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Attualità | 03 gennaio 2021, 10:00

La Fiaba della Domenica: "L'Orsetta più bella"

La monotonia della quotidianità in un villaggio di orsi

La Fiaba della Domenica: "L'Orsetta più bella"

Nel paese degli orsi bruni la vita, in verità, era un po’ monotona; sempre le stesse cose, la casa, la scuola per i più giovani, il lavoro per gli adulti, qualche settimana di ferie al lago dalle quali gli orsi ritornavano più stanchi di prima, emozioni poche o nessuna.

Le partite di calcio, un tempo seguite da quasi tutti gli orsi, non entusiasmavano più: si sapeva già prima chi vinceva e chi perdeva, così come nella box, nella pallavolo e così via.

Il passeggio domenicale sul corso principale del paese era divenuto anch’esso una vera noia: le solite chiacchiere, le solite maldicenze, i consueti sguardi di invidia o di complicità, ma sempre tutto più banale, più prevedibile.

Il sindaco Orsofasciato, tra uno sbadiglio e l’altro, tra una firma distratta e l’altra, meditava su come farsi rieleggere alle prossime e molto imminenti elezioni.

Pensava e ripensava, le solite cose!

Ad un tratto una lampadina gli si accese nella mente: se voleva essere rieletto doveva escogitare qualcosa di sensazionale che avrebbe risvegliato dal torpore i suoi concittadini!

Ma che cosa? Ormai avevano già inventato tutto, la sua moderna città era avvezza ormai a tutto, le persone possedevano o avevano visto tutto.

Che fare? L’idea geniale, un po’ tanto interessata, gliela diede suo figlio Orsodebosciato.

Un concorso femminile di bellezza! Da farsi ogni anno a Marzo! (ad Aprile c’erano le elezioni). Il sindaco esultò dalla gioia e abbracciò cotanto figlio: l’idea era eccezionale! Il concorso di bellezza avrebbe, ogni anno, entusiasmato i cittadini di Orsopoli e avrebbe garantito a lui, artefice, promotore e curatore dell’avvenimento, la prossima rielezione e molte altre in futuro.

Per premiare il figlio dell’eccellente idea, il sindaco lo promosse presidente della giuria selezionatrice e giudicatrice e gli comprò quell’auto nuova che da tempo chiedeva.

Dell’iniziativa fu fatta grande pubblicità, venne dato ampio risalto e giornali e televisioni di Orsopoli, ogni giorno, ne parlavano e ne attribuivano il merito al sindaco Orsofasciato.

I cittadini furono entusiasti dell’iniziativa. Il concorso era il tema preferito negli uffici, nei negozi, tra gli studenti, tra le casalinghe, persino al tribunale e all’ospedale!

In cuor suo ogni orsetta desiderava partecipare al concorso di bellezza: centri estetici, parrucchiere, solarium mai lavorarono così tanto e così intensamente!

Le orsette di Orsopoli si comprarono un’infinità di vestiti nuovi, per scoprire, a casa, che le loro mamme glieli avevano comprati anch’esse: jeans firmati, top audaci, vestiti da sera impalpabili, corsetteria e costumi da bagno di ogni foggia e colore sparirono in pochi giorni dai negozi di Orsopoli, così come sparirono creme depilatorie, solari senza sole, tinture per capelli, profumi e prodotti di bellezza in genere. In questo grande fermento, ogni orsetta sperava, meglio dire si convinceva, di vincere il concorso di bellezza o, almeno, di accedere al ristretto numero delle selezionate.

Inoltre, mamme, zie, nonne, fidanzati e parenti vari erano tutti così eccitati e servizievoli che era anche facile per le orsette convincersi.

Gli unici a “brontolare” e a scuotere il capo impotenti erano i papà orso che non volevano perdersi nessuna fase del concorso, purché non riguardasse la loro figlia.

Tra tutte le orsette che si preparavano alla selezione vi era anche Fragolina, una orsetta deliziosa che viveva con mamma e papà alla periferia di Orsopoli.

Fragolina era stata chiamata così perché quando era nata profumava di fragola e ora, più grande, conservava intatta questa naturale fragranza.

Fragolina era veramente bella, ma così bella che fin da piccola faceva voltare ogni persona che la incontrasse.

Era un sublime connubio di grazia, bellezza, femminilità, armonia veramente raro.

