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Attualità | 25 febbraio 2021, 07:10

Alassio, un anno fa il primo cluster di Coronavirus negli hotel Bel Sit e Al Mare

La scoperta del primo caso con una signora di Castiglione d'Adda: un momento che ha cambiato le nostre vite

Alassio, un anno fa il primo cluster di Coronavirus negli hotel Bel Sit e Al Mare

E' facile riavvolgere il nastro, perché da quel 25 febbraio dell'anno domini 2020 il mondo sembra come essersi quasi fermato, nell'immobilismo di quelle che da allora per il savonese e tutta la Liguria sono diventate parole dominanti nel nostro vocabolario.

Eppure in quel tiepido pomeriggio dove la primavera sembrava volersi prendere in anticipo il suo spazio, anche i colori caldi ma offuscati del tramonto sul mare decisamente agitato non cullavano gli animi di Alassio, ma facevano presagire che l'inverno era tutt'altro che finito. E non era solo una stagione, ma anche una sensazione, quella di un brivido freddo che percorreva le strette vie del budello e le passeggiate sulla costa: il coronavirus, il temuto Covid19 stava diventando una realtà più vicina di quanto si pensasse.

Un incubo lontano materializzatosi all'hotel Bel Sit e poi nel gemello Al Mare, già dalla sera di domenica 23 febbraio: una donna di 72 anni giunta nella prima metà del mese con una delle tante comitive lombarde e piemontesi per "svernare" in Riviera accusa sintomi influenzali e febbre alta. La prudenza e il fatto di essere residente a Castiglione d'Adda, Comune della "zona rossa" intorno a Codogno, dove qualche giorno prima fu accertato il primo caso di Covid, le consigliarono di presentarsi all'ospedale di Albenga. Trasportata al San Martino l'esito del tampone fu chiaro: positiva (leggi QUI).

Il via vai di curiosi, i capannelli di persone che forse avevano capito cosa stava succedendo senza tuttavia volerlo ammettere, e poi quell'ordinanza (leggi QUI) che suonò come la tromba dell'inizio della battaglia: alberghi isolati. Non si entra né si esce, ospiti ognuno nella propria camera (leggi QUI), il cibo distribuito dalla Protezione Civile, i circa 140 ospiti, molti dei quali anziani, abbandonati al loro destino in attesa di un protocollo di gestione che ancora non c'era e la tensione palpabile (leggi QUI) fino a quando quegli uomini e quelle donne che all'epoca sembravano astronauti, con quella divisa che oramai è emblema di guerra, coi bus della Croce Rossa hanno riportato a casa i turisti (leggi QUI e QUI).

Il resto della narrazione è ormai consegnato alla storia, con gli hotel primo presidio del virus nella nostra Riviera, da Laigueglia (leggi QUI) a Finale (leggi QUI) e i supermercati presi d'assalto dopo l'annuncio del "lockdown" (leggi QUI). Parola che come "cluster" è entrata a forza nel vocabolario della nuova quotidianità regolamentata dai Dpcm di quella che diventò in pochi giorni una pandemia. Le mascherine e il gel igienizzante fedeli compagni di una vita che ora si affida ad una campagna vaccinale che stenta a decollare per riprendersi tutto il tempo perduto.

Continuando a inseguire il prossimo focolaio, spaventati questa volta dalle varianti che ci fanno quasi sentire come in uno di quei film il cui finale annuncia l'inizio di un sequel, a rivederci tra un anno. Sperando che al "to be continued" si possa sostituire il tanto atteso "the end".

Mattia Pastorino

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