La paura di essere lasciata sola e di non essere accettata costringeva Stella a dire sempre sì.
Questa dolce e mite principessina era amata da tutti, proprio per questo suo meraviglioso carattere, questa dedizione assoluta verso gli altri, quel suo modo gentile e rassicurante verso qualsiasi persona le chiedesse aiuto.
In questo regno lontano, dolce Stella viveva con il re suo padre. La mamma li aveva lasciati dopo lunga malattia, chiedendo al re rassicurazioni per la vita futura della sua amata figliola. Re Armogiglio soffrì così tanto che volle lasciare il vecchio castello per rifugiarsi con la sua principessina in un castellino situato in una tenuta poco lontano da lì.
Forse perché Stella vedeva la tristezza negli occhi del suo papà o forse perché era naturalmente dotata di una particolare capacità di cogliere ogni minima sfumatura dell'animo, ella sapeva esaudire ogni minimo bisogno, senza che questo venisse richiesto esplicitamente.
Così la sera, davanti al camino, quando vedeva lo sguardo triste del padre, Stella subito si preoccupava di portare letizia, raccontando come ella avesse trascorso il pomeriggio nel bosco e quali creature avesse incontrato oppure gli leggeva una fiaba.
Le giornate di Stella erano improntate sempre a far sì che il padre non fosse troppo triste: il papà era il suo pensiero costante.
Con il passare del tempo ella però divenne sempre più triste anche se al suo papà non lo mostrava; infatti Stella aveva sempre il sorriso sulle labbra e una carezza da donare.
Appena poteva, però, andava al ruscello che scorreva poco lontano e lì vi si accostava, lasciando che i pensieri fluissero con lo scorrere lento e costante dell'acqua. Quel ruscello raccoglieva tutti i suoi pensieri e anche tutte le sue lacrime. Stella trovava in quel luogo rifugio e conforto: lì parlava alla sua mamma, regina Vittoria. “Cara mamma perché mi hai lasciata? Mi sento sola e non so più che cosa fare per rendere meno triste il papà”. E mentre così parlava le lacrime sgorgavano copiose, cadendo nell'acqua del ruscello.
Un giorno, sfinita dal pianto, si addormentò sotto la quercia. La voce dell'acqua del ruscello così le parlò: “Cara Stella da tanto tempo, troppo tempo, ti vedo sconsolata qui accanto a me. La tua tristezza viene da lontano, dall'aver perso la tua mamma e viene anche da vicino dal vedere la tristezza del tuo papà. Questi forti legami ti portano sempre a dire sì, a non aver ancora imparato il no, a non aver ancora immaginato di provare a vivere la tua vita in modo diverso. Non hai ancora pensato alla tua strada, come se tu vivessi in catene, come se tu fossi ancora attaccata al cordone ombelicale, quel legame che offre sicurezza, ma che è necessario tagliare per poter proseguire il cammino. Tu sei così attaccata al papà e tu dici sempre di sì perché hai paura di perdere anche tuo papà! Tu devi trovare il modo per liberarti, altrimenti rischi di non imparare a pronunciare i “no” che a volte sono necessari.
Non posso più vederti così triste e allora voglio farti un regalo. Avvicinati, entra nell'acqua e cammina con me, faremo un viaggio e ti mostrerò il mondo”.
Stella accettò perché aveva fiducia nel “suo” ruscello e così si lasciò trasportare e, durante quel tragitto, vide cose mai viste fino ad allora: percorsi tranquilli, piccole cascatelle, percorsi più impetuosi ed altri agitati e, in ogni frangente, vide gli animali del bosco che sapevano far fronte ai disequilibri improvvisi senza troppa preoccupazione, ma con molta tenacia. Stella viaggiò dapprima con un po' di ansia e poi, pian piano con maggiore tranquillità. Infine arrivarono al lago e il ruscello parlò a Stella: “ Cara Stella, il mio viaggio termina qui. Questo grande lago raccoglie le acque di tanti ruscelli e così anche la mia acqua. Ora io, unendomi al lago, mi trasformo. Sono felice di aver viaggiato con te e felice di averti dato l'opportunità di guardare il mondo con i tuoi occhi, di averti consentito un viaggio senza la paura di lasciare il tuo papà. Sono certo che ora tu hai compreso tante cose e che sei pronta per volare serena. Questo è il mio regalo per te”.
Stella al risveglio ricordò questo magnifico sogno e vide che si era fatto tardi, infatti il giorno volgeva al tramonto. Corse a casa dal suo papà, senza avere la preoccupazione del suo essersi attardata e del doversi giustificare, ma con un senso di libertà e di benessere, con una sicurezza mai provata fino ad allora.
