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Attualità | 24 aprile 2021, 07:20

Il coprifuoco alle 22 allontana la ripresa del mondo dell'intrattenimento. Fasciolo: "Ad oggi ragioniamo solo su ipotesi"

Il presidente provinciale Silb: "I nostri competitor vivono sulle nostre disgrazie: non possiamo più permettercelo"

Il coprifuoco alle 22 allontana la ripresa del mondo dell'intrattenimento. Fasciolo: "Ad oggi ragioniamo solo su ipotesi"

Non vuole arrendersi il mondo dell'intrattenimento fermo, esclusa la parentesi della scorsa estate ma non per tutti, da ormai oltre un anno. Ma la "resistenza" del settore è messa sempre più a dura prova da una pandemia che rallenta a ritmi tutt'altro che incoraggianti e, di conseguenza, misure ancora troppo lontane da quelle necessarie per un ritorno a una "libertà" quanto meno simile all'estate dello scorso anno.

L'ultima di queste restrizioni, molto discussa anche in seno al Governo stesso, con la Lega e altre forze coinvolte nell'esecutivo parse insoddisfatte dal testo del DL in vigore da lunedì 26 aprile, quella relativa al coprifuoco confermato alle 22. Con la possibilità, almeno formale, che tale misura possa permanere anche fino al 31 luglio.

Una vera e propria doccia fredda per il settore, in particolar modo per le discoteche accompagnata per qualcuno da un briciolo di rassegnazione in un mondo dove la programmazione è fondamentale ed è necessario avere tempo per ripartire: "Per ripartire ci serve tempo - spiega Fabrizio Fasciolo, presidente provinciale Silb - Ad oggi tutti stiamo parlando di ciò che potremmo fare ma non c'è nulla di concreto. Chi ha anche uno stabilimento balneare collegato avendo come data quella del 15 maggio ha cominciato a prepararsi e disporre il locale".

Oltre alle più classiche necessità legate alla programmazione, in questo tempo di pandemia se n'è aggiunta una: "Ci sono questioni legate anche all'assunzione del personale, diventato un vero problema - aggiunge Fasciolo - molti per necessità di avere uno stipendio hanno cercato altri lavori".

Un'incertezza che mina fortemente una porzione consistente del comparto turismo e favorisce, inevitabilmente la concorrenza: "I nostri competitor vivono sulle nostre disgrazie e non possiamo più permettercelo. Non vorremmo poi che alcune regole venissero demandate alle singole Regioni trovandoci magari ad averne alcune più turistiche e con maggior voglia di rischiare e altre meno. Per non parlare poi, nei termini del paragone che potrebbe nascere spontaneo con la riviera romagnola, della viabilità: arrivare in Liguria è quasi una chimera".

Insomma, le prospettive per il settore rappresentato da Fasciolo non sono affatto confortanti, con già circa il 30% dei locali, si stima, pronti a chiudere definitivamente i battenti. Inevitabile quindi il richiamo alla politica: "I ristori della Regione Liguria approvati a dicembre nel savonese devono ancora arrivare - continua Fasciolo - diversa invece la situazione a Genova dove, con la Camera di Commercio, si è praticamente già riusciti ad erogarli tutti. Qui siamo abbastanza in ritardo".

Ma cosa ci si aspetta dunque dalle stanze dei bottoni? "Vorremmo che il Cts, o chi per lui, ragionasse con la realtà di tutti i giorni, perché la sensazione ad ogni promulgazione di un decreto è che chi li scrive non abbia la minima conoscenza terrena - conclude Fasciolo - Ora andiamo sempre più nella bella stagione, in giro vedo tanti che, dopo aver ordinato d'asporto, mangiano appoggiando il cibo su panchine mai pulite da nessuno. Vi sembra normale?".

Mattia Pastorino

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