Politica - 18 febbraio 2021, 08:26

Un carcere nell’ex Acna di Cengio? Taricco (Pd) chiede lumi ai nuovi ministri Cartabia e Giovannini

Interrogazione del senatore Dem: "Sull’area ancora presenti 4 milioni di metri cubi di rifiuti tossici non smaltiti. Necessario monitorare bonifica e messa in sicurezza"

L'ex complesso industriale dell'Acna di Cengio

Chiarimenti in merito all’interesse che il Ministero della Giustizia e quello delle Infrastrutture avrebbero manifestato nei confronti del sito dismesso dell’ex Azienda Coloranti Nazionali e Affini (Acna) di Cengio, indicato come possibile sede del futuro carcere per la provincia di Savona, e la richiesta del massimo impegno e vigilanza nell’ultimazione della bonifica e nella completa messa in sicurezza di un complesso industriale sul quale sono ancora presenti 4 milioni di metri cubi di rifiuti tossici non smaltiti.

Sono le richieste che il senatore cuneese Mino Taricco (Pd) ha avanzato con l’interrogazione con la quale chiama in causa i nuovi responsabili dei due dicasteri –Marta Cartabia per la Giustizia ed Enrico Giovannini per le Infrastrutture – in merito alle ipotesi di riconversione circolate negli ultimi mesi in merito a parte dell’ex "fabbrica dei veleni", la cui area A2 sarebbe candidata a ospitare il nuovo carcere della provincia di Savona.

“A seguito della bonifica dell’intera area industriale – dichiara il parlamentare cuneese –, nella quale erano e ad ora ancora sono presenti 4 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi, la popolazione del territorio continua a richiedere garanzie sulla messa in sicurezza del sito, pur essendo ultimati gli interventi di confinamento e i conferimenti, per evitare anche che nuovi eventi climatici o alluvionali possano ingenerare nuove emergenze".

"Il tema – prosegue il senatore – è tornato di grandissima attualità soprattutto dopo che si sono concentrate sul sito attenzioni per un suo presunto riutilizzo, in ultimo a seguito dell’interesse da parte dei Ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture per un nuovo carcere sull’area A2 attualmente dismessa. In merito a detta ipotesi si sono espressi criticamente sia le associazioni impegnate in materia di tutela della salute e della salvaguardia ambientale, sia il Garante Regionale dei Detenuti, che ha ribadito criticità logistiche e strutturali dell’area”.

In conclusione, afferma Taricco, "abbiamo voluto sollecitare la massima attenzione soprattutto perché riteniamo sia necessario monitorare il processo di bonifica e di messa in sicurezza del sito, sia per chiarire l’effettiva natura dell’interesse da parte dei Ministeri competenti sull’oggettiva possibilità di realizzazione in Valle Bormida del nuovo carcere della provincia di Savona. È per questi motivi che abbiamo voluto sollecitare i Ministeri competenti a garantire il massimo impegno e la vigilanza nell’ultimazione degli interventi di bonifica e la completa messa in sicurezza del sito industriale, avendo cura in ogni caso di evitare qualunque destinazione che possa aggravare ulteriormente la già compromessa e delicata situazione ambientale della valle".

Redazione