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Attualità | 25 aprile 2021, 14:15

25 aprile, il Covid e la complicata similitudine con la Guerra. Bolla (Aned) e Ferrando (Isrec): "Tutt'altra cosa, ma per uscirne bisogna rifarsi alle battaglie del passato"

Chiacchierata con le presidenti dell'associazione ex deportati e dell'istituto storico della Resistenza: "Ai giovani chiediamo di conservarci la memoria, di studiare e approfondire la storia"

Un gruppo di partigiani festante alla liberazione di Genova nel 1945

Un gruppo di partigiani festante alla liberazione di Genova nel 1945

"Ci scontriamo con delle situazioni che in qualche modo diventano paragonabili non allo sterminio ma ad ignorare la vita degli uomini". 

"Ci sono delle affinità siamo di fronte ad un momento tragico, a contraddizioni che emergono con maggiore forza".

Queste le parole della presidente dell'Aned Savona Maria Bolla e dell'Isrec Savona Teresa Ferrando. Con loro abbiamo provato a trovare una difficile similitudine tra la guerra e la Resistenza e la lotta contro il Covid che anche in occasione di questo 25 aprile come lo scorso anno ha di fatto cancellato tutte le manifestazioni di piazza lasciando spazio al mondo del web per poter ricordare.

Maria Bolla, 88 anni, aveva 11 anni quando i nazisti avevano fatto irruzione in casa sua, distruggendo tutto e portando via sua madre e suo zio, con in contemporanea a Ferrania in fabbrica, il papà deportato in un sottocampo a Mauthausen.

"Io che ero bambina al tempo della guerra, posso dire che rispetto ad ora è tutt'altra cosa e dobbiamo ringraziare la scienza che è arrivata a trovare una soluzione. Non è l'aeroplano dei nazisti che lanciava le bombe sulle nostre case, il virus è una cosa che non si vede e purtroppo si sente se ci attacca, se riusciamo con i vaccini a bloccare i decessi bisogna essere grati a chi sta lavorando per metterci in sicurezza" ha spiegato la presidente dell'Aned.

"La pandemia è stata considerata una guerra ed è tale, per uscirne bisogna rifarsi alle battaglie del passato, che sono state sicuramente diverse e che hanno visto uomini e donne combattere uniti, bisogna tenere fermi i principi di allora, non sono discorsi così lontani" ha proseguito la presidente savonese dell'istituto storico per la Resistenza.

"Con pochi mezzi proviamo a fare cultura ai giovani dicendogli di conservarci la memoria, di aiutarci a farlo, di studiare, approfondire la storia, andare alle fonti e se hanno la fortuna di incontrare testimonianze dal vivo. I tempi sono cambiati, oggi abbiamo un grande problema che è questo delle migrazioni, dobbiamo comportarci come persone civili nei confronti di chi è più debole di noi per fare in modo che acquistino il senso della solidarietà da parte nostra" ha specificato Maria Bolla che si è soffermata anche nel ricordo delle vittime del naufragio al largo della Libia avvenuto nei giorni scorsi.

"Queste cose non devono accadere, noi figli dei deportati non pensavamo a questo tipo di società ricca di disuguaglianza, tutto ciò mi fa sentire una formica".

"Oggi emerge questa difficoltà che colpisce chi è già debole, la lotta si deve condurre in nome di chi ha costruito una società diversa e non siamo poi cosi lontani" ha detto Teresa Ferrando.

Un pensiero finale alle celebrazioni del 25 aprile, con la speranza che nel 2022 possano svolgersi nuovamente in presenza.

"Il contatto diretto è tutta un'altra cosa, siamo legati alla manifestazione del 24 aprile che ci univa e che ci manca ma non possiamo che accettare le regole e sperare che l'anno prossimo vada in un modo diverso, prendiamo atto che c'è una situazione al di sopra di noi - conclude la presidente dell'Isrec - facciamo la presentazione del libro "Storia della Resistenza" online collegandoci sul nostro sito, non è la stessa cosa ma è anche un modo per sottolineare che il nostro impegno non viene meno. Cerchiamo di sfruttare al meglio le tecnologie con l'impegno di tornare presto nelle scuole a parlare con i giovani per parlare di questa battaglia che non può essere mai dimenticata".

Luciano Parodi

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