La sua mamma era convinta che Fragolina non avesse rivali al concorso di bellezza e aveva proprio ragione!

Fragolina, inoltre, era semplice, dolce e sensibile, tanto che lei avrebbe partecipato al concorso di bellezza per far felice la sua mamma, ma soprattutto per vincere un grosso premio in denaro messo a disposizione della vincitrice: i suoi genitori ne avevano proprio bisogno, il suo papà aveva perso il lavoro e la sua mamma faticava a mettere insieme due pasti al giorno!

Inutile dilungarsi sul fatto che Fragolina superò d’un balzo le selezioni: quando lei passava, con il suo muoversi naturalmente regale, si apriva la folla e tutti applaudivano.

Le altre orsette, rose dalla rabbia e dall’invidia, non avevano speranza, per belle o costruite che fossero!

Così Fragolina venne ammessa alla finale del concorso, insieme ad altre diciannove concorrenti. La finale sarebbe avvenuta da lì a un mese, proprio pochi giorni prima delle elezioni.

Orsofasciato e Orsodebosciato, per motivi diversi, erano gongolanti: il grande teatro mediatico era in moto, le emozioni erano al massimo, la gente non stava più nella pelle.

I parenti delle trecento e più orsette escluse, smaltita la rabbia, speravano che la loro pupilla fosse stata notata da qualche regista o pubblicitario; non parliamo poi dei parenti delle venti finaliste: erano in delirio, compresa la mamma di Fragolina!

Solo lei era tranquilla, vuoi perché ormai tutti, ma proprio tutti la davano per vincitrice, vuoi perché per lei il concorso era solo un modo di aiutare la sua famiglia.

Iniziò così il lungo, lunghissimo mese di attesa della finale: scommesse, illazioni, tentativi di influenzare la giuria; avveniva di tutto!

Le diciannove finaliste non stavano più nella pelle e passavano il tempo tra un salone di bellezza e un’intervista.

E Fragolina? Svenne, si riprese, le uscì il sangue dal naso, risvenne e fu portata all’ospedale!

Dopo un febbrile consulto tra i migliori medici di Orsopoli, ai genitori in trepidante attesa venne comunicata una terribile diagnosi: Fragolina era molto malata, rischiava di morire, aveva proprio una brutta malattia quella di cui il solo nome ci fa impallidire e ci turba.

Certo, forse poteva guarire, ma doveva sottoporsi a cure invasive, lunghe, dolorose e che avrebbero prodotto vari cambiamenti alla bellezza di Fragolina: tanto per cominciare avrebbe perso tutto il pelo che, poi, forse, un giorno sarebbe ricresciuto.

Addio concorso di bellezza, addio premio in denaro che avrebbe cambiato la condizione della famigliola di orsi, addio avvenire felice e radioso per l’orsetta!

La disperazione dei genitori di Fragolina era pari alla gioia delle altre finaliste!

La cura fu iniziata senza indugi: Fragolina dimagriva, deperiva, era ridotta quasi uno scheletro; della sua fulgida bellezza restava solo la luce degli occhi sempre buoni, dolci e vitali, persino la fragranza di fragola era sopita dall’odore chimico delle medicine!

Ma Fragolina aveva altre “frecce” al suo “arco”: dopo molti mesi (il concorso lo vinse tal anonima Spocchietta), l’orsetta cominciò a stare meglio, rifiorì, aumentò di peso e tornò bella come prima.

Tra la gioia immensa sua e dei suoi genitori, i medici dichiararono Fragolina guarita: ella, subito, ringraziò Dio e i medici stessi e poco dopo, con gioia, tornò a casa circondata dall’amore dei suoi genitori e dei suoi amici.

Certamente le medicine fecero il proprio corso, ma Fragolina si salvò perché seppe accettare la malattia, i cambiamenti da essa prodotti a pochi giorni dalla vincita sicura del concorso di bellezza che avrebbe cambiato la sua vita e quella della sua famiglia e perché si pose ella stessa come persona che rincuorava, giorno dopo giorno, ogni giorno, i suoi genitori affranti dal dolore, parlando loro dell’utilità della sofferenza nel disegno divino, dell’importanza della speranza e della forza che ci deriva dal guardarci dentro nei momenti peggiori della nostra vita per far emergere il meglio di sé.

Ah, dimenticavo! E il sindaco Orsofasciato? Venne rieletto una volta sola, perché la gente, ben presto, si stufò dei concorsi di bellezza!

