mit ma al momento non è stata data una risposta in merito al futuro della struttura.
“Stiamo arrivando agli sgoccioli, la nostra preoccupazione è di perdere questa storica azienda, il problema è che sono stati dati dei finanziamenti, ma questi soldi non si sa dove sono e non si capisce perché non si fanno gli interventi per ripristinare i pali che l’alluvione ha danneggiato. L’azienda che ci dice che i fondi non ci sono più ci preoccupano tantissimo, chiediamo un intervento al Prefetto, abbiamo chiesto e scritto a tutti i politici locali e al Ministero ma le risposte sono zero” ha spiegato Giovanni Mazziotta, Uiltrasporti.
“Se non si sblocca la situazione dovremo fare mobilitazioni più importanti. Il rischio è che venga messa l’azienda in liquidazione, il Ministero deve dare risposte immediate in merito alla restituzione della concessione - ha proseguito Fabrizio Castellani, Filt Cgil - abbiamo avuto un blocco sui lavori di ripristino e chiederemo ai sindaci di fare al più presto un ragionamento legato all’esproprio, dal momento della partenza dei lavori l’impianto potrebbe riprendere a funzionare fra 10 mesi”.
“Il 94 bis decretato con il Cura Italia ad aprile 2020, prevede la cassa integrazione esclusivamente per i lavoratori per un anno e noi ci siamo già mossi chiedendo alla Regione e al Ministero del Lavoro che gli ammortizzatori sociali possano essere prorogati” ha proseguito Castellani.
“La situazione è molto più grave di prima, ci sono quattro-cinque mesi di vita per questa azienda, la cassa integrazione finisce a novembre e nessuno ci ha garantito se andrà oltre, chiediamo al Prefetto che avvisi con urgenza il Ministero. Abbiamo bisogno di certezze, nessuno ci ha dato risposte da un anno e mezzo che ognuno si prenda le sue responsabilità e dicano cosa vogliamo fare di questo impianto. Ci sono 65 famiglie sempre in attesa di un futuro, abbiamo bisogno di risposte immediate” ha concluso Danilo Causa, Fit Cisl.
Sulla concessione (l’azienda l’ha restituita lo scorso gennaio 2020) invece bisognerà attendere la sentenza del Tar prevista per il prossimo 18 giugno.