Attualità - 22 febbraio 2021, 12:06

Covid, dal governo ok al divieto di spostamento tra regioni fino al 27 marzo, in zona rossa niente visite ad amici e parenti

Nelle zone gialle e arancioni possibile, una sola volta al giorno, spostarsi verso un'altra abitazione privata in due persone al massimo, permane il coprifuoco alle 22: le misure in vigore

Il nuovo Dpcm, il primo che verrà firmato dal neo premier Mario Draghi, parte da un punto fermo: resta in vigore lo spostamento tra regioni fino al 27 marzo così come anche le norme sui movimenti tra piccoli Comuni e la regola che consente di andare a fare visita a parenti o amici massimo in due. Tra le novità del provvedimento, discusso stamani in Consiglio dei Ministri, c'è anche il blocco agli spostamenti in zona rossa verso le abitazioni private. Resta nelle zone gialle e arancioni la possibilità, una sola volta al giorno, di spostarsi verso un'altra abitazione privata, tra le 5 e le 22, in massimo due persone, con i figli minori di 14 anni. Questa possibilità non varrà più nelle aree rosse.

Questa misura dovrebbe entrare in vigore già da giovedì mentre tutte le altre, volte a contenere sull’intero territorio nazionale il contagio da covid-19, dovrebbero entrare in vigore dal 5 marzo; al di là dello stop continuato tra territorio regionali, sulle altre misure e restrizioni il Governo infatti, prende tempo e sceglie di avviare una serie di tavoli con le Regioni.

"Non è il momento di allentare le misure, non è il momento di superare il sistema delle fasce di rischio". Lo ha detto il Ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la riunione con tutti i presidenti di Regione e con la responsabile degli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini. Speranza quindi, continua a percorrere la linea rigorista e nell’Esecutivo non è l’unico. A preoccupare maggiormente gli esperti del comitato tecnico-scientifico sono le varianti del virus che stanno aumentando così come sta aumentando la diffusione sul territorio.

"Dobbiamo mettere a posto la governance - ha detto la ministra Gelmini - le Regioni devono essere maggiormente coinvolte nel processo decisionale. E ci deve essere più attenzione per i danni economici che la pandemia sta causando". L’approccio della Gelmini sposa in pieno le richieste avanzante nella  bozza unitaria presentata dal presidente della Conferenza Stato-Regioni, e dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. I governatori chiedono che i ristori per le aziende scattino automaticamente quando scattano le chiusure, chiunque le decida, che siano il governo centrale o gli enti locali. Poi viene chiesta una revisione dei parametri in base a cui si decidono le chiusure, più legati alla saturazione degli ospedali che all'indice di trasmissione; il superamento della divisione per fasce, cui tiene tra gli altri proprio Bonaccini, e una valutazione più accurata della possibilità di riaprire alcune attività, cinema, palestre, sebbene con protocolli rigidissimi. Anche i comuni spingono per riaprire i ristoranti la sera e chiedono un piano vaccinale di massa per il quale mettono a disposizione anche i palazzetti.

Il governatore ligure Giovanni Toti, insieme a Zaia, Giani e Tesei (per Veneto, Toscana, Umbria) ha chiesto al nuovo Governo più chiarezza e coinvolgimento. Coinvolgimento assicurato dal Ministro Gelmini e che viene auspicato in vista delle prossimi decisioni governative.  Sulla riapertura serale dei locali, come bar e ristoranti, il comitato tecnico-scientifico ha già fatto sapere che i rischi di "procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone", specificando però che "la scelta spetta al decisore politico". Sarà dunque compito del Governo valutare, entro la fine della settimana, se ci sono zone del Paese dove sia possibile pensare a una riapertura sia pur graduale di alcune attività, in base ai dati della curva epidemiologica.

Redazione