Tratto da: "Le fiabe per... affrontare i distacchi della vita (un aiuto per grandi e piccini", di Elvezia Benini e Giancarlo Malombra, collana "Le Comete", Franco Angeli Editore. Con il patrocinio dell'Unicef. 

GLI AUTORI:

Elvezia Benini, psicologa, psicoterapeuta a orientamento junghiano, specialista in sand play therapy, consulente in ambito forense, già giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Cecilia Malombra, psicologa clinica, specializzanda in criminologia e scienze psicoforensi, relatrice in convegni specialistici per operatori forensi e socio-sanitari. Autrice di pubblicazioni a carattere scientifico.

Giancarlo Malombra, giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova sezione minori, già dirigente scolastico, professore di psicologia sociale. Autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Associazione Pietra Filosofale

L’Organizzazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante l’esercizio, in via esclusiva o principale, delle seguenti attività di interesse generale ex art. 5 del D. Lgs. 117/2017:

d) educazione, istruzione e formazione professionale, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché le attività culturali di interesse sociale con finalità educativa;

i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;

k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;

In concreto l’associazione, già costituita di fatto dal 27 gennaio 2016 e che ha ideato e avviato il concorso letterario Pietra Filosofale di concerto con l'amministrazione comunale, intende proporsi come soggetto facilitatore, promuovendo e stimolando proposte di cultura, arte e spettacolo sul territorio, organizzazione di eventi culturali e/o festival, ideazione e promozione di iniziative culturali anche in ambito nazionale, costruzione, recupero e gestione di nuovi spazi adibiti a luoghi di Cultura Permanente, anche all’interno di siti oggetto di riqualificazione e/o trasformazione quali ad esempio l’ex Cantiere Navale di Pietra Ligure, come già attuato nel 2018 presso la Biblioteca Civica di Pietra Ligure, ove ha curato un percorso specifico di incontri dedicati alla salute e al benessere attraverso il progetto Il sogno in cantiere": il sogno, in onore e ricordo del cantiere navale che un tempo a Pietra Ligure ha dato vita a tante navi che sono andate nel mondo, vuole ritrovare nel “Cantiere” il luogo di cultura permanente dove poter trascorrere un tempo dedicato al pensiero del cuore, per nutrire l'anima con letture, scrittura creativa, musica, conferenze, mostre.

La “Filosofia dell'associazione” è quella di ridare vita al "Cantiere" in una nuova forma e in un nuovo spazio, ma con lo stesso intento di progettare e costruire "mezzi" speciali, per poter viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare spazio e tempo migliori in cui vivere.

L'Associazione vuole favorire l'alchimia di differenti linguaggi, promuovendo spazi di arte, cultura e spettacolo, convogliando le energie nascoste, rintracciando il messaggio archetipico attraverso la narrazione, tentando di recuperare i meandri del proprio Sé, per creare momenti di incontro, scambio e ascolto e per gioire dell'Incanto della Vita. L'aspetto narrativo si è già concretizzato nel 2016 attraverso l'esperito Concorso letterario sulla fiaba; la fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare. L'intento è quindi quello di compiere il “varo” di un “Festivalincantiere” quale contenitore di numerose iniziative, in primis il recupero del concorso letterario sulla fiaba, per poter consentire di viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare uno spazio e un tempo migliori in cui vivere e per offrire al Comune l'ampliamento della propria visibilità culturale sia a livello locale sia nazionale e oltre.

«I luoghi hanno un'anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» scrive James Hillman

La triste verità è che la vera vita dell'uomo è dilacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro, che il bene sconfiggerà il male, o la gioia si affermerà sul dolore. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre: se così non fosse finirebbe la vita. (C.G.Jung, L'uomo e i suoi simboli)

Pedagogia della fiaba

La fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare e non come un competitor o peggio come un diverso stigmatizzabile in minus da omologare coercitivamente.

 

"L'aspetto linguistico così intenso ed evocante contesti e costrutti, spesso caduti nell'oblio, è il necessario contenitore, è la pelle del daimon che consente a ciascuno di riappropriarsi di conoscenza e di dignità, ricordando a tutti e a ognuno che l'ignoranza è la radice di tutti i mali". (Giancarlo Malombra in "Narrazione e luoghi. Per una nuova Intercultura", di Castellani e Malombra, Ed Franco Angeli). 

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