Da allora il suo vocabolario si arricchì non solo della parola “no”, ma anche di parole come “libertà”, “gioia”, “volo” e ….... tante altre ancora. Con esse arrivarono nuovi incontri, amicizie, viaggi, mantenendo sempre nel suo cuore mamma e papà: lui comprese e accettò il distacco dalla sua “bambina” e Stella iniziò una vita sicura, senza la paura di rimanere sola e nella certezza che i suoi “no” non l'avrebbero mai allontanata dall'amore del papà.
Tratto da: "Le fiabe per... andare sereni al nido e a scuola (un aiuto per grandi e piccini)", di Elvezia Benini, Giancarlo Malombra e Cecilia Malombra, collana "Le Comete", Franco Angeli Editore.
GLI AUTORI:
Elvezia Benini, psicologa, psicoterapeuta a orientamento junghiano, specialista in sand play therapy, consulente in ambito forense, già giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.
Cecilia Malombra, psicologa clinica, specializzanda in criminologia e scienze psicoforensi, relatrice in convegni specialistici per operatori forensi e socio-sanitari. Autrice di pubblicazioni a carattere scientifico.
Giancarlo Malombra, giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova sezione minori, già dirigente scolastico, professore di psicologia sociale. Autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.
Associazione Pietra Filosofale
L’Organizzazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante l’esercizio, in via esclusiva o principale, delle seguenti attività di interesse generale ex art. 5 del D. Lgs. 117/2017:
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i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;
k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;
In concreto l’associazione, già costituita di fatto dal 27 gennaio 2016 e che ha ideato e avviato il concorso letterario Pietra Filosofale di concerto con l'amministrazione comunale, intende proporsi come soggetto facilitatore, promuovendo e stimolando proposte di cultura, arte e spettacolo sul territorio, organizzazione di eventi culturali e/o festival, ideazione e promozione di iniziative culturali anche in ambito nazionale, costruzione, recupero e gestione di nuovi spazi adibiti a luoghi di Cultura Permanente, anche all’interno di siti oggetto di riqualificazione e/o trasformazione quali ad esempio l’ex Cantiere Navale di Pietra Ligure, come già attuato nel 2018 presso la Biblioteca Civica di Pietra Ligure, ove ha curato un percorso specifico di incontri dedicati alla salute e al benessere attraverso il progetto “Il sogno in cantiere": il sogno, in onore e ricordo del cantiere navale che un tempo a Pietra Ligure ha dato vita a tante navi che sono andate nel mondo, vuole ritrovare nel “Cantiere” il luogo di cultura permanente dove poter trascorrere un tempo dedicato al pensiero del cuore, per nutrire l'anima con letture, scrittura creativa, musica, conferenze, mostre.
La “Filosofia dell'associazione” è quella di ridare vita al "Cantiere" in una nuova forma e in un nuovo spazio, ma con lo stesso intento di progettare e costruire "mezzi" speciali, per poter viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare spazio e tempo migliori in cui vivere.
L'Associazione vuole favorire l'alchimia di differenti linguaggi, promuovendo spazi di arte, cultura e spettacolo, convogliando le energie nascoste, rintracciando il messaggio archetipico attraverso la narrazione, tentando di recuperare i meandri del proprio Sé, per creare momenti di incontro, scambio e ascolto e per gioire dell'Incanto della Vita. L'aspetto narrativo si è già concretizzato nel 2016 attraverso l'esperito Concorso letterario sulla fiaba; la fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare. L'intento è quindi quello di compiere il “varo” di un “Festivalincantiere” quale contenitore di numerose iniziative, in primis il recupero del concorso letterario sulla fiaba, per poter consentire di viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare uno spazio e un tempo migliori in cui vivere e per offrire al Comune l'ampliamento della propria visibilità culturale sia a livello locale sia nazionale e oltre.
«I luoghi hanno un'anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» scrive James Hillman
La triste verità è che la vera vita dell'uomo è dilacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro, che il bene sconfiggerà il male, o la gioia si affermerà sul dolore. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre: se così non fosse finirebbe la vita. (C.G.Jung, L'uomo e i suoi simboli)
Pedagogia della fiaba
La fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare e non come un competitor o peggio come un diverso stigmatizzabile in minus da omologare coercitivamente.
"L'aspetto linguistico così intenso ed evocante contesti e costrutti, spesso caduti nell'oblio, è il necessario contenitore, è la pelle del daimon che consente a ciascuno di riappropriarsi di conoscenza e di dignità, ricordando a tutti e a ognuno che l'ignoranza è la radice di tutti i mali". (Giancarlo Malombra in "Narrazione e luoghi. Per una nuova Intercultura", di Castellani e Malombra, Ed Franco Angeli).